Sabato prossimo 7 dicembre alle ore 17 presso il Museo della Marineria in Lungo Canal Est a Viareggio assisteremo ad una performance originale: i professori Alessio Rovere dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Giovanni Scicchitano dell’Università degli Studi di Bari presenteranno “Il tesoro sommerso”, la leggendaria storia della nave Artiglio e dei suoi uomini tratto dal podcast “ Storie di Mare”. In quell’occasione verrà presentata in anteprima la nuova edizione in inglese del libro di Silvio Micheli “The Artiglio tells all” di Pezzini Editore a cura di Elizabeth Mac Donald- Università di Pisa.
A Viareggio mancano tante cose ma non certo l’inventiva e la fantasia né, d’altro canto, manca il coraggio dell’impegno, talora anche per missioni alquanto difficili e dall’esito non scontato in partenza. Nonostante il vento di una commercializzazione asfissiante e compulsiva che ha finito per diventare sostanza anziché mezzo, nonostante un impietoso processo di distruzione delle tradizioni a tutti i livelli e di una omologazione selvaggia che sembra essere il motore trainante delle società di oggi, nonostante tutto ciò a Viareggio c’è ancora chi resiste …anzi, qualcosa di più: chi cerca di tener vivo l’interesse per le tradizioni, per la storia della città e dei suoi più illustri concittadini.
In effetti circa trent’anni fa, quando la sensibilità delle istituzioni pubbliche e di tante realtà per così dire indigene- economiche, produttive ma anche associative- era certamente più viva, un gruppo di amici appassionati dette vita all’Associazione culturale I Palombari dell’Artiglio. Si partì con una importante mostra fotografica dedicata ai palombari con il relativo catalogo a cura dell’editore Mauro Baroni e con un contributo del Cantiere Codecasa. Poi, però, l’appetito crebbe e si arrivò a istituire prima e successivamente ad allestire ed aprire il Museo della Marineria ‘Alberto Gianni’: fu decisivo l’impegno dell’allora Amministrazione Comunale e dell’Assessore alla cultura la professoressa Vittoria Bertuccelli. Già in questi pochi nomi- palombari, Artiglio, Alberto Gianni- c’é un pezzo di storia locale.
Gianni continuò la tradizione marinara di famiglia e a sette anni si imbarcò per diventare un marinaio e poi palombaro: fu protagonista di imprese memorabili ma anche intelligente inventore. Si dedicò a trovare soluzioni più adeguate per rendere sicura l’attività di immersione ed emersione compresa la torretta butoscopica. Storia locale certo ma che divenne internazionale già all’epoca delle gesta eclatanti di quel gruppo di uomini. Ed in quella storia non possiamo non inserire il Cantiere Codecasa uno dei più antichi di Viareggio: in quel cantiere di Giovanbattista Codecasa, detto Tistino nel 1920 fu infatti impostata la costruzione di una imbarcazione di legno per le ricerche e i recuperi a mare ed oggi Fulvio Codecasa, imprenditore navale e suo nipote, non si è tirato indietro per sostenere economicamente le nuove iniziative della FondazioneArtiglio Europa .
Il Gianni si legò successivamente alla società di Recuperi SO.RI.MA. di Genova, per la quale operava l’imbarcazione Artiglio che fu protagonista tra le altre imprese dell’individuazione del relitto dell’Egipt nell’oceano Atlantico con il suo famoso carico d’oro. La storia dei palombari viareggini e del Gianni come scrive Silvio Micheli “è una storia di lavoro da inserire tra le più grandi che la civiltà operaia in ogni latitudine abbia mai annoverato: suggestiva ed eroica finché si vuole, drammatica fino al sacrificio con un tantino, forse, di favoloso e di romantico, ma senza incombenti destini, né miti”. Complice il periodo fascista i racconti o le pubblicazioni di quei recuperi furono ispirati più dai tesori, dall’oro e dall’esaltazione del Quaglia – fondatore, principale azionista e amministratore delegato della SO.RI.MA. – che non per rendere chiara , sempre per dirla con le parole del Micheli, “la forza, la costanza, la fiducia e l’intelligenza di quei lavoratori”. Quest’ultimi, per esempio, dopo aver recuperato il carico d’oro dell’Egypt di circa 12 miliardi di lire di allora ebbero in premio solo 6.412 lire e non tutti.
Quando l’Artiglio e i suoi marinai e palombari compivano missioni ritenute impossibili, comunque ad alto rischio e ad alto contenuto di ardimento- recupero di navi con tesori che per disgrazie o per gli effetti nefandi della guerra erano affondate nei mari e negli oceani- l’eco era talmente così forte che queste vicende divennero epopea. Erano raccontate sui moli dei porti e nelle case davanti ai focolari domestici, non solo a Viareggio ma in Italia e in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Argentina, in Francia, in Spagna in Portogallo etcc. Questi racconti sarebbero stati condannati ad una tradizione e trasmissione puramente orale se ad un certo punto uno scrittore viareggino, un antifascista e comunista che aveva una spiccata sensibilità per la semplicità della vita, per le persone reali, magari povere economicamente ma ricche di slanci e di una umanità vera, non avesse ricevuto dal profondo del proprio animo l’incipit di scrivere le cronache di quella imbarcazione e del suo equipaggio.
Silvio Micheli non faceva una grande impressione: leggendo il suo romanzo Pane Duro che vinse nel primo dopoguerra il prestigioso Premio Letterario Viareggio pareva uscito proprio da quelle pagine. Si vestiva con semplicità, esile, piuttosto impacciato a parlare in pubblico o nelle riunioni ed era un fumatore incallito. Eppure in quella semplicità stava incardinata una grande capacità narrativa, uno stile nuovo e realistico che fu tanto apprezzato tra gli altri da Cesare Pavese e Natalia Ginzburg. Era una semplicità, quella del Micheli, all’interno della quale cresceva e si alimentava invece un grande progetto di cambiamento, quella rivoluzione culturale e sociale che come propulsore aveva l’eguaglianza e la libertà.
Amava intensamente la sua città: avrebbe voluto che rimanesse fortemente ancorata alle sue più genuine tradizioni evitando di arrendersi al turismo in maniera incondizionata e poi di cedere l’anima e la sua comunità al Dio Cemento. Quelle cronache sull’epopea dell’Artiglio e dei suoi protagonisti, edite con il titolo “L’Artiglio ha confessato”, ebbero un secondo importante riconoscimento da parte della Giuria del Premio Letterario Viareggio. Un riconoscimento altrettanto importante gli venne dalla sua città per i tanti altri lavori tra cui “Una famiglia viareggina nei mari del mondo”. A Viareggio ci fu Francesco Bergamini e a seguire il suo giovane allievo Paolo Fornaciari che trasformarono il Centro Documentario Storico del Comune da luogo anonimo, da ripostiglio di scartoffie e documenti in un centro vitale di trasmissione delle tradizioni e della conoscenza della storia della città, che legarono il Centro ai quartieri e alle scuole e stimolando la ricerca e l’approfondimento ne fecero, in una parola, un centro attivo di cultura. Poi, però, questo impegno è andato via via perdendo questa spinta propulsiva e ai pur bravi impiegati che si sono alternati successivamente non gli si è più garantito sostegno e supporto adeguati: eppure di quei centri di cultura ce ne sarebbe bisogno come l’iniziativa della Fondazione Artiglio ci dimostra.
Da tempo “ …i ricchi …hanno cominciato a pestare le processioni di formiche, le lucertole i fiori e le piante con le ruote delle loro potenti automobili… – scriveva così molti anni or sono Silvio Micheli che rimaneva invece legato a “…qualcosa del mio paese dove si rispetta uno stecco piantato nella sabbia, qualcosa di semplice come l’animo …delle sue genti ma non molliamo.” E di questo motto del non mollare sono straconvinti quelli della Fondazione Artiglio protagonisti di una iniziativa davvero rivoluzionaria: la ristampa, ovvero una nuova edizione del libro di Silvio Micheli “L’Artiglio ha confessato” con la traduzione in inglese ad opera della professoressa Elizabeth Mac Donald. L’obiettivo è quello di far conoscere in tutto il mondo il coraggio di questo nucleo di eroi che furono i palombari viareggini. Il libro The Artiglio Tells All è uscito in questi giorni ed acquistabile su Amazon: nella copertina sotto il titolo si legge: “Finally the full and moving story of the divers whose skill and courage suscceeded in salvaging priceless treasures from the depths of ocean” ovvero “finalmente la storia completa e commovente dei subacquei che con la loro abilità e coraggio sono riusciti a recuperare tesori inestimabili dalle profondità dell’oceano”.
La Fondazione con il suo Presidente Sauro Sodini si è attivata per questo nuovo impegno editoriale contando sulla disponibilità, la condivisione e il consenso per la ristampa in inglese da parte dei familiari del Micheli a partire dal nipote Riccardo. La Fondazione ha inoltre programmato per il prossimo Gennaio un incontro con il Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo Da Vinci di Milano al fine di poter realizzare una mostra itinerante dedicata all’Artiglio e presentarla, in collaborazione con importanti musei europei ed internazionali in tanti altri paesi.
Tra i soci più attivi , prima della Associazione e oggi della Fondazione Artiglio, c’è sicuramente Valerio Matteucci: dalla lettura del libro del Micheli è stato affascinato a tal punto da diventare un prezioso volontario, impegnato nella realizzazione della prima mostra, nella costituzione del gruppo internet ‘The Artiglio’s divers’, ed oggi nella Fondazione per garantire la realizzazione, assieme a tanti altri volontari subacquei e appassionati di mare, di questo nuovo ambizioso programma e delle numerose iniziative previste.
Scrivono Sauro Sodini e Valerio Matteucci :“ ci voleva molto coraggio ad infilarsi in quei tubi di ferro, calarsi a 130 metri di profondità in un cratere di lamiere contorte, con pochissima visibilità, attaccati con un cavo ad una vecchia barca, malconcia, sballottati dalle onde oceaniche, bastava un piccolo errore, piazzare la carica esplosiva nel punto sbagliato della stanza del tesoro, e il lavoro di anni sarebbe stato vanificato… e che ad occuparsi della divulgazione di questo libro saranno proprio gli attuali sommozzatori, eredi dei vecchi palombari.
Quel coraggio condensato nello slogan Noi non molliamo dovrebbe diventare il passaparola di tutti i viareggini cominciando subito con la partecipazione all’iniziativa di Sabato prossimo e con l’acquisto di questo stupendo libro.
Libro che potrebbe essere utile persino nelle scuole per imparare a leggere la lingua inglese e a conoscere una storia davvero fuori dal comune e gli uomini che l’hanno scritta in mare. Qualche Provveditore potrebbe persino decidere di acquistare per le scuole medie della sua provincia l’edizione (magari scontata per l’occasione) seguendo, per non essere proprio del tutto fuori dai tempi moderni, una famosa impostazione delle promozioni commerciali: paghi uno per due scopi!
Niclo Vitelli( 1954) è stato Segretario della Federazione del Pci della Versilia,
Consigliere Comunale e Assessore a Viareggio, Presidente del Festival Pucciniano
negli anni Ottanta e ha fatto parte successivamente del Consiglio di Indirizzo della
Fondazione Festival Puccini di Torre del Lago, Capogruppo del Pci al Comune di
Seravezza e Consigliere dell’Associazione Intercomunale Versilia, Dirigente alle
Relazioni Industriali al Cantiere Navale Sec di Viareggio, responsabile del CTL di
Legacoop nella Provincia di Lucca, responsabile di Lega Pesca Toscana, responsabile
delle politiche concertative di Legacoop Toscana fino al Luglio 2019 e attualmente
ricopre l’incarico di Presidente del Comitato dei Garanti nazionale di Legacoop. Nel
1995 con Pezzini Editore ha pubblicato il Libro ‘C’eravamo tanto amati’, nel Luglio
del 2016 con Edizioni Clichy-Firenze Leonardo Edizioni ha pubblicato il libro ‘Un
bel dì vedremo-Il Festival di Giacomo Puccini. Cronaca di un’incompiuta’ e
nell’aprile 2021 con Cinquesensi Editore ha pubblicato il libro ‘Hop Frog Futuro
anteriore’. Vive a Piano di Conca nel Comune di Massarosa.