La decisione del Consiglio di Stato non lascia aperto nessuno spiraglio
Le concessioni demaniali sono «ormai scadute il 31 dicembre 2023» e i Comuni italiani devono «bandire immediatamente procedure di gara imparziali e trasparenti per l’assegnazione delle concessioni»: così il Consiglio di Stato con la sentenza della settima sezione, pubblicata ieri. Parole che non lasciano varchi, quelle dei giudici Roberto Chieppa (presidente) , Massimiliano Noccelli, Daniela Di Carlo, Raffaello Sestini, Sergio Zeuli.
Perché lungo le spiagge italiane c’è spazio solo per la messa a gara degli stabilimenti balneari «a prescindere dall’esame della questione della scarsità delle risorse», ovvero il lavoro concluso dal Governo al termine della scorsa estate. La questione scarsità o abbondanza delle risorse, scrivono ancora i giudici, «in ogni caso non risulta essere decisiva, in quanto – anche ove si ritenesse che la risorsa non sia scarsa – le procedure selettive sarebbero comunque imposte dall’articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in presenza di un interesse transfrontaliero certo e dal diritto nazionale anche in assenza di tale interesse».
Tornando alla scelta dei Comuni balneari, quelli della Versilia compresi, di avvalersi della cosiddetta “proroga tecnica” prevista dalla legge Draghi, il Consiglio di Stato è chiaro anche su questo tema: «Affinché possano legittimamente giovarsi di tale proroga tecnica senza violare o eludere il diritto dell’Unione e la stessa legge nazionale 118 del 2022, però, le autorità amministrative competenti – e, in particolare, quelle comunali – devono avere già indetto la procedura selettiva. O, comunque, avere deliberato di indirla in tempi brevissimi, emanando atti di indirizzo in tal senso e avviando senza indugio l’iter per la predisposizione dei bandi».
Relativamente alle azioni intraprese dai Comuni che hanno usufruito della “proroga tecnica”, come hanno fatto tutti quelli della Versilia, il Consiglio di Stato, nell’intento di fare la maggiore chiarezza possibile, aggiunge: «Sul piano logico, prima ancora che cronologico, disporre una proroga tecnica finalizzata alla conclusione di una procedura di gara che nemmeno sia stata avviata, quantomeno a livello programmatico, pur di fronte a vicende contenziose o a difficoltà legate all’espletamento della procedura stessa, nell’assenza, ad oggi, di un più volte auspicato riordino sistematico dell’intera materia, dove confluiscono e trovano composizione, come ha ricordato la Corte costituzionale, molteplici e rilevanti interessi, pubblici e privati». La sentenza, infine, non si sottrae neppure quando si tratta di affrontare due temi centrali della infinita vicenda balneari e applicazione della Direttiva Bolkestein: la proroga tutta italiana al 2033 (legge Centinaio) e la mappatura della risorse spiaggia, cavallo di battaglia del Governo Meloni nel complicato rapporto con l’Europa. «Non sussiste nessun presunto legittimo affidamento dei concessionari sulla proroga della concessione al 2033», si legge nella sentenza pubblicata ieri, «come ha chiarito la Corte di Giustizia europea. Né può ritenersi che l’applicazione del diritto europeo sarebbero soggetta alla preventiva condizione della cosiddetta mappatura a livello nazionale. Mentre è vero, al contrario, che le disposizioni nazionali che prevedono le proroghe, come detto, devono tutte immediatamente disapplicarsi». Nel tardo pomeriggio di ieri, appena diffuso il comunicato che il Consiglio di Stato ha ritenuto di redigere in merito alla propria sentenza, sono arrivate le prime reazioni della politica. «Cosa bisogna fare per far capire a Meloni che le spiagge vanno messe a gara? Cosa bisogna fare per far capire al Governo che la mappatura è una farsa e l’allungamento delle spiagge è una truffa agli italiani, ai contribuenti e all’Europa?» così le parole del segretario di “+Europa”, Riccardo Magi.
Mentre il deputato abruzzese del Partito democratico, Luciano D’Alfonso, in una nota diffusa, chiede: «Dopo questo ennesimo pronunciamento del Consiglio di Stato appare sempre più urgente l’indizione delle gare con l’individuazione di criteri ben definiti per consentire ai tanti operatori onesti di vedere riconosciuti l’avviamento della propria attività e gli investimenti fatti nella stessa».
Il Tirreno – Viareggio
Donatella Francesconi