Nella sonnolenta e stanca campagna elettorale in corso, nella quale la gran parte dei partiti si tengono alla larga dai cittadini e dall’affrontare i temi della loro vita quotidiana: la sanità pubblica sempre più indebolita, il lavoro spesso precario e povero, la crescita del degrado e dell’ insicurezza nel cuore anche di città come la nostra, succede che la Caritas presenti pubblicamente, in sala di rappresentanza del Comune di Viareggio, il rapporto sulle povertà 2024.
Spesso vediamo distrattamente riportati i dati della povertà nel nostro Paese.
Un fenomeno, in crescita, anno dopo anno, che riguarda ormai oltre 5 milioni e 600 mila persone, quasi un italiano su 10.
Purtroppo questi dati drammatici rischiano di scivolarci addosso, di pensare che non riguardano il nostro territorio, la realtà dove viviamo e che i fenomeni di emarginazione, di crescita di vecchie e nuove povertà riguardi solo le periferie delle grandi città o qualche area periferica e marginale del paese.
Il rapporto della Caritas ha , tra i tanti meriti, quello di riportarci con i piedi per terra. Di ricordarci che la povertà è tra noi, convive con le vetrine illuminate dei negozi della Passeggiata e con i lussuosi yacht ancorati nella Darsena.
Nel 2023 dice il rapporto ” i Centri di Ascolto Caritas distribuiti nel territorio provinciale hanno accolto 2.472 persone” un numero in aumento rispetto agli altri anni. Per la Caritas queste 2472 persone significano altrettanti nuclei familiari.
Continua il rapporto ” tutti i soggetti intercettati si trovano in una situazione di povertà assoluta. … Risulta vero a causa del permanere di molte difficoltà sul fronte del mercato del lavoro ( soprattutto per chi ha livelli di formazione bassi e svolge mansioni poco qualificate), per i rincari energetici e per l’ aumento dell’ inflazione. Da questo scenario per alcuni è derivato anche un aggravamento della situazione di svantaggio, con la conseguente cronicizzazione del disagio.
I nuclei familiari accompagnati dalla rete di aiuto Caritas sono caratterizzati dalla presenza di adulti under 65, giovani e bambini. Sono numerose le richieste di aiuto per fare fronte ai bisogni dei figli ampiamente presenti nei contesti familiari ( alimentazione, istruzione, cure mediche) . Ciò nonostante, se guardiamo ai dati degli ultimi 5 anni, si constata un peggioramento generalizzato delle condizioni di vita dell’ utenza che ha interessato anche le fasce più anziane della popolazione…
Le variabili chiave all’ interno dei percorsi di povertà continuano ad essere il livello di istruzione, la condizione occupazionale e la sistemazione abitativa. Si tratta di tre fronti di vulnerabilità che si influenzano reciprocamente e che spingono le persone in situazioni di povertà destinate a cronicizzarsi e ad essere tramandate di generazione in generazione ( i bambini che vivono in contesti familiari poveri oggi, hanno elevate probabilità di diventare gli adulti poveri di domani).
Le persone accolte presso i Centri di Ascolto della Versilia sono complessivamente 606 di queste circa la metà hanno alle spalle un percorso migratorio. I Centri di Ascolto più frequentati sono quelli di S.Giovanni Bosco, Camaiore, Torre del Lago e Varignano… In alcuni casi chi richiede aiuto proviene da contesti familiari caratterizzati da una o più forme di fragilità ( povertà transgenerazionale) , mentre in altri casi si tratta di persone che subiscono dei percorsi di rapido impoverimento provenendo da situazioni di relativa sicurezza economica. Questo solitamente avviene in seguito alla perdita del lavoro, oppure per una sua trasformazione radicale ( riduzione delle ore di lavoro e/o della retribuzione in seguito a un diverso inquadramento contrattuale).
Non sempre la presenza di una sola entrata economica è sufficiente per coprire tutte le spese legate ai bisogni fondamentali ( cibo, vestiario, spese per l’ istruzione dei figli, salute, canoni di locazione ecc) . Molte sono le richieste di aiuto che provengono da famiglie monogenitoriali , soprattutto quando l’adulto di riferimento è una donna”.
Tra le riflessioni fatte durante la presentazione del rapporto, mi ha colpito l’ affermazione che sempre più i poveri sono invisibili al resto della società. Probabilmente pesa la povertà, vissuta come una colpa, quindi da tenere nascosta. Una condizione per cui si prova umiliazione e vergogna. D’altronde vari esponenti del governo nazionale, professsano apertamente che essere poveri deriva dall’ incapacità e dalla mancanza di voglia di trovare un lavoro, di mettersi in gioco. E quindi davvero una colpa per chi si trova senza più reddito, cibo ed abitazione.
Tornando alle prossime elezioni europee, sono convinto che quei milioni di poveri a livello nazionale, le centinaia a livello versiliese, tutti queste donne ed uomini , diventati invisibili, faranno parte del gran numero di astensionisti all’ appuntamento elettorale.Non credo sia un caso che siano strettamente legate, aumento della povertà e la crescita di chi si rifugia nell’ astensionismo. Non è forse vero che si vota sempre meno soprattutto nei quartieri popolari e periferici, dove cresce l’ emarginazione, il degrado sociale e culturale? Perché quel pezzo di società che vive la povertà o avverte la paura di precipitarci, non trova più nessuna fiducia e speranza di cambiamento, pensa, non a torto, che salvo lodevoli eccezioni la politica non si occupi di loro, che sia ridotta ad una sorte di schermaglia tra i garantiti, tra chi può permetterselo.
Invertire rotta dovrebbe allora essere l’ impegno di chi si pone l’ obiettivo di ridurre le disuguaglianze, ridare centralità e prestigio al lavoro, combattere ogni forma di emarginazione. Ma non è facile, perché non bastano enunciazioni, vuol dire essere nei luoghi del disagio, mettere in campo politiche e scelte amministrative nette. Di classe, direi, per usare un termine che purtroppo abbiamo lasciato cadere nel dimenticatoio. Noi, non le classi dirigenti, il capitalismo selvaggio, che non a caso ha vinto in questi decenni. Come ha dichiarato, qualche anno fa, Warren Buffet, uno degli uomini più ricchi del pianeta, ” è in corso una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra e la sta vincendo “.
In questi giorni la ONG Oxfam, in vista del prossimo G7, ha avanzato una proposta. Quella di riscuotere lo 0,1% dei patrimoni dallo 0,1% più ricco della popolazione. In Italia porterebbe un gettito di 15,7 miliardi di euro che salirebbe a 23 miliardi, se ad essere tassato fosse lo 0,5% più ricco. Si tratta di solo 50.000 persone. Oxfam propone di dedicare tale gettito per potenziare la sanità pubblica, la scuola, contrastare il lavoro povero, per la messa in sicurezza del territorio.
Sarebbe una scelta forte, improntata alla giustizia sociale.
Perché allora la sinistra non fa propria questa proposta, ci costruisce una battaglia politica in Parlamento e nel Paese?
Non è questo il riformismo, l’ agire per battersi per migliorare le condizioni di vita di chi è rimasto indietro?
Come mai tanta titubanza al riguardo? Spaventa l’ accusa di essere tornati alla lotta di classe, quando appunto si tratta solo di sano e vero riformismo, dopo che per troppi anni molte riforme, annunciate in pompa magna, hanno prodotto meno diritti, meno tutele, un impoverimento per il mondo del lavoro, dei pensionati e dei giovani.
Consiglio di leggere e approfondire il rapporto della Caritas a chi fa politica, nei partiti nelle associazioni, nelle istituzioni. Di assumerlo come un faro nell’ iniziativa politica ed amministrativa, quello di partire sempre dagli ultimi, per creare le condizioni di un loro riscatto sociale.
Infine una nota di colore. Stranamente alla presentazione del rapporto della Caritas sulle povertà, in rappresentanza dell’ amministrazione comunale di Viareggio ha partecipato l’ assessore al Turismo e non quella al Sociale. Non sappiamo se avesse altri impegni l’ assessore al sociale, ma sicuramente si è trattata di una strana scelta. Così come una scelta strana, ma questa brutta e drammatica, è quella fatta dall’ amministrazione comunale di Viareggio, quasi in concomitanza con la presentazione del Rapporto sulla povertà, di cacciare fuori, alcuni cittadini in condizioni disagiate, dal luogo dove erano stati collocati da alcuni mesi, in attesa della ormai prossima ricollocazione nella struttura che li ospitava, danneggiata dagli eventi climatici, tempo fa.
Sfrattati, senza alcuna spiegazione, di punto in bianco. Costretti a dormire all’ aperto, senza nessun rispetto per la dignità di queste persone, trattate come oggetti da buttare. Amaramente dobbiamo allora constatare che l’amministrazione comunale di Viareggio, ospita giustamente nel Palazzo comunale la presentazione del rapporto Caritas sulla povertà, ma poi assume scelte che invece di combattere la povertà ,vanno nella direzione opposta, quella di combattere i poveri.
Servirebbe maggiore coerenza. Servirebbe dedicare risorse economiche ed umane, passione e spirito di servizio per affrontare le cause dell’ emarginazione, per costruire progetti di inclusione e partecipazione, con le realtà del volontariato, affinché nessuno venga lasciato indietro e solo, combattendo degrado e povertà.
Se non ora, quando?
di Alessandro Cerrai
Alessandro Cerrai nato a Viareggio il 17-03-62 e residente a Viareggio.