Tempo fa in un famoso librettino Umberto Eco si chiedeva chi fossero i nostri nemici. In un altro noto saggio Gian Antonio Stella racconta “la eterna guerra contro l’altro” indicando gli storici nemici coi “negri, frogi, giudei”. Puoi aggiungere messicani, turchi, cinesi eccetera eccetera.
I due pensatori sono abbastanza chiari. Oggidì, nel mondo, si scontrano due modelli: da una parte c’è chi innalza striscioni con su scritto “Dio, Patria, famiglia, dall’altra stanno le società mondializzate dove convivono più dei, diversi linguaggi e patria, le famiglie più insolite e modernizzate. I due modelli, anche in Italia, si scontrano in televisione, dei di battiti. Ma non solo: dopo le recenti elezioni gli elettori, anche se non in schiacciante maggioranza, hanno premiato i tradizionalisti che si sono presi il governo e la presidenza nel Parlamento.
Ma cosa significa “Dio, Patria, famiglia” secondo costoro? Significa, a leggere taluni interventi di autorevoli esponenti, che l’Italia è fondata sul Dio unico dei cristiani, che la Patria è quella che abbiamo ereditato dai romani (?), che la famiglia deve essere composta da un padre, maschio, e da una madre, femmina. Così si rispolvera la vittoria di Lepanto, vinta dai crociati contro i musulmani, momento memorabile per l’affermazione di una religione, il cristianesimo, che sarebbe la religione nazionale.
Ora è ben noto che il cristianesimo ruppe con l’ebraismo fin da subito proprio perché non voleva essere (lo spiegò bene San Paolo) la religione di Israele bensì una religione universale. E più di duemila anni di predicazione spinsero il Vangelo in Cina, in Giappone, nelle Americhe, così come del resto l’Islam non si fermò all’Arabia né l’ebraismo a Gerusalemme.
Le religioni, tutte, hanno superato il concetto di nazione e territorio e si sono riproposte di espandersi al di là dei confini razziali. È piuttosto strano riproporre allora Gesù come alfiere di un solo popolo (ma quale?); ma sia in Italia che in Russia (tra l’altro sono ortodossi) c’è chi lo proclama senza vergogna né cultura storica non vedendo come nel presente (ma anche nel passato romano o rinascimentale) era più conveniente, più civile, più morale rispettare (come Stato laico) ogni confessione, ogni Dio, sia quelli monoteisti sia quelli esoterici. Le guerre di religione vanno dimenticate e relegate ai secoli bui.
Per quanto riguarda la Patria, ristretta ai soli confini delle Alpi e del Mediterraneo, noi, come ben ricorda Eco, si conobbero le guerre tra guelfi e ghibellini, nordisti contro sudisti, fascisti contro partigiani, per non parlare delle continue guerre tra italiani e austriaci, tedeschi contro francesi, russi contro polacchi, insomma secoli di inutili stragi che benissimo si cercò di arginare propugnando e istituendo almeno un’Unione europea.
L’identità nazionale italiana poi quale sarebbe? La Sicilia ha una propria cultura e il Piemonte un’altra. Siamo una nazione composta di frammenti che la spada di Garibaldi unificò, o tentò di unificare ma benissimo devono permanere i retaggi pugliese, napoletano, romano, veneziano e via e via.
E la famiglia? Mi sembra che le famiglie tradizionali non siano sempre esempio di sconfinato amore. Non passa giorno che le cronache riportino drammatici fatti di violenza sulle donne e sui minori. Ciò vuol dire che fondare una famiglia solo rispettando regole di differenza sessuale (un maschio e una femmina) non allontana i problemi. In una famiglia vi devono regnare amore o semplicemente regole ed affetti. Nell’antica Sparta i figli li educava lo Stato e per secoli sono sempre esistite famiglie allargate dove a curare la prole non era un maschio o una femmina. Spesso erano suore e preti, bravissimi a sostituirsi nei ruoli di genitori.
Costruirsi un nemico, non rispettare l’altro da noi, ci fa costruire, dice Eco, un inferno in terra, ci trasforma in boia degli altri e nella società attuale, ovunque, non mancano gli episodi: americani contro messicani, cinesi contro minoranze musulmane, russi contro ucraini, ucraini contro russi, indù contro musulmani, musulmani contro curdi.
Non la finiremo mai? Avremo eternamente bisogno di un nemico? In Gran Bretagna e negli Stati Uniti si imposero scosse elettriche per “guarire” gli omosessuali. Che potrà accadere? Che nei secoli prossimi gli omosessuali divenuti maggioranza gasserano gli etero?
Si può immaginare una società dove vi sia parità di diritti? Sì, si deve non solo immaginare ma volerla, questa società, anche quando si perdono le elezioni.
Adolfo Lippi
Giornalista, scrittore, regista tv
Niclo Vitelli( 1954) è stato Segretario della Federazione del Pci della Versilia,
Consigliere Comunale e Assessore a Viareggio, Presidente del Festival Pucciniano
negli anni Ottanta e ha fatto parte successivamente del Consiglio di Indirizzo della
Fondazione Festival Puccini di Torre del Lago, Capogruppo del Pci al Comune di
Seravezza e Consigliere dell’Associazione Intercomunale Versilia, Dirigente alle
Relazioni Industriali al Cantiere Navale Sec di Viareggio, responsabile del CTL di
Legacoop nella Provincia di Lucca, responsabile di Lega Pesca Toscana, responsabile
delle politiche concertative di Legacoop Toscana fino al Luglio 2019 e attualmente
ricopre l’incarico di Presidente del Comitato dei Garanti nazionale di Legacoop. Nel
1995 con Pezzini Editore ha pubblicato il Libro ‘C’eravamo tanto amati’, nel Luglio
del 2016 con Edizioni Clichy-Firenze Leonardo Edizioni ha pubblicato il libro ‘Un
bel dì vedremo-Il Festival di Giacomo Puccini. Cronaca di un’incompiuta’ e
nell’aprile 2021 con Cinquesensi Editore ha pubblicato il libro ‘Hop Frog Futuro
anteriore’. Vive a Piano di Conca nel Comune di Massarosa.