L’inserimento al nido è un argomento che spesso preoccupa molto le madri…e i padri… Di fatto ci si trova a fronteggiare una serie molto vasta di domande, per esempio: come farà, come faremo a separarci; accetterà le figure delle educatrici, riuscirà ad inserirsi nel gruppo, mangerà, riuscirà ad addormentarsi? Spesso diventa una decisione molto difficile da prendere, sicuramente dolorosa a livello psicologico per l’intero nucleo familiare. Ci si deve scontrare con quelle che sono le proprie ansie d’abbandono e con i timori del piccolo, i sensi di colpa “fanno a pugni” con il senso del dovere (gli obblighi lavorativi).
La mamma deve essere la prima a sentirsi pronta nel separarsi dal bambino affinchè lui possa accettare questa esperienza. Per questo viene spiegato alle mamme che per i primi giorni dovrà essere presente in sezione al fine di aiutare il piccolo a conoscere l’ambiente, le educatrici, i compagni. La separazione dovrà essere graduale e procederà sulla base delle reazioni del piccolo. Il momento del saluto non dovrà essere troppo lungo: una volta salutato e consegnato nelle braccia dell’educatrice, la mamma dovrà andarsene. Se sarà lei ad essere insicura anche il bimbo lo sarà. Se la mamma avrà fiducia anche il figlio potrà accettare la nuova situazione. Con questo non si vuole dire che, in fondo, questo momento sia semplice, tutt’altro. Come si diceva, la madre che DEVE tornare a lavorare e non ha altra scelta dovrà comunque elaborare questa separazione non priva di sentimenti contrastanti ed ambivalenti, anche se è bello pensare che una mamma DESIDERI tornare a lavorare e non lo debba fare solo per necessità. Questo però è un altro argomento di cui avremo modo di parlare in un’altra occasione.
Ogni bambino manifesta la fatica che accompagna l’inserimento con modalità diverse: c’è il bambino che sembra sereno, ma che poi si sveglia la notte. Piange e cerca la mamma: infatti il sonno è una vera e propria esperienza di separazione, in questo momento rivive l’esperienza di separazione legata all’ingresso al nido. Oppure c’è il bimbo che fatica ad addormentarsi come se temesse di perdere di nuovo la mamma nel momento in cui chiude gli occhi. Ci sono poi quei piccoli che manifestano la tensione dell’inserimento con un’eccessiva agitazione, irrequietezza, manifestando addirittura atteggiamenti ipercinetici per un certo periodo. E ancora ci sono quelli che prostrati si abbattono fisicamente ammalandosi quasi subito. Dobbiamo leggere questi comportamenti come l’espressione di un disagio che comunque accompagna qualsiasi adattamento ad una nuova situazione: ogni bambino ha i suoi tempi e le sue modalità di reazione e difesa. Sappiamo che è difficile pensare a queste reazioni come qualcosa di assolutamente “previsto e normale” ma vi assicuro che di fatto è proprio così…Lasciarsi condurre, prendere per mano, farsi aiutare, lasciarsi rassicurare è l’atteggiamento più giusto. Verbalizzate le vostre ansie, le vostre paure, le vostre preoccupazioni senza timore. Solo attraverso la condivisione e il dialogo si possono gestire tutte le emozioni che fanno parte di questo delicato momento: le vostre, quelle del vostro bambino…quelle dell’educatrice…
Che dire poi di quei bimbi che si lasciano andare a quei pianti violenti? In questo caso le mamme dovrebbero essere aiutate a comprenderne il significato: si sentono terribilmente in colpa quando “abbandonano” (questo sembra il vissuto più comune) il figlio in quello stato. Sarebbe forse meglio riflettere sul fatto che è un modo di esprimere la sua rabbia, ma che questo non significa che non ce la possa fare. Fa parte della crescita “perdere” delle cose per poterne acquisire di nuove (in tal caso il cammino verso l’autonomia). Tutte queste reazioni normalmente si verificano dopo qualche giorno di evidente entusiasmo nei confronti del nido, ma non appena il bambino avrà interiorizzato la situazione,allora sarà bene che palesi il suo disappunto!! Bisognerebbe invece preoccuparsi del contrario…
Sicuramente l’inserimento al nido è un momento importante, intenso e faticoso nella storia di una coppia madre-bambino, ma certo il riuscire a dare un senso ai propri vissuti aiutando il bambino ad entrare in contatto con i suoi (attraverso il gioco) consente di affrontare al meglio questa situazione.
Ecco alcuni semplici consigli:
• Collaborazione e fiducia tra genitori ed educatori: è molto importante che si crei un clima di fiducia e di rispetto reciproci perché il bambino percepisca positivamente le sue figure di riferimento, sia i genitori sia le educatrici. Se viene a mancare questa sicurezza, nel bambino si crea confusione e paura, e la permanenza al nido diventa fonte di sofferenza.
• Alcuni genitori (in particolare le mamme) vivono un senso di colpa nel lasciare il bambino al nido, anziché occuparsi personalmente di lui tutto il giorno. Questo senso di colpa però, se percepito dal bambino, alimenta e conferma la paura di abbandono del bambino stesso.
• Salutate sempre il bambino prima di uscire dalla sezione in modo tale che il bambino si abitui gradualmente al fatto che la mamma va via però poi ritorna e confortatelo verbalmente (è preferibile che almeno la prima settimana la persona che porta il bambino sia anche quella che lo va a riprendere).
• Non sostate troppo in sezione dopo aver consegnato il bambino all’educatrice e non tornate indietro dopo essere usciti perché ciò potrebbe provocare una nuova crisi nel bambino. Cercate di resistere anche alla tentazione di nascondervi dietro ad un vetro per sbirciare dentro ed evitate di sostare in giardino a parlare con altri genitori perché comunque i bambini vi vedono dalle vetrate. Se siete preoccupati e volete sapere come sta il vostro bambino oppure avete dimenticato di dire qualcosa all’educatrice, potete telefonare.
• Una crisi di pianto forte è normale che ci sia nel momento del distacco e in tutti i periodi di interruzione della frequenza (es. al rientro al nido dopo una malattia, dopo le vacanze). La crisi dell’inserimento potrebbe anche non manifestarsi subito ma dopo alcuni mesi. La frustrazione del distacco è una frustrazione “positiva” che serve al bambino per crescere (non abbiate paura di traumatizzarlo). Cercate di dimostrarvi sereni di fronte al bambino che piange perché il bambino avverte le vostre emozioni: se voi siete tranquilli, il bambino lo sente e si tranquillizza a sua volta.
• Cercate di non introdurre (per quanto possibile) altri cambiamenti importanti nella vita del bambino durante il periodo dell’inserimento; esempio: non togliete il ciuccio, potrebbe servire per consolare il bambino; non togliete il pannolino (a volte i bambini durante l’inserimento presentano delle momentanee regressioni che poi spariscono naturalmente quando il bambino è tranquillo); non togliete il seno perché l’allattamento al seno rappresenta per il bambino la possibilità di ristabilire un contatto con la persona “più importante” per lui nonché un modo per tranquillizzarsi e scaricare lo stress del distacco.
• Se il bambino ha un oggetto preferito che porta sempre con sé o che richiede più volte al giorno perché ha il “potere” di tranquillizzarlo (cosiddetto oggetto transizionale) portatelo al nido.
• Comunicate all’educatrice al mattino come sta il bambino e qualsiasi altra informazione che ritenete utile per la gestione del bambino durante il giorno. La comunicazione tuttavia deve essere veloce per tre diverse ragioni:
1. perché l’educatrice nel momento dell’accoglienza deve garantire anche la vigilanza sul gruppo di bambini già presenti in sezione;
2. per motivi di privacy: non è possibile parlare dei bambini in presenza di altri genitori;
3. è importante non parlare del bambino stesso in sua presenza, soprattutto se si deve parlare di qualcosa che preoccupa la famiglia.