LA CENTRALITA’ DEL LAVORO

Un patto tra governo imprenditori e sindacati, al momento molto difficile da realizzare viste le distanze delle organizzazioni sindacali con il governo e fra le stesse organizzazioni sindacali nazionali piu’ rappresentative. Solo volando ‘alto’ oltre interessi politici temporanei e particolari,  ma con obbiettivi di etica sociale sperabilmente condivisi si potrebbe realizzare una strada( se non unitaria almeno convergente) per creare nuova occupazione..

Se l’imprenditore deve essere dotato di competenza, rispetto dei lavoratori e delle istituzioni e coraggio il lavoratore  deve essere – come sosteneva giustamente Giorgio La Pira, il sindaco Santo di Firenze il cui pensiero sociale e’ ancora attuale- un coordinatore, un corresponsabile un soggetto, un protagonista e non un oggetto dell’economia reale. La Pira sosteneva e argomentava che ‘sia lo Stato come i privati devono spendersi in progetti finalizzati alla massima occupazione ed al soddisfacimento dei bisogni essenziali dell’uomo’. Creare occupazione infatti oltre che giusto e’ anche conveniente economicamente: la disoccupazione,in particolare giovanile,  e’ distruzione di capitale umano e di ricchezza. Il miracolo economico dell’Italia del dopoguerra fu dovuto  ad imprenditori , anche improvvisati ma che si prendevano cura del lavoro dei propri dipendenti e delle comunita’ facendo funzionare l’ascensore sociale e aprendo prospettive all’impegno delle delle giovani generazioni. In questo modo la societa’ oltre che l’economia sono avanzate.

Dalle crisi più o meno gravi,sostengono gli economisti piu’ avveduti, si esce con le virtu’ e l’impegno, con l’intelligenza e l’ottimismo della volonta’ di gramsciana memoria, non certo con la rassegnazione e la non partecipazione. Oggi pero’ con la situazione geopolitica mondiale in turbolente movimento: con la debolezza della domanda, l’inflazione, i bassi salari reali, gli alti tassi di interesse e i costi dell’energia lievitati, con i flussi migratori in atto  non controllati da  un piano di gestione rispettoso ed equilibrato  cresce la poverta’, per le disparita’ sociali e retributive e  l’ascensore sociale, che ha mosso lo sviluppo nei tempi migliori,  oggi pare inesorabilmente fermo al piano terra,creando disagi e una grave mancanza di prospettive per le classi sociali piu’ deboli.

Per l’effetto negativo sui tassi di interesse bancari elevati, l’inflazione che pure ora morde un po’ di meno e la dinamica negativa del commercio internazionale il PIL non cresce e per famiglie e imprese occorre un patto intelligente con la supervisione di chi ha il governo della ‘cosa pubblica’. Mario Draghi sostiene infatti che per un ruolo positivo della economia europea per una possibile ripresa e sviluppo anche in Italia occorrono la crescita del PIL e del PIL procapite delle popolazioni. Nel rapporto lavoro/economia il lavoro ha perso oggi la centralità e la flessibilita’ perche’ rischia di trasformarsi sempre di piu’pericolosamente in precarieta’ e perdita’ di dignita’ e di diritti, complice anche il tema dell’intelligenza artificiale.

I nostri governanti – a tutti i livelli – dovrebbero essere dotati di cultura, competenza e stile di guida, il futuro e’ gia’ arrivato e dovra’ essere ‘gestito’ con intelligenza umana e responsabile equilibrio che non pare molto sentito e praticato. Le preoccupazioni  degli ‘esperti’ infatti sono che, in questo quadro di riferimento, le macchine potrebbero sostituirsi all’uomo arrivando a prendere decisioni basate su algoritmi e non sull’etica con possibile stravolgimento degli equilibri nelle comunita’ e delle conquiste sociali acquisite dai singoli cittadini facendo fare un passo indietro anche alla democrazia sostanziale. Quindi il rischio potenziale, per le attuali professioni, deve essere valutato e ‘seguito’  da governo, parlamento e dalle parti sociali. 

Occorre agire  con grande attenzione per scongiurare le conquiste culturali e sociali acquisite e rispettare doverosamente la dignita’ dell’uomo e la sua coscienza evolutiva. Non bisogna mai avere paura dei cambiamenti – questo e’ l’insegnamento della nostra storia, anche economica, ma cogliere al meglio le opportunita’ e le sfide che si presentano avendo pero’ grande rispetto dei valori piu’ elevati che sono alla base di una convivenza realmente democratica, sanciti dalla nostra Costituzione repubblicana.

di Gianfranco Antognoli – ConCredito

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