Basterebbe aprire quella porta, come Gerard nell’Andrea Chénier, per avere la dimensione di un popolo che soffre: chi è sotto, chi ci è scivolato e chi è proprio sul confine di quella riga fatale.
(voci lontane):
“La notte il giorno
Portiamo intorno il dolore;
Siam genti grame che di fame si muor.
Affamati, languenti, morenti
Noi cadiam sovra suoli infecondi”.
Gerard (il maggiordomo) appare alla testa di gente stracciata e languente e presenta ai signori aristocratici “Sua Grandezza la Miseria!”. (Dall’opera lirica Andrea Chénier)
Sono intere città, paesi e quartieri dove vive un’altra realtà. Non si vuol vedere; ci si volta dall’altra parte, oppure, nel migliore dei casi, si getta là un soldino per quella carità pelosa che mette la coscienza in pace e consente di immergersi di nuovo nel vortice del consumismo, dello spreco, nel tran tran del nostro logoro e caduco presente.
Eppure queste nuove città bussano alla porta, chiedono quell’aiuto, quell’ascolto, quella spinta che sarebbe necessaria, indispensabile per riemergere, per reinserirsi, per recuperare un pezzo di futuro, di prospettiva. Spesso le porte sono chiuse e sbarrate: tra una burocrazia furbesca e inefficiente e la mancanza di visione degli amministratori pubblici.
Quest’ultimi, nella maggioranza dei casi, non vogliono sporcarsi le mani né sforzare la testa per cercare di capire cosa sta accadendo nelle proprie città: ciò che più interessa sono le attività che danno immediatamente visibilità, che fanno felici i propri elettori, che soddisfino i propri clan. C’è una realtà, invece, che silenziosamente fa quello che altri dovrebbero o potrebbero fare: porge l’orecchio, apre la finestra, cerca di capire e fare entrare.
La Caritas è in prima linea in questa opera di ascolto, aiuto, promozione di percorsi di emancipazione. La crisi del modello economico finanziario turbocapitalistico ha prodotto un grande cumulo di macerie e sta consegnando ai giovani una drammatica eredità: un pianeta che sta implodendo, con la natura che rioccupa il suo spazio vendicandosi delle tante offese subite. La pandemia non ha fatto altro che aggravare e acuire tutte le contraddizioni precedenti, aggiungendovi un’altra buona quantità di sale e pepe e pure di peperoncino piccante.
I dati della Caritas Diocesana di Lucca sono inequivocabili. Nel rapporto Vicinissimi a portata di mano emerge una realtà tutt’altro che confortante: sono andati aumentando i nuclei familiari e le persone che non hanno il sufficiente per vivere, quelli che stentano ad avere una vita normale, quelli che sono al limite e arrancano.
Sono cresciuti gli italiani rispetto agli stranieri che stanno dentro a questo perimetro, sono cresciute le donne e i giovani. Ai Centri di Ascolto creati a livello provinciale dalla Caritas sono passate 1904 persone nel 2019 ma sono ancora aumentate durante il 2020 e il 2021.
I dati riportati nel rapporto sulla povertà portano alla ribalta una cruda realtà: gli italiani che si sono rivolti nel 2019 ai centri d’Ascolto della Caritas hanno superato per la prima volta gli stranieri e le donne sono in crescita. I Volontari della Caritas nella sola Viareggio sono circa 120 e la pandemia ha prodotto un ricambio al loro interno con tantissimi giovani che hanno sostituito le persone più anziane e a rischio. L’attività si è caratterizzata per capire innanzitutto la realtà della sofferenza e poi per prestare i primi aiuti anche attraverso il coinvolgimento attivo dei Servizi Sociali. Successivamente le iniziative si sono e si stanno incentrando sulla prevenzione per le famiglie che cominciano a manifestare difficoltà.
Comprendere le ragioni profonde dei meccanismi di impoverimento è fondamentale, infatti, per individuare i percorsi più idonei di sostegno, di sussidiarietà.
Con l’attivazione del progetto provinciale Ri—Uscire ci si propone di fare un ulteriore passo avanti: la creazione di una rete di solidarietà con precisi percorsi di reinserimento. E’ un progetto importante che ha preso avvio grazie alla costituzione di un Fondo Solidale per la Ripartenza alimentato da contributi e donazioni di privati, della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e da altri Istituti bancari, dell’Arcidiocesi di Lucca, dei Comuni e della Provincia di Lucca e da altre associazioni.
Il Fondo è gestito da Caritas/Fondo Vivere e le risorse vengono ripartite nelle aree della Piana di Lucca, della Garfagnana e della Versilia. Il progetto prevede l’utilizzo di tre opportunità che si articolano a seconda delle diversificate situazioni: un credito di solidarietà, un prestito di emergenza, e un aiuto di solidarietà. Gli strumenti che vengono utilizzati rispetto alle tre misure fondamentali vanno dall’accompagnamento e dall’esame delle difficoltà nei bilanci familiari all’attivazione di circuiti economici di solidarietà nel campo del riuso, dagli Empori al sostegno a piccoli negozi o all’avvio di attività artigianali o a produttori locali. Tutte le soluzioni si muovono nell’ottica di una economia di comunità, dell’ecosostenibilità, della reciprocità. Uno degli interventi primari è quello di fornire i generi di prima necessità a chi non ha le condizioni minime o a chi si trova improvvisamente in gravi difficoltà.
Ne parlo con Sabrina Fausto, la responsabile della Caritas di Viareggio, che mette in evidenza alcuni dei dati pubblicati nel Rapporto sulla Povertà: nel 2019 le persone aiutate dalla Caritas sono state in tutta la Provincia oltre cinquemila, interessando ben oltre mille e duecento famiglie. A Viareggio gli aiuti hanno riguardato 298 famiglie interessando direttamente 887 persone; a Massarosa sono state 35 famiglie e 150 persone, mentre a Camaiore 35 famiglie e 140 persone. Le interconnessioni e le sinergie con altri momenti di solidarietà sono attive anche se occasionali. Assieme alla Caritas operano: i Medici Volontari Versiliesi; i volontari della parrocchia di Torre del Lago che garantiscono i pranzi dal lunedì al sabato e coprono il pranzo domenicale presso la chiesetta di San Pietro; le parrocchie di Viareggio e Lido di Camaiore che a rotazione, anche grazie a un accordo con I Care che permette di recuperare i pasti non utilizzati nelle mense scolastiche, gestiscono la cena; l’Associazione Il Germoglio; i volontari di San Vincenzo; la Misericordia; la Croce Verde; l’Arci; il Cantiere Sociale del Varignano.
Queste realtà assieme a tante altre piccole associazioni concorrono, ciascuna con le proprie risorse, con i propri volontari e su aspetti specifici a fronteggiare la miseria e le fragilità. Sono stati attivati in diversi Comuni, come nel caso di Viareggio, tavoli specifici. Quello che sarebbe necessario è un coordinamento e un momento consultivo dove tutte le varie espressioni possano confrontarsi, attivando maggiori sinergie e l’individuazione di un progetto ed un programma complessivo. Non si parte da zero e un certo lavoro in questa direzione è stato avviato: esiste infatti un livello di coordinamento intercomunale, all’interno del quale la Caritas è coinvolta nel tavolo sulla marginalità. In Versilia, anche di fronte a questa emergenza, però, è molto forte la spinta a procedere con logiche angustamente comunali. Anche a livello di Diocesi c’è una divisione territoriale: quella di Lucca comprende Viareggio, Massarosa e Camaiore mentre Pietrasanta, Forte dei Marmi, Seravezza e Stazzema rientrano sotto quella di Pisa. Per superare le difficoltà di questa diversa articolazione territoriale le due Diocesi, tra loro, hanno attivato tavoli di confronto interterritoriali.
Tutto questo è importante ma rispetto alle dimensioni, articolazioni e all’estensione delle fragilità e della povertà si rende indispensabile un deciso passo in avanti: una strategia complessiva e programmi coordinati sia per il primo intervento, per l’attivazione dei percorsi di reinserimento, per un’adeguata dotazione di strutture e servizi nell’ambito territoriale e in formazione professionale. Chi prenderà l’iniziativa di convocare questo momento di confronto tra le varie realtà, di coordinamento e di comune progetto tra pubblico, privato, volontariato, cooperazione, terzo settore?
La Caritas ha aperto un Emporio di prima distribuzione a Torre del Lago e nel prossimo futuro l’obiettivo è di replicare aprendone uno simile a Viareggio. L’Emporio funziona mediante l’impegno di numerosi volontari che forniscono generi di prima necessità coordinandosi con i servizi sociali dell’Asl. Attraverso questa collaborazione vengono attribuiti dei punteggi a secondo dei nuclei familiari e delle singole situazioni che danno diritto ai generi alimentari. E’ un lavoro importantissimo, delicato che non è conosciuto adeguatamente ma costituisce un presidio fondamentale di primo intervento. Nel rapporto sulla povertà emerge chiaramente un dato : il sistema socio politico ed economico attuale genera e rafforza fenomeni di esclusione e di conclamata diseguaglianza; altrettanto precisa è la terapia che si individua come necessaria: ripensare il modo in cui si organizzano le nostre città, i circuiti economici che le animano e lo stato sociale che le sostiene: non si tratta più di mettere toppe e turaccioli o di riparare fenomeni transitori di difficoltà ma di ripensare profondamente le strutture e i processi del vivere insieme. Un altro problema è costituito dagli invisibili: persone che non esistono, non sono censite dall’anagrafe e per questo non hanno nessun diritto: né a lavorare, né ad una abitazione e neppure alle cure e alle medicine. Sono numerosi ma di loro non c’è traccia ufficiale.
Se però si va in piazza Piave, o alle Poste di via Garibaldi dopo una cert’ora, o davanti ai Piazzali delle Chiese di notte ci si accorge della loro esistenza e non sono pochi. Un dormitorio insufficiente c’è a Viareggio: Viareggio però, che comunque potrebbe fare molto di più, non può rispondere a tutte le esigenze se anche gli altri Comuni non concorrono adeguatamente. Si dovrebbe cercare di stabilire quanti sono, di censirli, di portare alla luce questo fenomeno utilizzando le norme delle leggi sull’anagrafe. In questi giorni il Comune di Viareggio ha affidato a una cooperativa il servizio Unità di strada, proprio per mappare il bisogno e provvedere intanto a un intervento di primissimo livello.
E’ un primo passo che per non rimanere isolato, parziale ed inefficace dovrebbe inserirsi in un programma preciso: strutture, coordinamento interventi, predisposizione di protocolli, coinvolgimento delle varie realtà, un sistema di welfare aggiornato, integrato e funzionante su scala versiliese. Ci vorrebbe, infatti, un grande impegno degli enti pubblici, dei servizi socio sanitari che allo stato dei fatti non esiste. Comunque Sabrina mi parla di un’altra importante iniziativa provinciale che è in corso, promossa dalla Caritas assieme a FarmaLucca, Ordine dei Farmacisti di Lucca, I Care e Farmacie Comunali Spa: Farmaco Sospeso. In molte farmacie si può fare una donazione che serve per l’acquisto e la distribuzione di farmaci per le famiglie che hanno esigenze di cura che non riescono a coprire ed anche per coloro che non esistendo all’anagrafe non possono accedere alle cure e alle medicine necessarie.
Ritorno sui tanti volontari della Caritas: uomini, donne, giovani che stanno sostenendo questi servizi e queste attività. Devono essere ringraziati, perché al pari di altri importanti servizi pubblici, sono una risorsa importantissima per le nostre comunità, per i nostri quartieri, per le nostre città: hanno deciso di impegnarsi direttamente, senza alcun tornaconto economico o personale, di dedicare parte del loro tempo “per ascoltare la voce di chi soffre e che a sé li chiama” per promuovere accoglienza, solidarietà recupero e riscatto.
Con alle spalle il messaggio fortissimo di papa Francesco si sono calati nella povertà, hanno cercato di capire che la fragilità di oggi, che si è vieppiù aggravata con la pandemia, è multidimensionale. Questo importante impegno sociale convive però con un’altra realtà: scopriamo, attraverso i dati di un’inchiesta pubblicati recentemente, che siamo di poco fuori dal podio, al quarto posto dei paesi del mondo per livello di avversione verso i migranti.
Tutto ciò ci chiama a riflettere sulle contraddizioni che vi sono nella società ed anche nelle stesse comunità di fedeli: tra chi sta in prima linea per garantire assistenza, sostegno solidarietà e misericordia e quelli che si accontentano della beneficienza, di seguire la liturgia ma poi di cadere nella tentazione del divano, della tv, delle paure, del rigetto della amalgama e della mescolanza, della repulsione nei confronti dell’altro, del diverso. E su questo piano c’è ancora molto, molto cammino da fare da parte di tutti: laici, cattolici e fedeli di altre religioni.
Niclo Vitelli( 1954) è stato Segretario della Federazione del Pci della Versilia,
Consigliere Comunale e Assessore a Viareggio, Presidente del Festival Pucciniano
negli anni Ottanta e ha fatto parte successivamente del Consiglio di Indirizzo della
Fondazione Festival Puccini di Torre del Lago, Capogruppo del Pci al Comune di
Seravezza e Consigliere dell’Associazione Intercomunale Versilia, Dirigente alle
Relazioni Industriali al Cantiere Navale Sec di Viareggio, responsabile del CTL di
Legacoop nella Provincia di Lucca, responsabile di Lega Pesca Toscana, responsabile
delle politiche concertative di Legacoop Toscana fino al Luglio 2019 e attualmente
ricopre l’incarico di Presidente del Comitato dei Garanti nazionale di Legacoop. Nel
1995 con Pezzini Editore ha pubblicato il Libro ‘C’eravamo tanto amati’, nel Luglio
del 2016 con Edizioni Clichy-Firenze Leonardo Edizioni ha pubblicato il libro ‘Un
bel dì vedremo-Il Festival di Giacomo Puccini. Cronaca di un’incompiuta’ e
nell’aprile 2021 con Cinquesensi Editore ha pubblicato il libro ‘Hop Frog Futuro
anteriore’. Vive a Piano di Conca nel Comune di Massarosa.