GIACOMO PUCCINI: UN PROGETTO DEL TERRITORIO PER INNOVARE IL MODELLO DI TURISMO

DI NICLO VITELLI PUBBLICATO ANCHE SU TOSCANA TODAY

Giacomo Puccini è nel mondo con la sua musica, con il suo linguaggio, con la sua drammaturgia: l’interesse su Puccini in questo nuovo secolo non è scemato ma anzi si è accresciuto notevolmente, si è esteso a continenti a cui a mala pena fino a metà novecento si conosceva la sua esistenza.

Il Maestro lucchese può essere considerato un ambasciatore itinerante. Il problema è se i luoghi da lui prediletti abbaiano tutte le caratteristiche per proporre una sua esclusività e una compiutezza che non si potrà comunque mai trovare in nessun altro luogo: le caratteristiche ci sono ma non si è mai cercato o voluto metterle per così dire all’incasso. Sylvano Bussotti lo aveva capito quasi cinquant’anni or sono. Quell’ irradiamento del Festival a cui aveva pensato non solo non è proseguito ma per così dire è rimasto al palo.

Mentre il modello di turismo su cui si sono costruite le fortune di Viareggio e gran parte della Versilia sta progressivamente declinando sotto la sferza di un mondo che è cambiato e continua a cambiare profondamente: modelli , stili di vita, concezioni del tempo libero e dello svago si sono modificate ed oggi una tecnologia avvolgente collega in tempo reale miliardi di persone, penetra nei più remoti villaggi, apre possibilità enormi di conoscenza e di informazione, dinamizza ancor di più i tempi della vita moderna. Rimanere legati a modelli di mono-turismo che avevano una loro ragione d’essere 70 80 anni or sono significa legare il destino della città e dell’intero territorio ad un lento, inesorabile e progressivo decadimento. Il turismo a comparti stagni non può più essere la strada da intraprendere e neppure quella di estemporanei, discontinui, eclettici eventi che si appiccicano come una coccarda su una giacca sdrucita. 

Si tratta di approcciare a mio parere un modello multi-motivazionale, che possa rispondere in maniera adeguata ad un largo ventaglio di interessi e di attivare strumenti, professionalità e conoscenze che possano aiutarci a fare il salto di qualità. In questa gamma amplissima di interessi da programmare e pianificare può starci sicuramente Giacomo Puccini ed in posizione centrale e preminente. Un Puccini che va riscoperto e presentato, che può e deve emozionare, attrarre e coinvolgere. Già lo fa di per sé tutte le volte che una sua opera viene rappresentata ed è, non a caso, uno degli autori che tira le classifiche internazionali. Ma qui, nei suoi luoghi prediletti, per visitatori che non siano melomani o spettatori di teatri lirici, o turisti che decidono di passare una serata diversa delle loro vacanze versiliesi, una sua riproposizione peculiare potrebbe fare la differenza. Non si tratta solo di rappresentarlo, e lo si dovrebbe fare qua con una dimensione e con caratteristiche del tutto diverse da quello che succede ovunque: questo è un problema perché attualmente siamo molto distanti se non, come la Manon Lescaut, perduti nel deserto.

Certo ci vorrebbe un collegamento di sistema perché, cosa del tutto inusitata, nei suoi luoghi operano tre Fondazioni a lui dedicate: La fondazione Puccini di Lucca di proprietà del Comune, la Fondazione Festival Pucciniano di proprietà del Comune di Viareggio, la Fondazione Puccini di Simonetta a Torre del Lago. Ognuna di esse si muove senza tener conto delle altre! Poi c’è un importante Centro Studi Internazionale Pucciniano e un Teatro di tradizione a Lucca e altro ancora, tutto perfettamente chiuso nei propri ambiti, come in tante stanze a paratie stagne.

L’idea di fare sistema integrando le varie e diverse realtà in un serio programma di valorizzazione dei beni, dei musei, delle iniziative non è proprio considerata. Poi c’è sicuramente, fondamentalmente, il problema di convergere su come raccontare Puccini, su cosa raccontare del Maestro, su come creare delle scosse emozionali a partire dai suoi luoghi preferiti e quale Puccini si dovrebbe riscoprire.

Quindi non un evento estivo ma una serie di iniziative permanenti e durature durante tutto l’anno. Sicuramente un Puccini moderno, legato all’innovazione, all’utilizzo dei mezzi e della tecnologia. Puccini lo fu ai suoi tempi e la sua curiosità per la modernità e per le innovazioni lo trassero fuori dall’Italietta di allora e lo collegarono alle grandi trasformazioni europee ed internazionali, musicali e non. Del resto questa ansia per il futuro, questo desiderio di evasione verso il nuovo c’è ovunque tra le sue creazioni: lo ritroviamo in Manon, nella Mim di Bohéme in Tosca, nella Giorgetta del Tabarro, nella Magda della Rondine, in Lauretta nello Schicchi, nella Minnie della Fanciulla del West. L’amore è una leva fondamentale, un filo rosso presente pressoché totalmente nei suoi lavori. E’ l’amore disperato che non ha possibilità di compiersi che con la morte: per questo è tormentato ma è il solo che muove grandi passioni, che tramuta piccole, modeste e povere donne in personaggi capaci di cose travolgenti fino all’epilogo dello sciogliersi di un cuore di ghiaccio e terribilmente crudele sotto la fiamma ardente proprio dell’amore o del sacrifico d’ amore. L’amore è per le piccole cose umili e silenziose.

Per Puccini l’ambiente era una musa ispiratrice, il suo pianoforte raccontava le mille sensazioni del lago, delle fronde, dei cannicci, quel laghetto blu’ tutto cinto di bambu’ come vorrebbe tornar laggiù Ping, scosso dal duro e terribile mestiere di consigliere della fredda Principessa. E’ in questo ambiente che fioriscono le sue creature, dove si forgia e si tempera il suo esotismo nei colori locali: quest’ultimo può essere un altro dei filoni su cui lavorare. L’ambiente purtroppo non è più quello di allora: il lago Massaciuccoli avrebbe bisogno di sistematiche cure e si dovrebbero collegare un po’ i vari luoghi e raccontarli: da Lucca, a Pescaglia a Chiatri, dalla riva di Massarosa al Belvedere, alla Villa di Torre del Lago e a quella di Viareggio davanti alla pineta. Puccini così scriveva di Torre del Lago all’amico Caselli: “gaudio supremo, paradiso, eden, empireo, turris eburnea, vas spirituale… Si trasferì nella villa di Viareggio a causa delle rumorose attività d’estrazione e fu il luogo dell’ultima opera prima della morte. C’è il Puccini dell’innovazione: come poter utilizzare la tecnologia moderna per raccontarlo, per farlo conoscere, per impregnare l’ambiente locale di lui, per presentarlo ad un pubblico che non va e non è mai andato ad assistere ad un’opera lirica ma che potrebbe essere non insensibile ad un racconto e ad un’esperienza di questo tipo.

Si dovrebbe aprire un laboratorio raccogliendo di idee, proposte e suggerimenti da tutto il mondo. Si dovrebbe impostare una indagine internazionale condotta con professionalità e accuratezza e vagliare poi proposte, sollecitazioni, suggerimenti per essere in grado di definire i contorni di un prodotto culturale e delle strade da percorrere per interagire con le attività che caratterizzano l’offerta turistica: alberghi, settore commerciale e balneare in primis ma anche , cosa di non secondaria importanza, di farlo vivere sistematicamente dai cittadini della provincia di Lucca e della Versilia.  Passare in Versilia per conoscere e vivere Puccini mentre si sfruttano le altre proposte collegate che il turismo locale può offrire: legare cioè un personaggio, la sua creazione e i suoi luoghi, al suo ambiente diventa una opzione strategica culturale per valorizzare economicamente un’intera grande area territoriale. Qualche anno fa in occasione dei 150 anni dalla nascita fu tentato qualcosa che si muoveva in quella direzione ed anche attivato un coordinamento di rete tra le varie realtà. L’iniziativa che fu intitolata Terra di Giacomo Puccini finalizzata a richiamare i turisti a conoscere il grande musicista visitando i tanti luoghi dove è nato e vissuto. Ancora prima il Sindaco Marco Marcucci tentò di realizzare un più complessivo parco della musica attorno al teatro sul lago. Queste iniziative però hanno avuto lo spazio di poco tempo per poi ripiombare nel dimenticatoio e con i vari enti e realtà istituzionali che hanno ripreso la loro attività, anche importante ma a camere stagne.

Invece di dedicarsi a questo obiettivo progettuale, ci si sta impegnando e si stanno impegnando risorse importanti per rifare il Belvedere per altro con il tentativo originario di stravolgerne la fisionomia architettonica e naturalistica in parte bloccato e rivisto dopo un intervento del Ministero della Cultura mentre tutt’intorno, compreso i beni di proprietà comunale, davanti alla Villa del maestro, sono da anni in uno stato di totale abbandono Si sta sprecando una delle più rilevanti occasioni che si erano faticosamente costruite: mettere a disposizione del Centenario della morte di Giacomo Puccini dieci milioni di euro che rischiano di essere dispersi in mille rivoli, senza una seria programmazione  e senza che passata la ricorrenza non lascino nessuna traccia futura. Il problema per essere affrontato seriamente ha bisogno di un grande progetto nazionale ed internazionale e della definizione di brand Puccini. Si tratta di mettere in campo strumenti tecnici e di innovazione, saperi e competenze, verifiche e sui dati e sui risultati, una rete di collaborazioni e prima ancora la individuazione e la definizione delle linee portanti del progetto. Il profesor Bellini nel libro “” Il paesaggio sonoro e la valorizzazione culturale del territori” indica alcuni aspetti da approfondire: l’anticonformismo di Puccini e quale rapporto fissare tra la narrazione biografica e la narrazione del territorio; l’apertura di Puccini nei confronti delle culture diverse, il cosmopolitismo culturale , quell’esotismo non solo copiato e appiccicato nei suoi spartiti ma spinto fino alla integrazione di strutture ritmiche ed armoniche ed utilizzato e introdotto  nella musica occidentale; la modernità di Puccini. In altri momenti, quando fu deciso di imprimere delle svolte per realizzare progetti di tale portata e la Regione Toscana fu protagonista di primo piano. A giudicare dall’incrostazioni provincialistiche e dall’anarchia dei soggetti che nel territorio hanno a che fare con Puccini e con i suoi beni la scesa in campo diretta dell’istituzione regionale sarebbe più che mai auspicabile, necessaria. Ma per ora non possiamo che dire: Regione se ci sei batti un colpo!

Sono rimasto molto sorpreso e al tempo stesso contento che sulla piccola pubblicazione che Galliano ha fatto per celebrare i 100 anni del locale abbia dedicato due pagine a da Puccini… dove si racconta l’incontro col Maestro di suo nonno Galliano Vannozzi che, consegnando i sigari a casa del Maestro, ebbe la fortuna di ascoltare ed immaginare tra i primi le note che uscivano dal pianoforte: erano quelle della Turandot. Giacomo Puccini è patrimonio dell’umanità e dai suoi territori prediletti tutti attendono qualcosa di speciale e di unico!

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