I Sindaci, si sa, anche per gli effetti della legge che regola la loro elezione e ne prevede i loro poteri, possono licenziare i propri collaboratori senza grandi discussioni: basta una lettera o una comunicazione e voilà tutto è fatto… o così pensano che sia! Era successo tempo fa a Viareggio quando il messo comunale , una bella mattina, notificò la lettera di licenziamento in tronco alla allora Vice Sindaca Federica Maineri. E’ successo di nuovo a Seravezza con il licenziamento dell’assessora Vanessa Bertonelli, in questo caso senza nemmeno la fatica di scrivere e consegnare una lettera ma con un messaggino di Whatsapp
E’ successo proprio nel momento e per una delle cause principali in cui si determinavano le scelte di conciliazione con l’Henraux Spa: la posta in gioco è quella del destino delle Alpi Apuane Meridionali e degli interessi legittimi delle comunità, con il disco più che verde fatto accendere inopinatamente e senza nessun ampio e preventivo confronto con la comunità locale, con le forze politiche, sociali e associative del territorio, per il transito, senza nessun limite e condizionamento, all’escavazione intensiva. Se i Sindaci pensano di cavarsela come un’azienda privata con la comunicazione del recesso ai propri assessori sbagliano di grosso. Quando ci sono problemi di rapporto con i collaboratori su problemi di grande rilevanza si dovrebbe aprire un sereno e serio confronto, verifiche attente con la maggioranza che sostiene una amministrazione e/o con i partiti o i raggruppamenti che l’hanno sostenuta. La vicenda dell’accordo con l’Henraux fa discutere, ha sollevato problemi ed è ritenuta da ampi strati della popolazione seravezzina e versiliese una forzatura, un regalo senza nessuna seria contropartita. La posta in gioco, in questo caso, però, è costituita dall’ambiente dove si vive, si lavora e si cresce e ha un valore che travalica gli interessi immediati e spiccioli ma richiama il futuro e la garanzia dei nostri beni più preziosi: qualsiasi operazione, quindi, dovrebbe essere valutata con attenzione e con un rapporto approfondito e consensuale con le popolazioni. Decidere sul futuro non può essere delegato ad una politica personalistica, ad un decisionismo forzato e autoritario anche se le leggi lo possono consentire, soprattutto quando si deve decidere sui beni cardine delle nostre zone. Vanessa Bertonelli è stata coraggiosa e coerente, non si è allineata agli aut aut ma ha alzato la voce e argomentato in Consiglio Comunale di Seravezza il suo punto di vista. Ha poco significato un esame retrospettivo sul lavoro e sulle posizioni della stessa nelle precedenti consiliature seravezzine anche se la consigliera ne precisa i contorni e gli accadimenti senza remore: ciò che conta è che su una questione di tale rilevanza Vanessa ha avuto il coraggio e la determinazione di dire ciò che pensava. E quello che pensava e pensa non è distante dal sentire comune delle popolazioni locali, sia sul tema specifico che sull’assenza di una politica amministrativa lungimirante e costruita con la comunità attraverso un diverso modo di concepire il governo della cosa pubblica. Riproponiamo di seguito e con piacere il suo intervento durante l’ultimo Consiglio Comunale di qualche giorno fa.
“Signor Presidente del Consiglio, Signor Sindaco, Signori e Signore Consiglieri/e e tutte le persone in ascolto. A fronte della decisione del Sindaco di ritirarmi le deleghe che mi aveva assegnato – notizia che io ho appreso dalla stampa locale prima ancora che mi venisse notificata – ho ritenuto, in segno di rispetto verso la nostra comunità cittadina che nel Consiglio comunale esprime democraticamente la propria rappresentanza, più opportuno riservare le mie considerazioni su quanto è accaduto a questo consesso piuttosto che partecipare ad un battibecco a mezzo stampa al quale invece qualcuno si è dedicato accanitamente.
Lo faccio con un intervento scritto sul quale ho meditato e lavorato a lungo. Non provengo da nessun partito politico, e nel 2016 decisi di dedicarmi, da semplice cittadina, alla cosa pubblica per un sentito dovere civico. Con questo spirito accettai la candidatura nella lista civica di Riccardo Tarabella Sindaco riscuotendo il consenso di molti cittadini, ed entrai così per la prima volta nel Consiglio Comunale. Come è noto, non posso affermare che il mio desiderio di spendermi per la collettività trovò in quella esperienza l’accoglienza che mi aspettavo. Ne uscii con una forte delusione, con un giudizio niente affatto positivo del clima con il quale si lavorava, e anche con dispiacere. Per questi motivi decisi di non sostenere nuovamente quella coalizione.
Non sono abituata a “fare rumore” ma che la pensassi così era noto al gruppo consiliare dell’allora maggioranza. Con questo giudizio, e nella convinzione che a Seravezza fosse necessario voltare pagina, alle ultime elezioni ho accettato la candidatura che mi fu proposta nella Lista Alessandrini. In quella coalizione avevo creduto molto, pensando e sperando che il candidato Sindaco avesse caratteristiche ed esperienza di collaudato amministratore tali da poter guidare gli eletti verso quel cambiamento di cui secondo me c’era bisogno. E’ con sincero rammarico che devo constatare che mi sono sbagliata perché quelle aspettative che io, e molti con me, riponevamo in questa amministrazione sono state ampiamente deluse dalla situazione in cui ci troviamo.
Venendo alla revoca dell’incarico che Lei ha deciso, signor Sindaco, e che non ha avuto neppure il garbo istituzionale di comunicarmi personalmente bensì tramite messaggio whatsapp: leggo testualmente dal decreto che mi è poi stato recapitato per posta che la revoca sarebbe dovuta al fatto che ho mostrato di non condividere, leggo testualmente, “l’azione amministrativa ritenuta essenziale quale la scelta di addivenire alla conciliazione del contenzioso sugli usi civici, nonostante i tentativi del sindaco e degli altri colleghi” di coinvolgermi positivamente nella condivisione degli atti. Questi atti sarebbero – continua il decreto – caposaldo del programma elettorale che la suddetta – che sarei io- ha condiviso accettando la candidatura”.
Andrei per gradi. Prima questione: Lei scrive che ha tentato di “coinvolgermi positivamente” nella scelta di conciliazione. Coinvolgermi? Positivamente? E in che modo lo avrebbe fatto? Mi deve essere sfuggito l’aspetto positivo di questo coinvolgimento … Se si riferisce alla riunione di maggioranza nell’agosto 2022, aggiungerei, che si trattò non di un confronto fra posizioni diverse – posso capire, Signor Sindaco, che le possano dispiacere opinioni diverse dalle sue – del resto… lo so, questa democrazia è proprio una scocciatura alle volte, ma che ci vuole fare… – dicevo, si trattò non di un confronto tra opinioni diverse, in quella riunione nessuno della maggioranza volle ascoltare le mie ragioni sul tema, bensì fu un’esecuzione politica vera e propria in cui la maggioranza rispose ‘obbedisco’ alla sua chiamata alle armi contro di me.
Ecco, è questo alla fine dei conti il ‘coinvolgimento positivo’ che c’è stato. Seconda questione: la conciliazione sugli usi civici la definisce “caposaldo del programma elettorale” che io avrei condiviso accettando la candidatura. Nel programma elettorale si parla solamente della necessità di arrivare ad una soluzione circa la vertenza sugli usi civici: bene, questa necessità la condividevo allora e la condivido tuttora per cui, coerentemente, ho accettato la candidatura.
Nel programma, Le segnalo, non sta scritto che la necessità di conciliazione l’avrebbe portata a vendere una montagna, un bene naturale che fa parte, a parer mio, del patrimonio indisponibile della comunità. Signor Sindaco, guardi che lei in campagna elettorale e nel programma mica ha scritto quale accordo avesse in mente di portare avanti. Mica ha scritto o detto che avrebbe dichiarato, come poi ha fatto in Consiglio Comunale, che gli usi civici “sono una boiata pazzesca”. Se avesse indicato questa soluzione nel suo programma, sicuramente io non avrei accettato la candidatura e non sarei qui, ora.
Ma forse anche Lei non sarebbe seduto lì, ora, se avesse scritto quelle cose prima delle elezioni.
Allora Signor Sindaco Lei mente quando afferma che sono venuta meno al programma elettorale; perché nel programma non aveva scritto di cedere il Monte Altissimo e il Monte Pelato ad un privato rinunciando alla rivalsa del riconoscimento di quelle terre al demanio pubblico. Personalmente non avrei mai condiviso prima, come non condivido ora, questa sua scelta, ed è proprio per questo siamo qui ora a parlarne. E questa sua scelta non sarebbe stata condivisa neppure da tanti cittadini che l’hanno votata e che oggi sono profondamente delusi sia di questa sua decisione quanto del modo in cui ad essa è arrivato.
Il mio disaccordo, sia chiaro una volta per tutte, non è sulla conciliazione in quanto tale; ma sul fatto che la sua decisione di aderire alla posizione della controparte viene da lei presentata come una manna a beneficio della popolazione e delle casse comunali. Personalmente non lo pensavo con la Giunta Tarabella e non vedo motivi di dover cambiare idea con lei solo perché ha strappato più soldi. Non è questione di soldi, anche se questi contano, ma del futuro della nostra comunità.
Analizziamo un attimo il tanto decantato ‘vantaggioso’ aspetto economico della conciliazione Henraux S.p.a che dovrebbe garantire al Comune un’entrata annua di circa 400 mila euro.
1) 1 milione di euro suddiviso in 10 rate annuali SENZA NESSUNA GARANZIA A TUTELA DEL CREDITO. 10 anni è un lasso di tempo molto lungo e 1 milione di euro è una cifra importante per non essere garantita; in buona fede si spera sempre che il bilancio dell’Henraux sia patrimonializzato, ma come sa, “del domani non v’è certezza” e senza nessuna garanzia a tutela del credito noi ai cittadini questa entrata di 100 mila euro non gliela possiamo assicurare. Magari entrano il primo anno, il secondo – si spera -, ma gli altri anni? 10 anni sono tanti. Ad oggi i bilanci si valutano con la prospettiva della continuità solo per i prossimi 12 mesi. Il fatto che oggi la società sia solvibile non vuol dire che lo sia anche per i prossimi 10 anni. Ce lo auguriamo ma non ne abbiamo la certezza ed ecco perché avremmo dovuto tutelarci con delle garanzie. Una fideiussione bancaria ad esempio. (Il che fa sorridere, dato che il nostro Comune -come tanti altri del resto – pretende una fideiussione anche per garantire rateizzazioni di 10.000 euro complessivi. (Vedi canone cave)).
2) nell’accordo non è inserita qualsivoglia remunerazione a titolo di interessi/rivalutazione Istat al fine di proteggere il credito da fenomeni/eventi inflazionistici. Questo vuol dire che i 100 mila euro all’anno che dovrebbero entrare, potrebbero anche non essere 100 mila. E questo perché se nei prossimi anni si dovesse verificare un’inflazione, a titolo di esempio poniamo del 10% vuol dire che ogni anno il valore di 1 milione di euro pattuito in conciliazione diminuirà del 10% e questo significa che non entreranno nelle casse Comunali -sempre che entrino- 100 mila euro l’anno ma bensì 90 mila. Il secondo anno, sempre per effetto di inflazione, poniamo ancora a titolo di esempio al 10%, il valore già diminuito del 10% dell’anno precedente diminuirà ancora di un ulteriore 10% per cui, anche questa volta, annualmente non riceverò 100 mila euro l’anno ma di nuovo 90 mila. Il totale che ho perso in due anni è quindi del 20% e cioè di 20 mila euro. Per dieci anni sono 200 mila euro. Quindi alla fine non otterrò più 1 milione di euro ma 1 milione di euro sottratta la cifra di inflazione che si verificherà ogni anno. Inserire la rivalutazione in conciliazione qiundi avrebbe contrastato la perdita di valore dovuta all’inflazione. In buona sostanza è come se il Comune avesse concesso, oggi, un finanziamento decennale a tasso zero in un contesto economico caratterizzato da un’inflazione galoppante con inesorabile perdita del valore del credito;
3) Inoltre, chi ha deciso la cifra di 1 milione di euro e in che modo siamo arrivati a stimarla? 1 milione di euro per il Monte Altissimo e il Monte Pelato è una cifra inferiore rispetto a quanto abbia ricevuto il Comune per l’apertura del supermercato Penny Market. In quell’occasione furono versati 1.200.000 euro, e non a rate, per il solo diritto a costruire;
4) In merito al contenzioso Imu che dovrebbe valere circa 1,5 milioni di euro, a mio avviso sarebbe stato opportuno definirlo nella medesima sede conciliativa e invece nulla si dice al riguardo; perché? Henraux, in caso di soccombenza, sarà in grado di far fronte agli obblighi previsti dalla conciliazione?
5) In merito alla cessione gratuita a favore del Comune di terreni/immobili oggi di proprietà di Henraux, nella conciliazione, non vi è alcun cenno al fatto -dirimente- che tali beni al momento della cessione dovranno essere liberi da vincoli, pesi, oneri, gravami, trascrizioni pregiudizievoli ed ipoteche. È stata fatta la verifica da parte del Comune che tali beni siano già privi di iscrizioni ipotecarie? Supponiamo anche che ad oggi non ci siano iscrizioni ipotecarie sugli immobili ma nulla vieta che possano essere iscritte prima che Henraux ceda a noi l’immobile in quanto nella conciliazione, votata dal consiglio comunale il 30 giugno 2023, non c’è scritto che debbano essere ceduti solo se liberi da ipoteche. Per cui una cessione con iscrizioni ipotecarie, potrebbe, verosimilmente, essere considerata valida al fine del corretto assolvimento degli obblighi previsti dalla conciliazione;
6) Per quanto riguarda la scuola del marmo non è nemmeno previsto un termine entro il quale fornire il macchinario del valore minimo di 200 mila euro, quindi potrebbero passare anni senza che la scuola riceva alcunché limitandosi, la conciliazione, a rimandare ad una futura intesa, di stabilire i termini entro cui fornire i macchinari.
Mi consenta di dire che lei e la sua silenziosa e accondiscendete maggioranza, avete mancato un appuntamento con la storia, forse non la grande Storia, ma sicuramente la storia della nostra comunità alla quale e alle cui generazioni future si è dimostrato incapace di indicare un futuro diverso. Poteva arrivare, e non lo ha fatto, ad imporre una limitazione nell’escavazione, sotto un reale controllo pubblico e ad imporre all’azienda di Querceta di lavorare in zona tutto il marmo estratto per creare nuove e concrete occasioni di lavoro.
A parer mio, La sua azione sulla vicenda non è stata per niente un’indagine obiettiva, come sostiene, ma la ricerca dei supporti per arrivare alla sua decisione di rinunciare per sempre alle nostre montagne, cedendole al privato: una chiara volontà politica.
Del resto, se avesse davvero svolto un’indagine obiettiva, avrebbe saputo rispondere ai dubbi che Le ho posto nei nostri colloqui, e non mi avrebbe negato la riunione di maggioranza che Le avevo chiesto. Anche sulla semplice legittimazione del Comune a stipulare questo accordo, Le ricordo in questa sede che l’art 2 della legge 168/2017 prevede espressamente che i beni di proprietà collettiva e i beni gravati da diritti di uso civico sono amministrati dagli enti esponenziali delle collettività titolari e in mancanza di enti (come avviene nel nostro caso) i predetti beni sono gestiti dai comuni con amministrazione separata.
Le è chiaro che “gestione” è cosa diversa da amministrazione e non comprende la rinuncia ad un diritto reale su tali beni? Ma, in ogni caso, è stata costituita un’amministrazione separata??? Non mi risulta…… Senza contare che la rinuncia ad un contenzioso presuppone l’adesione di tutti i soggetti coinvolti e qui, mi pare, che la Regione non si sia neppure pronunciata.
Sappia, e lo dico serenamente, che sono io ad aver perso qualsiasi fiducia in lei dopo aver osservato questo suo metodo di lavoro. Inoltre, vorrei fare una precisazione su quanto affermato da lei Sindaco sulla stampa:
In riferimento all’articolo uscito sul quotidiano Il Tirreno 15 luglio 2023 leggo, testuali parole, riferite al Pd di Seravezza:
“…E poi se ne leggano anche un altro, di decreti, quello del Sindaco Tarabella del 19 agosto 2021 che revoca le deleghe proprio alla Bertonelli e per lo stesso motivo: anche li non si era presentata in Consiglio a votare il bilancio”.
Vorrei precisare intanto che Tarabella non mi ha mai tolto le deleghe nel corso del mandato; nell’agosto del 2021 fui io a chiamare il Segretario Comunale per farmele togliere perché per candidarmi con l’attuale maggioranza dovevo uscire dalla precedente. Fu naturalmente un atto dovuto conseguente alla mia scelta.
Altra precisazione per quanto riguarda il bilancio: ero presente in Consiglio Comunale l’11 agosto 2021 e votai a favore per cui non è assolutamente vero che Tarabella mi tolse le deleghe il 19 agosto perché non avevo votato il bilancio come da Lei affermato.
In conclusione: L’esperienza di questi ultimi 7 anni mi ha portato ad un convincimento: a Seravezza è necessario affermare un diverso modo di concepire la gestione della cosa pubblica e il rapporto tra amministratori e amministrati.
Il Sindaco non è il podestà, di antica e triste memoria; secondo il mio modesto modo di vedere, governare una comunità non significa fare il bello e il cattivo tempo. E ritengo che l’armonia si costruisca, non si invochi mentre si dichiara guerra e si radunano fedeli contro chi non la pensa esattamente come lei. Nel corso di questo mandato mi piacevano molto gli incarichi che mi erano stati affidati e ho cercato di svolgere il mio ruolo da Assessore con il massimo impegno e serietà. Mi sono inventa iniziative nuove per il nostro Comune che hanno coinvolto le giovani generazioni, dalla scuola superiore all’Università e ho portato avanti quelle che già avevo iniziato con la precedente Amministrazione comunale.
Vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno sostenuta in queste ultime settimane. Grazie per le mail, messaggi, parole e per i bellissimi fiori che ho ricevuto a casa.
Siederò quindi nel Consiglio Comunale nei banchi dell’opposizione, per costruire, sin dove ne sarò capace, e assieme a chi vorrà condividere con me questo percorso, l’alternativa all’impoverimento della vita civica della nostra comunità alla quale ho assistito fino ad ora. Lo farò signor Sindaco con la forza di cui sarò capace e se le vicissitudini della vita mi verranno in aiuto. Perché al sogno di pulizia, correttezza, stile e concretezza rispettosa dei cittadini amministrati non rinuncio. Tantomeno potrei farlo a fronte dell’esercizio di indebite prepotenze politiche che – peraltro – solo politiche forse non sono. Grazie a tutti per l’attenzione
Consigliera Vanessa Bertonelli
Niclo Vitelli( 1954) è stato Segretario della Federazione del Pci della Versilia,
Consigliere Comunale e Assessore a Viareggio, Presidente del Festival Pucciniano
negli anni Ottanta e ha fatto parte successivamente del Consiglio di Indirizzo della
Fondazione Festival Puccini di Torre del Lago, Capogruppo del Pci al Comune di
Seravezza e Consigliere dell’Associazione Intercomunale Versilia, Dirigente alle
Relazioni Industriali al Cantiere Navale Sec di Viareggio, responsabile del CTL di
Legacoop nella Provincia di Lucca, responsabile di Lega Pesca Toscana, responsabile
delle politiche concertative di Legacoop Toscana fino al Luglio 2019 e attualmente
ricopre l’incarico di Presidente del Comitato dei Garanti nazionale di Legacoop. Nel
1995 con Pezzini Editore ha pubblicato il Libro ‘C’eravamo tanto amati’, nel Luglio
del 2016 con Edizioni Clichy-Firenze Leonardo Edizioni ha pubblicato il libro ‘Un
bel dì vedremo-Il Festival di Giacomo Puccini. Cronaca di un’incompiuta’ e
nell’aprile 2021 con Cinquesensi Editore ha pubblicato il libro ‘Hop Frog Futuro
anteriore’. Vive a Piano di Conca nel Comune di Massarosa.