La ricostruzione di una forza di sinistra e di un’alleanza di centrosinistra nella situazione attuale non può prescindere dal PD. Ma che partito è oggi il Pd? A livello locale esiste e non solo sulla carta un PD? Sarebbe sbagliato prendere oggi a riferimento i partiti di massa di novecentesca memoria. Tuttavia siamo alquanto lontani dalle migliori intenzioni che animarono diverse culture- comunista, laico socialista e cattolica- nella costruzione di un nuovo soggetto politico negli anni novanta e duemila. La fusione fu a freddo, ovvero al caldo di un caminetto dove ristretti vertici combinarono l’intesa per costituire il PD. Lo sviluppo successivo ha progressivamente sbiadito i contorni valoriali e ideali lasciando il passo alla scelta governo per il governo e a tutti i costi e ad un estenuante richiamo ideologico al senso di responsabilità.
Poi è arrivata Elly e si sono riaccese le speranze di un cambiamento che attualmente è ancora però da venire e senz’altro molto lontano dal concludersi. Ci sono segnali e scelte di maggior coerenza valoriale, un ri-ancoraggio ad una tradizione sociale e civile progressista, è vero, ma il percorso è tutt’altro che scontato e presenta notevoli problemi. Una marcata radicalità, ad esempio, rischia di indebolire la strategia di costruzione di un blocco di forze sociali ed economiche e quindi di alleanze, indispensabili per farlo diventare egemone nella società, attrattivo, coinvolgente e anche vincente nelle elezioni. Il secondo problema più rilevante è la costruzione del partito a livello diffuso, nei territori: su questo piano non è invece cambiato granché. In periferia a dirigere il partito sono gruppi autoreferenziali, deboli, figli della fase suprema dei giochi di potere delle componenti, incapaci di guidare la costruzione del partito nelle varie zone, di avere una visione e un progetto che sia in grado di coniugare le scelte ideali, politiche e programmatiche nazionali con le realtà articolate e stratificate delle periferie e dei centri medio piccoli. Gli iscritti non sono chiamati a partecipare, a diventare protagonisti, a prendere in mano il partito. Anzi i gruppi dirigenti temono questa invasione, questo protagonismo, non sono abituati al confronto, al fuoco della discussione e alla radicalità della decisione democratica.
Prendiamo ad esempio il Pd di Viareggio. Chi l’ha visto?A parte qualche comunicato stampa, qualche presentazione di libri, qualche incontro estivo, la presenza ad iniziative promosse da altri della delegazione dei tre- ‘siamo rimasti in tre’ cantava Modugno, tre somari e tre briganti sulla strada longa longa di Girgenti’– per il resto nessuno in città e nelle periferie si è accorto dell’esistenza del Pd. Il lavoro si svolge in gruppi ristretti che tremano ad ogni stormir di foglia, persino impauriti dalla propria ombra. Gli organismi dirigenti sono quelli pre- Elly con persone che non si fanno più vedere da anni nonostante l’ esiguo numero di riunioni; gruppi che si muovono autonomamente come vere e proprie correnti e invocano il ripristino dei rapporti con la maggioranza che governa il Comune. Maggioranza che ha sfiduciato la Vicesindaca Pd qualche anno fa con una semplice lettera di licenziamento del Sindaco, senza che nessuno della stessa coalizione aprisse una discussione o avesse il coraggio di dire ‘pio’. Così come una seria, ampia ed approfondita discussione e analisi di quello che era successo non si è aperta nel Pd: il plurimo commissariamento in pochi anni, la scelta di allearsi nel 2019 con la coalizione per Del Ghingaro Sindaco, il progetto, il programma e il vademecum dell’opposizione.
A Viareggio si stanno muovendo tutti in vista delle prossime elezioni comunali tranne il Pd, ad eccezion fatta di qualche riunione con i partiti e formazioni di sinistra. Il Pd ha un progetto per la città? Quali sono i punti qualificanti del progetto? Quando verranno definiti, quando e come si comincerà a discuterli con i propri iscritti e poi con i cittadini? Quando si promuoveranno iniziative di sensibilizzazione, di informazione, riunioni di quartiere, di caseggiato, quando si incontreranno le associazioni sociali e civili per illustrare e discutere di questi punti?
Chi l’ha visto il Pd di Viareggio? E sui temi su cui gli altri si muovono da tempo cosa si pensa e si dice? Asse di penetrazione o via del mare qual è l’opinione e quali le proposte? Pinete verde e ambiente? Quale turismo per il prossimo futuro, quali infrastrutture, quali innovazioni per prepararci a metà millennio? Su quale partecipazione e protagonismo dei cittadini puntare? Quale progetto per le attività culturali ed artistiche?
Il Sindaco Del Ghingaro che ama se stesso più di ogni altra cosa, dopo le oscillazioni del pendolo a destra e a sinistra per cercare sicuro ricovero e una ricollocazione con incarichi rilevanti per il futuro e dopo aver tastato un terreno disseminato di ordigni bellici (lui stesso ne ha prodotti e distribuiti a iosa) ora si sta muovendo con una diversa strategia: verificare la possibilità di un civismo toscano che si potrebbe presentare con una propria lista alle elezioni regionali per diventare poi stampella o sostegno della maggioranza che uscirà o addirittura per spingere qualche coalizione ad allargarsi al civismo alla Del Ghingaro. Quest’ultimo è tenace ed ha una non trascurabile abilità amministrativa e, quindi, non va certo sottovalutata questa sua recente idea. La sua esperienza a Viareggio si è mossa secondo la Gaberiana canzon ma cos’è la destra cos’è la sinistra o il più rozzo detto con la Francia o con la Spagna purchè si abbia una posizione di comando, un ruolo, un incarico di rilievo. E questa nuova strategia sedicente civica, si propone di riunificare i gruppi di quelle varie esperienze -invero assai diversificate, spesso contraddittorie sia nelle motivazioni, sia nei programmi e per le forze che le sostengono- su una prospettiva regionalista. Poter esercitare interdizione e condizionamento contando su un appoggio diffuso attraverso una coalizione che si richiama ad un generico civismo è ciò che si propone il Sindaco di Viareggio in scadenza di mandato. Operazione certamente ambiziosa e complessa ma l’unica strada per mantenere un ruolo e per incidere su programmi e sulle politiche regionali esercitando pure una certa sovraintendenza sui territori federati. Ma se le altre esperienze sono simili a quelle di Viareggio allora non è lontano dalla realtà il cosigliere regionale della Lega Baldini che ha affermato: “per lo più si tratta di aggregazioni guidate e sostenute da chi ha già fatto parte di un partito… Solo nei piccoli comuni l’esperienza civica mantiene connotati più veritieri… il civismo diventa una operazione più volta al pragmatismo, che al perseguimento dei valori che distinguono i partiti con chiarezza su programmi e propri rappresentanti…”
Comunque il Sindaco di Viareggio è al lavoro e il programma di interventi, di realizzazioni e di iniziative previste e annunciate per il fine legislatura, compreso il progetto per la nuova passeggiata, è molto articolato. Diventando una delle principali credenziali sia della strategia civica toscana sia per costituire una possibile e realistica prospettiva dei gruppi sostenitori dell’esperienza locale, difficilmente ricollocabili all’interno degli schieramenti dei partiti della destra e della sinistra, sono certo che ci lavorerà con grande impegno e sistematicità! Si muovono anche altri: Costagliola con Forza Italia, la Lega è attiva in consiglio comunale e regionale, le associazioni sociali e civili, i vari partiti di sinistra, il Cantiere Sociale del Varignano…
Ma chi l’ha visto il Pd di Viareggio? Abbiamo saputo che, dopo mesi e mesi in cui ci si è gingillati lavorando sottotraccia, per il 21 Gennaio è stata finalmente convocata un’assemblea degli iscritti di Viareggio per discutere del cantiere del centrosinistra a Viareggio. Il 21 Gennaio, centoquattro anni or sono a Livorno un gruppo di minoranza uscì rumorosamente dal teatro Goldoni dove si svolgeva il congresso e separandosi dal Partito Socialista al Teatro San Marco si costituì in PCd’Italia. L’Italia vide da subito il nuovo partito di Bordiga e poi di Gramsci, che continuerà a vederlo ancora meglio dopo la Liberazione , quello di Togliatti, di Longo e di Berlinguer. Sarebbe interessante-ma sappiamo già essere irrealistico- se in questa fortuita coincidenza di data si potesse miracolosamente innestare nel Dna dell’attuale gruppo dirigente del Pd viareggino – come se “…fossimo presi per incantamento, e messi in un vasel ch’ad ogni vento per mare andasse al voler nostro e mio’ – almeno un infinitesimo, un pico nano-nano di quel coraggio, di quella visione, di quella tenacia con la quale quel nucleo decise di farsi storia e di farsi trovare. Speriamo almeno che siano in grado di dire qualcosa e farsi vedere, di uscire finalmente dal sottoscala.
Una reale alternativa al modello dirigistico-verticistico- autoritario interpretato nella realtà locale nel corso di quasi un decennio di Amministrazioni Del Ghingaro e alla fuga nell’astensionismo sarebbe quella di riappropriarsi di una visione di futuro che nei momenti migliori la città è sempre riuscita a trovare impostando le traiettorie per crescita e sviluppo. Una di queste era la Bellezza ma non certamente quella evocata continuamente dal Del Ghingaro! Era la bellezza dell’originalità, della creatività, dell’esplosione della vita comune, dell’inventiva: il Carnevale, una articolata rete commerciale e artigianale, la costruzione navale, la marineria, la pesca, il turismo, la cura dell’arredo urbano e la pulizia al centro e in periferia, la passeggiata… Gli amministratori del tempo d’ora sono sempre più votati a sostenere iniziative-spettacolo di grande visibilità che impegnarsi a far vivere le tradizioni, a fare in modo che queste contribuiscano a formare quella visione di futuro originale e ad impedire che il vento della omologazione spiri più forte del nostro libeccio.
La passeggiata ormai è uguale a qualsiasi via centrale di passeggio di qualsiasi altra città: Alcott, Gutteridge, Tenezee, Calzedonia, Carpisa, Clayton, Yomamay… altre grandi e piccole catene; i Cinema e i Teatri , quelli dalle storiche tradizioni- Pea ed Ermete Zacconi ma più vicino nel tempo Europa Cinema …- sono chiusi da anni o aperti ma solo per ospitare megastore di abbigliamento. In questo scenario ci stanno bene le ciliegine, frutto di operazioni e accordi di monopolio: tra ente pubblico e galleristi per la posa di quelle statue con peperoncini o cocomeri o pomodori, di facce mezze vuote con lo sguardo inebetito e perso nel vuoto come quello di un consumatore seriale di internet, o cornici aperte per fare la foto turistica d’occasione. Magari sono anche di grande valore, forse anche belle per molti, ma con la Viareggio che è stata e con quella che dovrebbe essere non c’entrano proprio niente e non c’entrano niente neppure con le tradizioni: quelle artistiche, quelle culturali, e neppure con quelle democratiche che la città vanta a iosa.
I monopoli di fatto in città sono oggi all’ordine del giorno: quelli inaugurati con l’ingresso privilegiato di aziende private in società comunali “sine fine et sine competition”; quelli oggettivamente vigenti nel porto pure in regime di concessioni; la svendita del centro cittadino ad un privato per i prossimi 40 anni; la riduzione della concertazione, del confronto a pura formalità nel migliore dei casi. Ne siamo purtroppo consapevoli: per gli odierni amministratori il futuro della città consiste nell’esser più bravi a e nel sostenere l’omologazione, anche se non va sottovalutato questo ultimo programma amministrativo che sicuramente tenterà di recuperare una certa credibilità anche su questo versante.
Di tradizioni ideali e materiali ce ne sarebbero davvero di feconde: le nostre spiagge, il nostro mare , quel regno che ancora continua a mantenersi vivo come le pinete pure anch’esse però da anni sottoposte alla normalizzazione ed alla loro omologazione a parchi cittadini. Basti pensare che un autorevole assessore della città ha affermato che “…i pini non sono autoctoni e neppure adatti a un contesto densamente urbanizzato” ed è proprio per questa apodittica conclusione che si sono impegnati davvero molto sistematicamente nel tagliarli! Questa amministrazione potrà fare anche cose belle ma ha vinto purtroppo il trofeo internazionale, l’oscar d’oro delle oscenità: nell’anno del centenario della morte di Giacomo Puccini ha distrutto una piazza dai lineamenti architettonici e storici voluta, decisa e approvata dalla famiglia Puccini sostenuta da un importante e qualificato impegno internazionale: oggi un’anonima u Miami Beach, come ce ne sono e se ne vedono tante in tanti altri luoghi d’italia e nel mondo.
Ma il PD, quello di Viareggio, quello di Torre del lago, quello delle periferie Varignano e Migliarina Terminetto , quello del centro…. Chi l’ha visto? E dove va?
Chi fosse interessato alla ricerca potrà sempre chiedere notizie , tracce e informazioni al Segretario versiliese del Pd…. Auguri !
Parafrasando un vecchio detto: se non saranno rape saranno sicuramente… brocchi, broccoli, broccoletti, broccolini…. brocchini….
Niclo Vitelli( 1954) è stato Segretario della Federazione del Pci della Versilia,
Consigliere Comunale e Assessore a Viareggio, Presidente del Festival Pucciniano
negli anni Ottanta e ha fatto parte successivamente del Consiglio di Indirizzo della
Fondazione Festival Puccini di Torre del Lago, Capogruppo del Pci al Comune di
Seravezza e Consigliere dell’Associazione Intercomunale Versilia, Dirigente alle
Relazioni Industriali al Cantiere Navale Sec di Viareggio, responsabile del CTL di
Legacoop nella Provincia di Lucca, responsabile di Lega Pesca Toscana, responsabile
delle politiche concertative di Legacoop Toscana fino al Luglio 2019 e attualmente
ricopre l’incarico di Presidente del Comitato dei Garanti nazionale di Legacoop. Nel
1995 con Pezzini Editore ha pubblicato il Libro ‘C’eravamo tanto amati’, nel Luglio
del 2016 con Edizioni Clichy-Firenze Leonardo Edizioni ha pubblicato il libro ‘Un
bel dì vedremo-Il Festival di Giacomo Puccini. Cronaca di un’incompiuta’ e
nell’aprile 2021 con Cinquesensi Editore ha pubblicato il libro ‘Hop Frog Futuro
anteriore’. Vive a Piano di Conca nel Comune di Massarosa.