SICUREZZA NELLE NOSTRE CITTA’: “COMBATTERE IL CRIMINE E COMBATTERE LE CAUSE DEL CRIMINE”


Fernando Aramburu,  uno dei maggiori scrittori spagnoli contemporanei, alcuni giorni fa in una intervista evidenziava il rapporto tra episodi di violenza e criminalità ed il mondo dei social. Diceva Aramburu “qualcuno viene accoltellato in strada a Madrid, viene filmato e Madrid diventa immediatamente una città violenta. Non c’è più violenza che nel passato, è solo peggio documentata”. Vi è sicuramente del vero nelle riflessioni di Aramburu.


Pochi giorni fa, La Nazione pubblicava una ampia intervista al Prefetto di Lucca, Giusi Scaduto, che insieme a proposte concrete e condivisibili ( su cui tornerò) avanzava riflessioni non molto dissimili da quelle dello scrittore spagnolo.
Non siamo infatti nella situazione di inizio anni ottanta, quando a Viareggio ed in Versilia imperversava una vera e propria guerra di mafia, tra i clan Musumeci e Tancredi. Una guerra che produsse numerosi attentati e morti, tra cui un ragazzo di Viareggio che avrebbe potuto avere un futuro luminoso. Così come è ormai accertato che ad inizi anni novanta, trovarono rifugio, per alcuni mesi, in una villa a Forte dei Marmi, Matteo Messina Denaro ed altri boss mafiosi, tra cui i fratelli Graviano, dove delinearono la stagione delle stragi di mafia. Ricordo, per aver contribuito ad organizzarlo, che il Partito Democratico della Sinistra della Versilia, tra le sue prime iniziative pubbliche, sempre ad inizio anni novanta, promosse un convegno sulla sicurezza e la lotta alle infiltrazioni mafiose nel nostro territorio, a cui partecipò l’ allora Presidente della Commissione Antimafia, il senatore Gerardo Chiaromonte.

Le grandi organizzazioni criminali prosperano operando in silenzio, sottotraccia, sarebbe quindi importante analizzare, se in questi ultimi anni, anche approfittando della crisi economica, della difficoltà di varie imprese, vi sia stata una infiltrazione della malavita nel tessuto economico Versiliese con l’ acquisizione di attività commerciali e produttive.
Così come studiare il fenomeno dell’ usura. Temi su cui un prezioso lavoro svolgono le ragazze ed i ragazzi di Libera, con le loro iniziative, gestendo beni confiscati alle mafie e restituendoli ad un uso collettivo.
È evidente comunque, che diversi episodi di violenza e di criminalità verificatisi in questi mesi a Viareggio, hanno prodotto un allarme sociale nella cittadinanza.A seguito di questi preoccupanti ed in alcuni casi drammatici avvenimenti, alcuni esponenti politici e personaggi locali in cerca di facile visibilità, si stracciano le vesti, dipingendo la città come messa a fuoco dai barbari.
Non è cosi. Viareggio non è un’ isola felice, ma sicuramente siamo messi meglio di tante altre realtà, grazie anche al prezioso lavoro di presidio del territorio assicurato dalle forze dell’ordine.


Il tema così importante del diritto alla sicurezza diventa spesso solo elemento di polemica politica, ricerca del consenso facile. Porta consensi infatti fare proclami o la faccia cattiva e vendere ricette a buon mercato contro gli episodi di criminalità. La realtà è che da anni, quasi tutti i governi hanno tagliato risorse e mezzi alle forze dell’ordine. Per circa 20 anni, compreso oggi, la destra ha governato il Paese. E tolta la propaganda di facciata, quei governi sono quelli che più hanno tolto risorse sulla sicurezza, sul potenziamento delle forze dell’ordine. Si dimentica tutto rapidamente in questo Paese, ma basterebbe andare a rileggere gli articoli di qualche anno addietro, dove si denunciava, che durante i governi di centrodestra le forze dell’ordine avevano addirittura problemi a fare uscire le macchine, per mancanza di benzina.

Proprio giorni fa, il quotidiano La Repubblica in un  articolo dava ampio spazio alla denuncia dei sindacati di polizia, che da mille giorni aspettano il rinnovo del contratto.  Dichiara il rappresentante dei sindacati di polizia ” segnaliamo con preoccupazione che il contratto dei poliziotti italiani, così come quello dei carabinieri, finanzieri, penitenziari e militari è scaduto da ben mille giorni. Come poliziotti democratici siamo profondamente preoccupati dall’ atteggiamento di questa classe politica, che non solo non investe nuove risorse nella sicurezza, ma si limita a rispondere in modo demagogico e superficiale agli attuali problemi, adottando misure securitarie che non affrontano le reali necessità.

Il governo non sembra preoccuparsi delle carenze negli organici né della situazione contrattuale dei lavoratori delle forze dell’ordine “. Inoltre i sindacati denunciano anche la mancanza di personale” oltre tremila poliziotti persi ogni anno, e straordinari obbligatori pagati in ritardo”. Anche l’ ultimo decreto del governo Meloni, pomposamente chiamato Sicurezza, oltre ad alcuni aspetti preoccupanti per quanto riguarda la partecipazione democratica, invece di affrontare problemi reali, fa leva sulla paura, sulla promessa di più legge ed ordine, senza però mettere in campo nessuna politica seria e credibile.

La sinistra invece,  salvo lodevoli eccezioni, sembra troppe volte non ritenere il tema della sicurezza una delle priorità, sbagliando. Non si comprende questa reticenza. Perché non affrontando la richiesta di sicurezza che arriva da ampie parti della società si rendono anche più fragili le politiche di accoglienza ed integrazione, sempre più necessarie in un Paese come il nostro.
Sono e sarò sempre contro chi prospetta muri e porti chiusi. Penso che sia prioritario salvare in mare chi rischia di morire e che si debba dare una occasione di una vita migliore a chi fugge dalle guerre, dalla povertà, a chi cerca un futuro per i propri figli. Al tempo stesso, continuo a pensare che non può esservi tolleranza e vada assicurato alla giustizia, perché sia messo in condizioni di non nuocere, chi viene per delinquere e commettere atti criminosi. Qualsiasi sia il colore della sua pelle ed il suo passaporto. Su questo a sinistra, molte volte, vedo talvolta tentennamenti, imbarazzi. Quasi come essere rigorosi su questo versante, facesse venire meno le politiche di integrazione ed accoglienza.

È vero il contrario. Il diritto alla sicurezza, a poter circolare tranquillamente per strade, piazze per anziani, donne e bambini è un tema serio e reale che ha appunto bisogno non di demagogia, dei piazzisti della paura, ma di risposte concrete, serie, che tengano insieme solidarietà e diritti, tra cui anche quello a vivere sicuri. Non mi è mai piaciuto il termine microcriminalità, perché sembra si riferisca ad episodi minori, di poca importanza. Eppure non è così. Per l’ anziana che viene scippata o derubata nella propria abitazione, magari dei ricordi di una vita, di poco valore economico ma di grande valenza sentimentale, non si tratta di microcriminalità ma di un trauma profondo capace di cambiare in peggio la propria vita, di distruggerla. O il lavoratore o il giovane disoccupato che si trovano con  i vetri dell’ auto infranti o il motorino, unico mezzo di trasporto, rubato. E lo stesso vale per il commerciante, che si ritrova, più volte nel giro di pochi mesi la vetrata del negozio distrutta, la porta forzata. Con magari l’ autore del crimine rimesso subito in libertà dopo poche ore, pronto di nuovo ad entrare in azione. Così come la mamma che prova paura a portare i figli in un parco cittadino o nella pineta perché ci sono gli spacciatori e soggetti malintenzionati.

Tornando, alla intervista al Prefetto di Lucca, Giusi Scaduto, mi sembra interessante e condivisibile la proposta che avanza di ” un piano sicurezza per l’ intera area che da Viareggio arriva a Forte dei Marmi, passando per i comuni dell’ entroterra. Un’ azione condivisa che possa portare al territorio risorse ed organici aggiuntivi”. Continua il Prefetto “… dobbiamo cambiare paradigma e cominciare a ragionare in termini di area unica che in estate arriva ad avere una popolazione di 450.000 abitanti. E, aumentando la popolazione c’è un aumento fisiologico anche di coloro che arrivano qui per delinquere. Per questo è necessario chiedere risorse e dotazioni di organico superiori”. Mi sembra pienamente condivisibile il piano predisposto dal Prefetto.

Con un pizzico di polemica, mi viene da chiedere ai vari esponenti politici di rilievo del territorio, spesso degli stessi partiti di governo, perché gli organici delle forze dell’ordine nella stagione estiva, sono stati giustamente rinforzati in maniera considerevole sulla Riviera Adriatica ed in Versilia invece no, come denunciato da associazioni di categoria tra cui Confesercenti? In questi mesi in cui appunto nella nostra città, si è avvertita una forte preoccupazione per gli episodi di criminalità, mi ha particolarmente colpito il silenzio del Sindaco e dell’ amministrazione comunale. Eppure nella prima legislatura era stato nominato un assessore con la delega alla Sicurezza, ed in avvio della attuale legislatura lo stesso era stato nominato, con incarico retribuito, come consulente proprio sulla sicurezza. Non si capisce se poi gli sia stato impedito di svolgere tale ruolo o cosa sia accaduto ma di questo consulente si sono perse le tracce e nulla sappiamo dell’ attività svolta sulla materia.

Eppure l’ amministrazione comunale potrebbe e dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale, mettendo in campo numerosi strumenti. Da una diversa organizzazione dei servizi e della presenza sul territorio dei Vigili urbani, agli interventi per recuperare le aree degradate, potenziare l’ illuminazione pubblica, mettere in campo eventi nei luoghi dove si avvertono fenomeni di insicurezza. Non solo quindi ordine pubblico, ma socialità e partecipazione, lotta ad ogni forma di emarginazione. Possibile che in questa estate così calda, non solo per le temperature, al Sindaco non sia venuto in mente di convocare un incontro con le associazioni di categoria, il mondo del volontariato ( ed ovviamente le forze dell’ordine) per avviare un confronto, ragionare su iniziative e politiche da mettere in campo. La conferma che purtroppo  l’ attuale Sindaco, non concepisce la concertazione ed il confronto con le parti sociali e che non ritiene la partecipazione dei cittadini una priorità.
Ed è uno sbaglio.

Perché in questi mesi è emerso il fenomeno delle baby gang anche nella nostra città. Ho letto tempo fa una intervista dei sacerdoti della Chiesa del Varignano, dove sottolineavano che con fatica erano rimasti l’ unico luogo di aggregazione del quartiere. Eppure esiste una struttura come il Centro attrezzato Vasco Zappelli, lasciata sostanzialmente in abbandono quando potrebbe essere recuperata e tornare ad essere luogo di incontro, di socialità per i giovani del quartiere.
Il disagio di molti minori, non può essere affrontato come un problema di ordine pubblico ma appunto di socialità, di spazi aggregativi, di progetti e percorsi culturali, sportivi, musicali, di inclusione sociale.

Penso che la prossima amministrazione comunale, dovrà in qualche forma ridare vita a Comitati di Quartiere che riprendano l’ esperienza dei Consigli di Circoscrizione, per favorire la partecipazione dei cittadini e delle associazioni, per intervenire tempestivamente sulle problematiche che si avvertono nei quartieri, per dare risposte anche alla solitudine dei giovani e non solo. Così come condivisibile e da percorrere sicuramente è la proposta lanciata da Ciro Costagiola e dall’ ex comandante dei Carabinieri di Torre del Lago, Fulvio Starace, del Controllo di Vicinato. Una risposta di partecipazione democratica, a coloro che propugnano ronde,  che hanno un sapore sinistro, oltre a non capire  cosa dovrebbero fare aldilà dei roboanti annunci della loro costituzione.

L’ esperienza del Controllo del Vicinato è nata a partire da esperienze di Comuni amministrati dalla sinistra, come Modena ed altre realtà emiliane. Il Controllo del Vicinato è infatti uno strumento di prevenzione basato sulla partecipazione attiva dei cittadini attraverso un controllo informale della zona di residenza e la cooperazione con le forze di polizia con lo scopo di ridurre il verificarsi dei reati. Nel caso di Modena il Controllo del Vicinato è attivo sulla base di un Protocollo d’intesa sottoscritto con la Prefettura di Modena. Gli obiettivi alla base del Controllo del Vicinato sono:
Migliorare la Sicurezza pubblica e privata; Migliorare il senso di appartenenza e coesione sociale; favorire la collaborazione con le forze dell’ordine; scoraggiare le azioni di malintenzionati. I gruppi di Controllo del Vicinato vengono avviati dopo una riunione tra residenti del vicinato, con la costituzione di un gruppo e l’ individuazione di un coordinatore. Questo coordinatore si occuperà di gestire i contatti tra i componenti del gruppo, di tenere i rapporti con l’ amministrazione comunale, le forze dell’ordine e i coordinatori degli altri gruppi.

Tra le cose da evitare: fare gli eroi, organizzare ronde e pattugliamenti, intervenire direttamente. Vi è infine il ruolo che spetta al Comune, cioè realizzare incontri di presentazione alla cittadinanza del Controllo del Vicinato, ascoltare e valutare le proposte e richieste dei cittadini, mantenere i contatti con i coordinatori attraverso figure preposte, installare cartelli nelle zone in cui sono costituiti i gruppi di Controllo del Vicinato. Come  dice Jane Jacobs infatti, ” l’ ordine pubblico nelle strade e sui marciapiedi delle città non è mantenuto principalmente dalla polizia, per quanto questa possa essere necessaria: esso è mantenere da una complessa e quasi inconscia rete di controlli spontanei e di norme accettate e fatte osservare dagli abitanti stessi”.

Credo che sarebbe un passo importante se nella prossima campagna elettorale per il Sindaco di Viareggio,tutti i candidati si esprimessero a favore della costituzione dei gruppi di Controllo del Vicinato, sperimentando nuove ed efficaci sinergie tra Comune e cittadini per migliorare la vivibilità e la sicurezza urbana, attraverso la partecipazione, ed anche per la ricostituzione di Consigli di Quartiere con ruoli e poteri ben definiti. Sarebbe utile infine smetterla di utilizzare un tema così importante e delicato quale il diritto alla sicurezza, per polemiche politiche di bassa lega. La propaganda non ci porterà da nessuna parte e non migliorerà la condizione della città. Occorre agire su più livelli: il controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, il recupero delle aree degradate e degli spazi da rendere alla città da parte dell’ amministrazione comunale, politiche di integrazione e di lotta ad ogni forma di emarginazione affinché nessuno resti indietro e solo, percorsi partecipativi coinvolgendo le realtà associative di cui per fortuna la città è ricca. Per sintetizzare in uno slogan direi così ” combattere il crimine e combattere le cause del crimine”.

Alessandro Cerrai

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