Come ogni anno e’ uscito il rapporto annuale della ONG Oxfam sulle disuguaglianze.
Segno dei tempi, la povertà non va di moda e quindi trova poco spazio sui giornali, qualche trafiletto nelle pagine interne.Un rapporto che ci ricorda cose che già sapevamo, ma vedendo i numeri crudi ci confermano che dovremmo invertire la rotta.
Dice il rapporto Oxfam che i dieci uomini più ricchi del mondo hanno raddoppiato le proprie fortune, dal 2020 ad oggi, mentre nel mondo si stima che 163 milioni di persone in più sono cadute in povertà.Il rapporto Oxfam si intitola ” La pandemia delle disuguaglianze” proprio perché a seguito dell’emergenza Covid e’ aumentato ulteriormente il divario tra ricchi e poveri.Dall’inizio del diffondersi del virus, ogni 26 ore un nuovo miliardario si e’ unito ad una élite composta da oltre 2600 super ricchi, le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021.
Mentre ogni 4 secondi una persona muore per mancanza di accesso alle cure, per gli effetti della crisi climatica, per fame, per violenza di genere.
Per la prima volta negli ultimi 25 anni, continua il rapporto Oxfam, aumentano simultaneamente estrema ricchezza ed estrema povertà. Oltre 820 milioni di persone, circa 1 su 10 sulla terra, soffrono la fame.
Interi Paesi, avverte Oxfam, rischiano la bancarotta e quelli più poveri spendono oggi 4 volte di più per rimborsare i debiti rispetto a quanto destinano per la spesa pubblica in sanità. Non solo, tre quarti dei governi del mondo stanno pianificando tagli alla spesa pubblica, anche per l’istruzione e la sanità.Un quadro drammatico. Con la politica, le istituzioni del mondo, i principali leader mondiali, che non vanno oltre qualche parola di rito, ed aiuti che sono una goccia in un oceano di disperazione e miseria.
Quanta miopia, quando i governi dei paesi dell’occidente sviluppato, pensano di fermare le migrazioni di milioni di donne, uomini e bambini, con muri o blocchi navali. Se non si interviene, sulle cause, se non si combatte la povertà ed il sottosviluppo, la siccità che colpisce milioni di famiglie in Africa e non solo, continuerà a crescere un esodo di milioni di persone dai Sud del mondo, in cerca di una speranza di vita. Si mettono in viaggio, dal cuore dell’ Africa o da un villaggio dell’ America Centrale, spesso anche molti bambini di 10 anni o poco più. Si aggregano ad altre comitive, sperando magari di ricongiungersi con un parente che ce l’ha fatta, ha trovato un lavoro, magari al nero, negli Stati Uniti o in Europa. Partono sapendo che oltre ai confini dovranno attraversare giungle, foreste, deserti, montagne, il mare, rischiando di essere derubati o uccisi da bande criminali, se donne di essere violentate. Pochi anni fa, un ragazzino proveniente dal Mali, fu ritrovato, uno delle tante vittime delle traversate del Mediterraneo, annegato. In una busta di plastica, legata al collo,teneva al riparo la sua pagella. Aveva voti molto alti. Voleva forse mostrare, nel Paese dove sperava di arrivare, che lui era un ragazzo serio e studioso.
Potrebbero essere i nostri figli, i nostri nipoti, per cui ci preoccupiamo subito quando magari si bagnano per un poco di pioggia. Ho ricordato già altre volte un bellissimo libro di una scrittrice canadese, Jeanine Cummins, ” Il sale della terra”. Narra di una madre che insieme al figlio attraversano tutto il Messico per sfuggire alla vendetta dei narcos. Attraversano quel paese immenso, sulla Bestia, così chiamano i lunghissimi treni merci, su cui saltano in corsa i migranti, rischiando di finire stritolati sotto le rotaie, per raggiungere il confine con gli Usa, la loro terra promessa.
Nel libro c’e’ una nota finale dell’autrice, dove ricorda che “nel 2017, lungo il confine tra Stati Uniti e Messico, moriva un migrante ogni 21 ore, in quel numero non sono compresi i molti migranti che ogni anno scompaiono semplicemente nel nulla”…..continua l’autrice ” Ero atterrita dalla descrizione che si faceva dei migranti latinoamericani…nella peggiore delle ipotesi li percepiamo come una massa di invasori e criminali che prosciugano le nostre risorse, nella migliore, come una folla di poveri senza volto con la carnagione scura, che chiedono aiuto a gran voce bussando alle nostre porte. Di rado pensiamo a loro come esseri umani uguali a noi. Persone capaci di prendere decisioni, persone capaci di costruire un futuro non solo per se’ ma anche per noi, come hanno fatto prima di loro tante generazioni di immigrati spesso dimenticati… ” Sul muro che delimita il confine a Tijuana c’e’ un graffito meraviglioso che per me e’ diventato il motore di tutto questo lavoro. L’ho fotografato e l’ho impostato come sfondo del computer. Ogni volta che vacillavo e mi scoraggiavo cliccavo per tornare sul desktop e lo guardavo ” Tambien de este lado hay suenos”. Anche da questa parte esistono i sogni.
Sogni che la politica non conosce, ignora. La miopia della politica dicevo. Abbiamo fatto passi indietro. Probabilmente non porta consensi occuparsi dei drammi del mondo, di una parte di umanità. In passato, negli anni ottanta, leader della sinistra europea, Olof Palme, Willy Brandt, in Italia Enrico Berlinguer, si posero il problema del Sud del mondo, della necessità di un nuovo ordine economico internazionale, di una cooperazione tra popoli e stati. Oggi mancano leader con una visione del mondo, del suo futuro.
In Italia, e’ in corso, una strana fase costituente, del principale partito del centrosinistra italiano, il PD. Discutendo di un nuovo manifesto dei valori, alcuni esponenti, hanno posto il tema di una rinnovata critica ad un modello di sviluppo che fa crescere disuguaglianze, porta al disastro ambientale consumando le risorse naturali. Sono stati dipinti come dei pericolosi bolscevichi, da altri esponenti dello stesso partito, che forse pensano di vivere nel migliore dei mondi possibile.
Hanno ragione i primi.
Goffredo Bettini, dirigente di lunga data della sinistra italiana, in suo articolo recente, ricordava che ” in mancanza di un pensiero critico, inevitabilmente hanno dilagato le ideologie neoliberiste. L’esaltazione del presente, di quello che c’è. Ma cosa e’ la sinistra se non elabora un “oltre”? Se, appunto, si sente sazia e alla fine rinuncia a trasformare il mondo?” I 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri (18 milioni di persone adulte), ci dice il rapporto Oxfam riguardo al nostro Paese. Che in Italia nel solo 2020 abbiamo avuto un milione di poveri in più. E che il nostro mercato del lavoro, profondamente disuguale, genera, in modo strutturale, povertà da decenni.
Mi raccontano, che soprattutto nelle grandi città italiane, si diffonde il numero dei senzatetto, che come avviene da anni oltreoceano, la notte, con i loro cartoni ed i pochi averi, fanno a gara a chi arriva prima a trovare il posto più confortevole, sotto un loggiato o davanti un negozio, per passare la notte al riparo dal freddo e dalla pioggia.
E le fila davanti alle mense della Caritas e di altre associazioni. Fila che si allungano, con nuovi poveri, per l’inflazione, il caro bollette.
Da alcuni mesi, la destra e’ al governo del nostro Paese. Una destra populista, che promette in campagna elettorale di rappresentare il popolo, anzi la gente. Ma che poi fa tutt’altro. Una destra che non combatte la povertà, ma combatte invece i poveri. Una volta si sarebbero dette scelte di classe, a vantaggio solo dei più forti. Basta vedere le loro scelte al governo.
Tagliare ad 800.000 persone il reddito di cittadinanza, persone che mai troveranno un lavoro.
Rintrodurre i voucher favorendo quindi il lavoro povero e nero.
La cancellazione del contributo per gli affitti, per le famiglie a basso reddito, solo in Toscana ne usufruivano 22.000 famiglie.
L’autonomia differenziata che vorrà dire ulteriormente dividere il paese, una sanità e una scuola di eccellenza, servizi migliori solo nelle regioni più ricche e le altre lasciate in un limbo, in un campionato inferiore. Eppure già oggi, un bambino che nasce in Trentino ha molte più opportunità nella vita di un bambino che nasce in Calabria, compresa la quasi certezza di vivere più a lungo, per le cure sanitarie, la qualità della vita, ecc….
La disuguaglianza non e’ una fatalità, ma il risultato di precise scelte politiche. Oxfam propone a livello internazionale “un sistema fiscale più equo, a partire da un maggiore prelievo sugli individui più facoltosi. Un’imposta del 5% sui grandi patrimoni potrebbe affrancare dalla povertà fino a 2 miliardi di persone. A conti fatti sarebbero 1.700 miliardi di dollari l’anno, più o meno il PIL italiano.
Chi si intesta una così nobile e giusta battaglia politica? Se non ora quando? La destra, il populismo, anche nel nostro Paese, costruiscono il loro consenso nella società, coltivando lo spirito di vendetta. La rabbia di chi si sente abbandonato, deluso, sconfitto e cova senso di rivalsa e vendetta verso chi gli viene indicato come nemico, magari anche il più povero, o contro le Istituzioni e la politica.
I progressisti, la sinistra dovrebbero, per riacquistare credibilità, mettere al centro del suo agire politico, allora, la lotta alle disuguaglianze, per un lavoro buono e saper essere presente nei luoghi dove si manifesta il disagio sociale. Una volta si sarebbe detto ” aderire a tutte le pieghe della societa’. E contrapporre allo spirito di vendetta propagandato dalla destra, una speranza di riscatto per chi si sente ai margini e non vede un futuro migliore per se e per i propri figli.
In passato fu possibile farlo, con la politica, i partiti, i sindacati, la cooperazione. Forse quell’insegnamento può servire ancora oggi, mutato e adattato alla società e al mondo di oggi, per ripartire.
Dopotutto, scriveva Antonio Gramsci ” mi sono convinto che anche quando tutto sembra perduto bisogna mettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio”
Alessandro Cerrai nato a Viareggio il 17-03-62 e residente a Viareggio.