VIAREGGIO: DIFFICOLTA’ E PROBLEMI DEL SETTORE COMMERCIALE . RIFLESSIONI E PROPOSTE

La chiusura, nei giorni scorsi, della profumeria Frediani sulla Passeggiata di Viareggio, che lascerà il posto all’ ennesimo negozio in franchising, dovrebbe fare riflettere tutti, a partire dal Palazzo Comunale, sui cambiamenti che sta attraversando il commercio cittadino e le ripercussioni che questo sta avendo ed avrà sull’immagine, sull’identità e sullo stesso futuro della nostra città, sulla qualità della vita. Per quanto riguarda la Passeggiata aveva ragione Piero Bertolani, presidente di Confcommercio, quando amaramente sottolineava che sempre più la Passeggiata si sta trasformando in una sorte di anonimo centro commerciale, con gli stessi negozi che si ritrovano nelle periferie di ogni città.


E si continua, come una volta, a pensare che basti una bella giornata di sole per fare accorrere visitatori e turisti sulla nostra Passeggiata. Ma intanto buona parte delle attività storiche sono andate via via, scomparendo. E coloro che con passione, impegno hanno mantenuto aperta la propria attività, sia un negozio che un bar o ristorante sulla Passeggiata, non vengono nemmeno interpellati e coinvolti sul progetto di rifacimento della Passeggiata stessa, annunciato in pompa magna dall’ amministrazione comunale già qualche mese fa . Senza portarlo a conoscenza di nessuno, come sempre, quasi fosse un fastidio per il Sindaco ed i suoi assessori, quella che dovrebbe essere la normalità quotidiana, il rapporto ed il confronto con i cittadini, le sue articolazioni sociali, a partire dalle associazioni di categoria.


È chiaro che molte delle cause delle difficoltà del commercio cittadino e quindi della stessa Passeggiata, dipendono da fenomeni nazionali ed internazionali. La diffusione della grande e media distribuzione, la crescita del fenomeno del commercio online. E poi i costi in aumento dei canoni di affitto, e tutte le altre voci, compreso il prezzo dell’ energia.
Ed ovviamente anche la crisi dei consumi, con sempre più nuclei familiari che incontrano difficoltà ad arrivare a fine mese, per l’ incapacità del governo nazionale di dare risposte serie e concrete ai bisogni e alle esigenze di famiglie ed imprese .
Le difficoltà del commercio di vicinato sono e’ vero un fenomeno nazionale, basti pensare agli allarmi lanciati, anche nei giorni scorsi, dalle associazioni di categoria, sul numero di chiusure di attività commerciali, sempre più in crescita.

Proprio pochi giorni fa, in un convegno a Firenze, la Confesercenti Toscana ha presentato una indagine ( oltre ad avanzare alcune interessanti proposte), da cui risulta che solo nel 2024, nella nostra regione, ogni giorno hanno chiuso 10 negozi, contro i 4 che hanno aperto. Un totale di 3645 chiusure. Una desertificazione commerciale che si porta dietro città meno vivibili e meno attrattive, meno illuminate e meno sicure , oltre alla perdita di posti di lavoro.
Dicevo che il fenomeno è nazionale e sarebbe sciocco pensare di esserne immuni.
Ma appare evidente che la situazione nella nostra città risulta essere aggravata dalla latitanza dell’ amministrazione comunale, dal disinteresse totale sulle problematiche che riguardano e vivono le attività commerciali.
Credo siano in pochi, forse qualche addetto ai lavori, a sapere chi sia l’ assessore al Commercio del Comune di Viareggio e soprattutto quali iniziative abbia intrapreso in questi anni per valorizzare il tessuto commerciale cittadino, anche riprendendo proposte ed iniziative sperimentate con successo in altre città.


Basta girare per il centro città, anche in quelle strade che un tempo erano tra le vie più ricercate per l’ apertura di attività commerciali, per vedere sempre più saracinesche abbassate e fondi commerciali chiusi o che annunciano la chiusura.
Significativa ed emblematica la situazione del mercato di Piazza Cavour, da sempre il cuore commerciale della nostra città, per troppi anni colpevolmente lasciato a se stesso, deperire giorno dopo giorno, senza nemmeno nessun minimo intervento di arredo urbano, di semplice manutenzione. Lasciando l’ area in totale abbandono e degrado, si è determinata anche la crescita dell’ insicurezza in tutto il centro città, per il ripetersi di episodi di vandalismo e microcriminalità. Ed ignorando i ripetuti gridi di allarme, lanciati dagli eroici commercianti che nonostante tutto hanno continuato ad operare nell’ area di piazza Cavour.

Da anni, infatti, l’ amministrazione comunale ha puntato esclusivamente, su un project, realizzato da privati, che avranno addirittura per oltre 40 anni, l’ area in concessione, oltre ad un contributo economico, non indifferente, da parte del Comune. Continuo a pensare se non sarebbe stato preferibile cercare di intercettare ed utilizzare i fondi del PNRR per la ristrutturazione e riqualificazione del mercato di Piazza Cavour. Tra l’altro sarebbe giusto anche ricostruire un po’ di storia riguardo il mercato di Piazza Cavour, sull’ amministrazione che aveva ottenuto le risorse del Piuss per riqualificare l’ area ed i chioschi e sull’amministrazione che invece non fu nemmeno capace di utilizzarli. Ma ne riparleremo.

Poco prima dell’ estate, una nutrita manifestazione, promossa da un gruppo di commercianti e residenti , aveva visto la partecipazione di centinaia di cittadini che giustamente chiedevano un impegno e risposte dall’ Amministrazione comunale sulle problematiche del centro città e del mercato di Piazza Cavour. Ma anche questa imponente e calorosa manifestazione non pare aver risvegliato dal loro torpore il Sindaco ed i vari assessori, che anzi si sono mostrati infastiditi dal fatto che parte della città, sollecitasse un confronto, un dialogo con il palazzo comunale. Purtroppo, come dicevo, ormai da quasi un decennio, in quel palazzo, paiono termini sconosciuti, parole come confronto, dialogo, concertazione con le parti sociali. O si è plaudenti verso ogni annuncio del Sindaco e della sua giunta o immancabilmente si finisce nella lista dei cattivi, non degni di essere ascoltati e presi in considerazione.

Speriamo almeno che la volontà e l’ impegno di diversi commercianti, supportati dalle associazioni di categoria, di ricostituire un Centro Commerciale Naturale, nel cuore della città, trovi un sostegno concreto da parte dell’ AC. Nel frattempo, rimane sul tavolo il trasferimento da Piazza Cavour a Piazza S.Maria, di circa 20 chioschi. Una vera e propria assurdità, riposizionare, come fossero oggetti, senza una propria storia, una propria dignità, come ferrivecchi, una ventina di commercianti, in una piazzetta in mezzo al traffico, priva di qualsiasi appeal commerciale. Non a caso, nel corso degli anni, le poche attività commerciali lì esistenti, hanno da tempo chiuso i battenti.

Ed infine, una ultima riflessione, sul futuro di Piazza Cavour, siamo sicuri che sia giusta la scelta di puntare quasi esclusivamente sul settore food? Non si corre il rischio, con tale scelta, di indebolire anche la ristorazione cittadina, visto che non possiamo certo contare su numeri di visitatori e frequentatori come realtà turistiche come Firenze e le città d’arte?
Come dicevo, emerge sotto gli occhi di tutti la completa assenza di politiche attive a favore del commercio nei vari quartieri e a Torre del Lago. Eppure, anche senza un notevole sforzo di fantasia si potevano semplicemente replicare esperienze che hanno dato dei risultati positivi in altre realtà comunali. Dal sostegno finanziario alle nuove attività, alla promozione, ai progetti integrati turismo – commercio.

Tra l’altro, con rammarico, devo constatare che una grande occasione persa è stata quella del Centenario della morte di Giacomo Puccini. Poteva essere costruito un progetto che tenesse insieme, cultura, arte, turismo, commercio, ristorazione e che richiamasse un gran numero di turisti da ogni parte del mondo, nei luoghi del grande Maestro. Invece non ci si è nemmeno provato. Ed inoltre favorire gli interventi di rigenerazione urbana su tutto il territorio comunale. Penso ad una diversa funzione dei contenitori urbani, la redistribuzione delle rendite di posizione tra proprietari immobiliari e utilizzatori delle aree e degli immobili a fini terziario e commerciale, il rapporto tra uso commerciale e residenziale.

È infatti ancora attuale, un vecchio slogan di Confesercenti, ” se vive il commercio vive la città”. È indubbio che meno negozi nelle città significa meno servizi per i residenti ( soprattutto per gli anziani, così numerosi nel contesto urbano) e per i turisti. Ma vuole dire anche minor presidio delle strade e del territorio, tra fondi vuoti e degrado che cresce. Tra l’altro proprio Confesercenti, nel convegno che ricordavo, tra le varie proposte ha avanzato quella della creazione di un fondo per la rigenerazione urbana, alimentato dalle risorse provenienti da una tassazione sulle vendite dei giganti del web.

L’ amministrazione comunale ha avviato il percorso del nuovo Piano Strutturale. Facciamo in modo che sia occasione per contrastare la desertificazione commerciale, per riconoscere il commercio e le attività artigianali di prossimità come servizi di interesse pubblico. Ragionando su come utilizzare gli spazi vuoti della città, con una opera di ricucitura, evitando di prevedere nuove strutture della grande e media distribuzione, di cui la città, ma anche l’intera Versilia è ormai satura.

Infine per concludere, una proposta al Sindaco e all’ assessore al Commercio, perché non pensare alla convocazione degli Stati generali del commercio cittadino, mettendo insieme imprenditori, associazioni, esperti della rigenerazione urbana, per elaborare un progetto di rilancio e rivitalizzazione del tessuto del commercio di vicinato, anche sulla base delle esperienze innovative avviate in altre realtà? Coinvolgendo anche altre istituzioni, quali la Regione, la Provincia, ma anche i comuni versiliesi per tentare di elaborare progetti condivisi da applicare sul territorio dell’ intera Versilia. Il tempo a disposizione non è purtroppo molto, se vogliamo fermare il continuo stillicidio della chiusura di negozi ed attività commerciali ed artigianali e al contempo recuperare e rilanciare l’ identità e la qualità della vita nella nostra città.
È tempo allora di darsi una mossa!

di Alessandro Cerrai

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