UNO STORICO CHE VOLEVA ESSERE CHIAMATO CRONISTA
di Riccardo Bertini Presidente Anpi -Viareggio
PREMESSA
Nell’aprile del 2024, ottantesimo anniversario della Liberazione di Viareggio, il comitato direttivo dell’Anpi-sezione di Viareggio decise di pubblicare la ristampa del libro “Antifascismo e Resistenza in Versilia” di Bergamini-Bimbi. Fu richiesto a Beatrice Fornaciari, nipote di Giuliano Bimbi, la liberatoria per poter ristampare il libro. La liberatoria ci fu concessa a condizione che fosse aggiunta alla edizione del 1986 la biografia di Bimbi, che lei ci aveva inviato. Si pose perciò il problema di scrivere una breve biografia di Bergamini, il cui incarico fu affidato a me. Cercai sulla stampa locale e nelle pubblicazioni, che erano nella mia biblioteca, le vicende lavorative ed editoriali di Bergamini; inviai le due paginette, che ne erano risultate, a Stefano Bucciarelli, che le integrò con fatti a sua conoscenza. A questo punto ritenni che il mio lavoro fosse finito e le inviai alla tipografia Pezzini per la ristampa. Quando si trattò di partecipare alla presentazione del libro a Villa Argentina, mi accorsi che quello, che avevo scritto, non era più sufficiente; così andai al Centro Documentario Storico per approfondire e trovare nuovi elementi per preparare la mia relazione. Esaminai le deliberazioni della Giunta Comunale per scoprire la carriera che l’impiegato comunale Francesco Bergamini aveva fatto all’interno dell’ente. Inoltre verificai più approfonditamente le sue pubblicazioni e come la stampa aveva riportato le sue iniziative culturali.
Nel fare questa ricerca, mi venne spontanea la domanda del perché un ragazzo che diventa per caso impiegato del comune e si trova a mettere le mani su vecchie carte burocratiche, sistemate alla rinfusa in vecchi archivi pieni di polvere, sente, prima la curiosità di portarle a conoscenza dei cittadini di Viareggio in un giornaletto dattiloscritto e tirato a ciclostile, e poi farne la ragione della sua vita. Infatti quando organizza le prime mostre, quando realizza il Centro Documentario Storico, quando aggrega intorno a “Viareggio Ieri” scrittori, poeti, intellettuali viareggini, quando scrive i suoi libri di storia e di cronaca della città di Viareggio, a poco a poco in lui matura la consapevolezza di dover raccontare non solo la storia di come la città è nata e si è sviluppata, ma anche la tessitura di racconti e di storie, di memorie e di principi, di istituzioni e di progetti che rappresentano l’anima della città: perché tutto ciò non solo ha determinato la forma di Viareggio, ma soprattutto la loro conoscenza servirà a delinearne il futuro. A un certo punto però, Francesco Bergamini si rende conto che la città è stata sfigurata da una crescita edilizia priva di qualsiasi disegno programmatico, disponibile ad ogni trasformazione che ha cambiato il volto di Viareggio, lasciando dietro di sé il rimpianto dell’armonia e della bellezza, di tutto ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Così nel 1991 scrive una lettera inviata al Tirreno, nella quale racconta che tutto il suo lavoro di divulgazione, “per risvegliare l’amore per la città ed il rispetto per il suo passato”, non è servito a nulla, perché ha trovato non solo nei politici, ma anche nei cittadini indifferenti “un tale disimpegno da offendere i sentimenti di chi nutre un vero e profondo attaccamento alle proprie radici.” Così conclude “Questa città stracciona io non la scrivo più.”
“Un giorno inaspettatamente conobbi Francesco Bergamini, lo storico viareggino che avevo invano cercato. Fui commosso e onorato che al mio paese fosse nato un giovane, un uomo come lui. Mi disse che era impiegato in Comune ma la sua passione era di raccogliere documenti sulla storia del suo paese. Bergamini era di alta statura, il volto ben delineato, l’espressione di uno che è attentissimo, dedito ad un ideale. Gli cominciai a fare domande, porgere quesiti da me mai risolti…Subito Bergamini citò date, nomi, definizioni, quali capitani avevano navigato bastimenti dal Lenci costruiti…Capii che con un uomo così niente sarebbe stato perso della storia della nostra città. Grazie, sei stato uno di noi.” Così Mario Tobino, in uno dei suoi scritti, ricordò Francesco Bergamini
Francesco Bergamini era nato a Viareggio il 4 settembre del 1924. Frequentò prima l’Istituto Piaggia di Viareggio, per poi passare all’Istituto magistrale di Massa dove si diplomò. Arruolato col “Bando Graziani” nel grossetano, abbandonò il suo reparto per passare agli Alleati, coi quali risalì fino a Massarosa. Dopo la liberazione di Viareggio, avvenuta il 16 settembre 1944, il 4 ottobre fu autorizzato il rientro degli sfollati, nonostante la città fosse ancora sotto il tiro dei cannoni tedeschi, che durò fino al 7 febbraio 1945. Il CNL nominò sindaco Sandino Petri ed una giunta formata da tutti i partiti che facevano parte del CNL, anche se, a parte Oberdan Bertuccelli, che rappresentava il PSI, tutti gli altri erano comunisti. Però il 14 novembre il Governatore Militare Alleato sciolse la giunta del CNL e nominò sindaco l’avvocato Corrado Ciompi, che era stato l’ultimo sindaco eletto prima dell’avvento del fascismo. La città era in uno stato disastroso come scrive lo stesso Sindaco al Governatore Militare Alleato: “I quartieri popolari sono totalmente distrutti; distrutto il porto; gravemente danneggiato e demolito il quartiere della Darsena; i cantieri di costruzione navale pure gravemente danneggiati; il naviglio mercantile totalmente perduto; la marineria viareggina, che contava migliaia di unità, completamente a terra; i giardini, la pineta, in parte distrutti e nella rimanenza gravemente danneggiata; le strade sconvolte ed impraticabili; l’attrezzatura turistica-balneare quasi completamente perduta; migliaia di cittadini privi di alloggi. Occorrerà una lunga intensa e costosissima opera di riparazione e di ricostruzione per poter riparare le profonde ferite inflitte dalla guerra. Si aggiunge che sussiste pure una quantità ingentissima di disoccupati ai quali dobbiamo ad ogni costo procurare lavoro, specie nel prossimo inverno e per il nuovo anno.”
In una situazione come questa, era chiaro che l’Amministrazione Comunale doveva svolgere un ruolo fondamentale per affrontare da una parte la ricostruzione e dall’altra sostenere le persone che erano rimaste prive di casa, senza lavoro e senza alcun sostentamento. Così furono assunti molti impiegati, ovviamente data l’urgenza, senza concorso. Tra questi il 20 ottobre 1944 anche Bergamini, assunto a tempo determinato fino al 31 ottobre presso l’Ufficio Annonaria con la qualifica di scritturale giornaliero. L’assunzione fu rinnovata trimestralmente nel corso degli anni, tanto che il 24 novembre 1950 lo troviamo tra il personale impiegatizio avventizio. Trasferito all’ufficio Protocollo ed Archivio si occupa, oltre che dell’archivio, dell’ufficio Comunale per le Relazioni Pubbliche, istituito dal comune il 1° novembre 1956. Il 10 giugno 1957 esce, curato da Bergamini, il I° numero del “Notiziario dell’U.R.P.”. E’ un periodico di poche pagine, battute a macchina e ciclostilate, che viene spedito per posta ai capifamiglia della città. Oltre le notizie sull’attività amministrativa e dell’ufficio relazioni con il pubblico, nel Notiziario vengono pubblicate “curiosità storiche”. Nel primo numero l’articolo di Bergamini, “I confini amministrativi della città di Viareggio nell’anno 1957”, è tratto dal registro delle deliberazioni del Magistrato civico e del consiglio dei Priori della città di Viareggio dell’anno 1857. In altri numeri vengono inserite con il nome di “Effemeridi cittadine” e “Date storiche della città” notizie che anticipano, quelle che poi ritroveremo in uno dei sui libri più popolari “Mille e una notizia di vita viareggina”.
In questo periodo, nel suo lavoro di archivista, per reperire notizie storiche da inserire nel Notiziario, Bergamini cominciò a studiare i numerosi documenti che formavano l’archivio preunitario del Comune. Si trovò così ad organizzare, nel settembre 1960, una mostra di “documenti storici della città di Viareggio” nella palestra del Liceo-Ginnasio. La mostra, che porta il timbro Ufficio comunale per le Relazioni Pubbliche, propone 171 documenti: dalla riproduzione della “Tavola Alimentaria Traiana” (102-103 d.c.) fino alla “Lettera autografa di Marinetti inviata al sindaco di Viareggio” (3 luglio 1927). Bergamini nella premessa al catalogo scrive che “L’attenta consultazione dei documenti presentati in questa rassegna potrà fornire larga messe di notizie relative ai rapporti sociali, economici, politici, culturali e religiosi della storia viareggina. Fra i documenti esposti ne figurano alcuni che ci danno un efficace quadro del costume e delle abitudini di un tempo…Questa rassegna deve intendersi come un primo esperimento di preparazione ad altre successive, che saranno sicuramente più ricche ed interessanti di quella odierna.”
Ed infatti in occasione delle celebrazioni del Centenario dell’Unità d’Italia, dal 7 al 18 maggio 1961 nei locali del Gran Caffè Margherita fu allestita la Mostra Documentaria Storica “Viareggio nel Risorgimento”. Della mostra si occupò l’Ufficio per le relazioni pubbliche e quindi Francesco Bergamini. La mostra, ebbe un gran numero di visitatori ed un grande successo. Come riportò la stampa locale “Il personale del comune ha lavorato ieri sera fino a tarda ora per dare gli ultimi ritocchi alla interessante rassegna. I documenti che vanno dal 1823 al 1872 sono stati esposti in maniera razionale ed efficace su eleganti pannelli…tra i pannelli piante verdi, bandiere tricolori, fucili ed altre armi dell’epoca ottenute per gentile concessione del museo navale di La Spezia.” La mostra iniziava con un decreto di Maria Luisa di Borbone, duchessa di Lucca, in cui vietava ai sudditi l’appartenenza a società segrete e terminava con una copia del settimanale “L’emporio pittoresco” che recava la notizia della morte di Mazzini. Nella mostra era stata messa in bella evidenza la documentazione delle gesta dei viareggini dell’epoca: da Giacomo e Giuseppe Belluomini, che furono rispettivamente primo ministro della guerra del governo toscano ed ambasciatore a Parigi, Raffaello Motto che pilotò la paranza la Madonna del Soccorso, che portò in Sicilia nel 1861 Rosolino Pilo e Giovanni Corrao, con i marinai Silvestro Palmerini, Francesco Rossani e Francesco Palmerini; da Antonio Barsella, mozzo della stessa imbarcazione, a Giovanni Antonelli , uno dei mille stabilitosi a Viareggio dopo l’impresa; da Francesco Salvini, decorato dai francesi nella campagna d’Italia del 1859, a Giuseppe Banchieri anche lui decorato delle guerre d’indipendenza; dal volontario Odoardo Arrighi, scrittore e poeta, che poi sarà sindaco della città, ai marinai Giovanni Simoncini e Raffaello Mazzoni, che presero parte alla battaglia di Lissa, e furono decorati. Come riportava la stampa locale “Nel ricco catalogo sono riportati tutti i documenti chiosati ed ambientati storicamente in modo da facilitarne la lettura”.
Il 10 luglio del 1961 la Sovrintendenza Archivistica per la Toscana di Firenze da disposizione al comune di Viareggio di procedere al riordinamento del materiale Archivistico ed alla compilazione dell’inventario relativo; il compito viene assegnato a Francesco Bergamini, incaricato dalla stessa Sovrintendenza al coordinamento del lavoro. Così, poiché durante le ore di ufficio il lavoro non può essere svolto con speditezza, come recita la deliberazione n.125 del 10 febbraio 1962 avente ad oggetto Riordinamento dell’archivio storico comunale lavoro straordinario, vengono autorizzati il capo ufficio Protocollo e Archivio Umberto Lazzeri e l’impiegato Francesco Bergamini ad eseguire, per un periodo di tre mesi, due ore giornaliere di lavoro straordinario in deroga. Il lavoro straordinario viene prorogato fino al 30 giugno del 1963. Finalmente nel 1963 si realizzò quello per cui Bergamini aveva lavorato negli ultimi anni ossia la realizzazione del Centro Documentario Storico del comune di Viareggio. Il Consiglio Comunale infatti il 30 luglio 1963 approvò all’unanimità una deliberazione con la quale “considerato che già da tempo la cittadinanza viareggina ha manifestato desiderio di vedere istituito un Centro Documentario Storico che raccolga cimeli, documenti, ed altro materiale illustrante il cammino di Viareggio attraverso i tempi dalle sue origini fino ai giorni nostri; considerato che grazie alla generosa donazione di materiale da parte di privati, di Enti e di Archivi, è oggi possibile costituire un primo nucleo abbastanza consistente di documenti e di cimeli, che può dare una interessante panoramica della storia viareggina” approvò la costituzione del Centro Documentario Storico ed il suo regolamento attuativo. Però la Giunta Provinciale Amministrativa, che si trovava presso la Prefettura di Lucca e che allora esaminava ed approvava la legittimità delle deliberazioni degli Enti Locali, fece una serie di osservazioni, su indicazione della Sovrintendenza Archivistica della Toscana, relativamente ad alcuni articoli del Regolamento e alle modalità del finanziamento. Il Consiglio Comunale recepì tali indicazioni con la deliberazione n.287 del 20 dicembre 1963. Le osservazioni più importanti riguardavano sostanzialmente l’art.16 trasformato in art.15 “Il Centro Documentario Storico contiene tre distinti archivi: a) l’archivio storico comunale; b) le carte del Governatorato di Viareggio; c) l’Archivio creatosi con il materiale vario proveniente da fonti che non siano di origine comunale amministrativa e di provenienza diversa da quelle di cui alle precedenti lettere a) e b). L’Archivio storico è quello, che come tale, viene inteso secondo l’estensione data al termine “storico” dalla vigente legislazione archivistica. All’Archivio è annessa una biblioteca”. Inoltre modificò l’articolo 11 del Regolamento stabilendo che “il Centro Documentario Storico è retto da un Archivista nominato dall’Amministrazione Comunale tra i suoi dipendenti che abbiano competenza specifica e che siano in possesso dei requisiti di cui all’art.20 della legge 22 dicembre 1939 n.2006, ossia sia in possesso di un diploma di idoneità conseguito nelle scuole di archivistica annesse agli Archivi di Stato”.
Agli atti del Comune non esiste nessuna deliberazione di Giunta o di Consiglio relativa agli anni 1963 e 1964, che attribuisca a Francesco Bergamini la responsabilità formale del Centro Documentario Storico, anche se di fatto ne divenne responsabile. La prima targa apposta davanti i locali del Centro Documentario Storico, posto in una ala al piano terra del Palazzo delle Muse, così è contrassegnata “Comune di Viareggio/ CENTRO DOCUMENTARIO STORICO/ Archivio Comunale”.
Mario Tobino un giorno, sapendo assente Bergamini, andò a visitare il Centro Documentario Storico e così raccontò:” Arrivai al Municipio, entrai. Nel corridoio sulla sinistra c’era il cartello “Centro Documentario Storico”. Spinsi la porta. Entrai. Ero nel regno del Bergamini. C’era un impiegato che conoscevo di vista. Gli parlai. Lasciò che le mie mani si accostassero ai carteggi, ai documenti. Gli scaffali erano quasi tutti colmi. Cominciai ad aprire i volumi: disegni di barche, fotografie, le notizie più sorprendenti. Mi si riempì il cuore di gratitudine, mi sembrò che in quelle stanze aleggiassero tutte le vicende viareggine. Afferro un altro volume. Perbacco. È uno di quelli della marineria, scorro l’indice e scopro i leggendari nomi. Sono commosso. Giro lo sguardo per i colmi scaffali e mormoro con franca voce: Grazie Francesco Bergamini. Mi pare di udire la voce di tanti marinai che mostrarono perizia, coraggio e generosità: sei stato uno dei nostri Bergamini.”
Dall’amore e dall’interesse di Bergamini per la storia di Viareggio nascono tutte le sue iniziative editoriali. Nell’ottobre 1963 Bergamini, avendo iniziato a lavorare ad una storia di Viareggio, informa la Giunta comunale che intende mettere in vendita il suo lavoro ad un prezzo equivalente alle pure spese di stampa e di edizione, senza pretendere alcun diritto di autore e senza pretendere alcun compenso dal Comune. Chiede però di poter utilizzare il nome del Centro Documentario Storico soltanto per l’invio ai cittadini di lettere circolari, nelle quali si annuncia l’uscita delle monografie, e di chiedere le prenotazioni di acquisto per poter raggiungere il numero minimo di copie vendute al fine di coprire le spese tipografiche. La Giunta comunale con una deliberazione del 2 novembre 1963 prima gli dà l’assenso, poi il successivo 27 novembre, con un’altra deliberazione, modifica quella precedente decidendo “di assumere la direzione e la gestione economica dell’operazione di stampa e pubblicazione; di riconoscere in linea di principio (sic) il diritto dell’autore delle pubblicazioni ad un compenso per l’opera svolta; di nominare un comitato di redazione, formato dal Sindaco, dall’Assessore alla Pubblica Istruzione e dr. Enzo Sevieri, funzionario comunale, con l’incarico di esaminare preventivamente i testi di ogni monografia prima della pubblicazione e di dare in merito motivato parere alla giunta”. L’iniziativa viene pubblicizzata, tanto che La Nazione titola “Viareggio avrà la sua storia- Prenotazioni per la prima monografia della serie dedicata alla città.” Le monografie programmate sono 12 e si va “Dalla genesi del territorio all’anno mille” fino all’ultima “Viareggio e la resistenza”. Alla fine escono però solo sei volumi, anche cronologicamente in tempi diversi, e vengono scritti dal Bergamini insieme al collega Marco Palmerini. In copertina di ogni volume sotto il simbolo del Comune di Viareggio figura la dizione “Viareggio e la sua storia” e a fondo pagina Centro Documentario storico. Il primo volume esce all’inizio del 1964 ed ha come titolo “Gli avvenimenti del Principato (1813-1814)” (settimo della serie). Sempre nel 1964 escono: “Dalla genesi del territorio all’anno 1000” (primo della serie); “Viareggio scalo marittimo (1400-1600)” (terzo della serie); nel 1965 viene pubblicato “Viareggio terra del diavolo (1600-1700)” (quarto della serie); nel 1966 esce “Viareggio si affaccia alla ribalta della storia (1000-1400)” (secondo della serie); infine nel 1971 “Viareggio nel settecento (1700-1799)” (quinto della serie).
Nello stesso periodo Bergamini dette vita al mensile di cronaca e storia «Viareggio ieri». La rivista uscì in edicola dall’ottobre 1964 fino al marzo 1967. Direttore responsabile era Francesco Bergamini, redattore capo Carlo Alberto Di Grazia, ed un comitato di redazione formato da Giuliano Bimbi, Adolfo Lippi, Silvio Micheli, Leone Sbrana. La progettazione grafica della copertina era di Franco Signorini. Un numero costava 200 lire, arretrato il doppio. Nel primo numero, che come detto uscì nell’ottobre 1964, apparvero articoli di Mario Tobino, Bergamini, Leone Sbrana, Antonio Manfredi, Fraber, Carlo Alberto Di Grazia, Adolfo Lippi, Fulvio Puccetti ed un album fotografico, oltre l’almanacco di ottobre che riportava avvenimenti accaduti nel mese di ottobre a Viareggio negli anni passati, (cosa che si ripeté in tutti i numeri successivi). Bergamini in questo primo numero spiegava la finalità di questa pubblicazione: “Vorremmo che questa rivista… avesse il sapore di un caldo invito. Vorremmo che si lasciasse guardare con affetto e simpatia, come le cose che stanno a cuore. Vorremmo infine che si trovasse a bell’agio in mano a qualsiasi lettore, dal più giovane al più anziano, al più schiettamente viareggino al più lontano dallo spirito campalinistico…Poi, restiamo a guardare: lieti se avremo suscitato un ricordo piacevole, benché velato di nostalgia, se avessimo acceso un sorriso sulle labbra di qualcuno, se avessimo offerto un argomento da discutere.” In questi tre anni, nel progetto furono coinvolti importanti protagonisti della vita culturale di Viareggio, della Versilia e non solo: Mario Tobino, Silvio Micheli, Giuliano Bimbi, Leone Sbrana, Adolfo Lippi, Carlo Alberto di Grazia, Piero Ghilarducci, Enrico Tomei, Orio Vergani, Luciano Marcucci, Torquato Bresciani, Fulvio Puccetti, Elio Pardi e altri ancora. La rivista, se pur durata solo tre anni, portò un contributo importante alla Viareggio di ieri, grazie anche al ricco repertorio di immagini immortalate da Giuseppe Magrini, un pioniere della fotografia, che tra fine ottocento e primi anni del novecento, immortalò con migliaia di scatti momenti di vita e di lavoro, personaggi illustri, luoghi e costruzioni cittadine. “Viareggio ieri “ebbe una seconda edizione negli anni 1988-89 ed una terza edizione, chiamata “Nuovo Viareggio ieri”, negli anni 1992-1994
Nel 1970, centocinquantesimo anniversario dell’elevazione di Viareggio a rango di città, Bergamini pubblicò a gennaio “Viareggio Racconta” un libro di memorie storiche comprendente una quarantina di articoli che letterati e uomini di cultura avevano scritto per «Viareggio ieri». Questo non voleva essere un libro di storia, come scrisse Leone Sbrana nell’introduzione, ma una raccolta sistematica di pagine vive, di testimonianze, di rievocazioni fedeli. Si trattava perciò di una specie di album di memorie, che avrebbe dovuto essere una specie di vademecum per coloro che amavano Viareggio. Nel settembre 1995 Bergamini cura la pubblicazione di “Viareggio racconta… ancora” nella quale ha selezionato articoli pubblicati in “Viareggio ieri” e in pagine di periodici e quotidiani. Successivamente a dicembre del 1970 dette alle stampe “Album di Viareggio Ieri – Immagini del Passato” nel quale presentò un elegante e ricco album di ricordi con 150 foto riproducenti una Viareggio ormai scomparsa. Le foto erano per lo più di Giuseppe Magrini, ma anche delle ditte Vespignani di Viareggio e Brogi di Firenze.
Il 1° maggio 1977, commissionato dalla Camera del Lavoro di Viareggio, fu pubblicata “la Breve storia della Camera del Lavoro di Viareggio, dalle origini all’avvento del fascismo” un primo pionieristico studio sulla storia del ‘900. Bergamini nella premessa al testo, che consta di appena 21 pagine corredate da molteplici fotografie di epoca, lamenta che ”per vari motivi, alcuni di ordine tecnico ed economico, ho dovuto contenere questa pubblicazione nei limiti di poche pagine. Perciò la trattazione dell’argomento è stata necessariamente condotta in maniera molto sintetica, mentre avrebbe avuto bisogno, per il suo particolare interesse e complessità, di una esposizione più distesa e di un più largo respiro, come anche di un maggior impegno nell’approfondimento analitico delle condizioni sociali, politiche ed economiche della città di Viareggio nel periodo storico in esame.” Però nonostante questi dubbi e perplessità dell’autore e la scarsità delle fonti bibliografiche, ne è risultato un lavoro accurato e ben raccontato, che affronta con rigore scientifico le vicende dei primi 20 anni di vita e di attività delle organizzazioni sindacali viareggine.
Insieme a Giuliano Bimbi, Bergamini nel 1983, scrisse, su invito dell’Anpi-Versilia e con il patrocinio dell’Istituto Storico Provinciale Lucchese della Resistenza, Antifascismo e Resistenza in Versilia, una pietra miliare ancora oggi per chi voglia conoscere quel periodo storico. In verità Bergamini pensava di pubblicare nel 1973, nel trentennale dell’inizio della Resistenza armata, la storia della Resistenza come ultimo volume della serie “Viareggio e la sua storia”.
Infatti il 10 marzo 1973 scrive sia a Sergio Breschi, già commissario politico della formazione partigiana “Garosi”, che a Beppe Antonini, comandante Andrea, presidente dell’ Anpi Viareggio-Versilia, una lettera con la quale li informa che “sta lavorando intensamente ad una opera abbastanza impegnativa, che tratta il periodo della Resistenza”; che ha già raccolto molto materiale, ma che ha bisogno del loro aiuto, oltre che per interrogarli sugli avvenimenti a loro conoscenza, per poter accedere agli archivi dell’Anpi. Nel contempo il Centro Documentario Storico predispone una lettera inviata alla stampa con la quale si informa che “nella storica ricorrenza del trentennale dell’inizio della resistenza armata in Versilia il dirigente del centro Documentario Storico Francesco Bergamini darà alle stampe un volume nel quale saranno narrati tutti gli avvenimenti di cui Viareggio e la Versilia con il loro popolo e con i loro patrioti furono protagonisti. Il Bergamini ha già raccolto documenti, testimonianze ed altro materiale utili per la pubblicazione…tuttavia, per evitare omissione di fatti, di nomi e di circostanze… il Bergamini si rivolge a tutti coloro che intendono collaborare con lui…La vastità del materiale rende indispensabile la piena collaborazione di tutti coloro che furono testimoni protagonisti o testimoni di quelli avvenimenti e dei familiari o amici di coloro che ebbero parte nelle vicende di quel tragico periodo”.
Evidentemente la quantità del materiale raccolto, la necessità di approfondire il lavoro di ricerca negli archivi pubblici e privati, la raccolta di decine e decine di testimonianze dei protagonisti, che dovevano essere confrontate e sottoposte ad una severa critica incrociata, fece desistere il Bergamini dal pubblicare il suo volume nel 1973. Però non desistette dalla volontà di lavorare a quel progetto, nel quale ad un certo punto coinvolse l’amico e compagno Giuliano Bimbi, scrittore e poeta viareggino. Si arriva così all’ 11 ottobre 1980 quando Beppe Antonini presidente dell’Anpi Viareggio-Versilia scrive a Bergamini che il comitato direttivo dell’Anpi “ha deciso di darti l’incarico di stendere la Storia della Resistenza in Versilia. Questa decisione deriva dalla convinzione di vedere egregiamente apparire un’opera da lungo tempo desiderata da tutti e di cui fino ad oggi il nostro territorio è carente.” Il 16 settembre 1983 nel 39° anniversario della liberazione di Viareggio nella sala di rappresentanza del comune di Viareggio viene presentato il libro di Bergamini e Bimbi con una prolusione del Sindaco di Viareggio Luigi Bisanti, a nome dei sindaci della Versilia, e del prof. Rolando Cecchi Pandolfini, a nome del Consiglio Federativo Versiliese della Resistenza, e con la presentazione del libro da parte dell’on. Avv. Leonetto Amadei presidente emerito della Corte Costituzionale. Il libro, che ha la copertina elaborato da Franco Signorini, valente grafico viareggino, è “un denso volume di 243 fitte pagine -come ha scritto Franz Arrighini- scritto con taglio narrativo semplice e accattivante, ma è un’opera squisitamente scientifica, un saggio storico scritto in forma cronachistica, ogni cui parte è riferita ad una precisa ed inappuntabile documentazione.” Ne esce così un racconto, una cronaca che, sottratta ad una memoria soggettiva, si muove lungo una storia che collega ciò che è accaduto in Versilia a quello che è accaduto in Italia.
Dopo circa sei mesi dall’uscita del libro, Bergamini e Bimbi furono intervistati dalla stampa locale, perché agli autori, oltre ai molti attestati di apprezzamenti e di lode, erano state fatte anche critiche e osservazioni su presunte manchevolezze ed omissioni. La risposta degli autori fu che “ogni volta che ci trovammo di fronte a fatti con versioni diverse e non di rado tra loro contrastanti, fummo costretti ad adottare il criterio da noi ritenuto più legittimo, cioè quello di attenerci ai documenti ufficiali anche se qualche volta si affacciò il dubbio della completa autenticità del contenuto. Per scrupolo verificammo verbalmente gli episodi con alcuni protagonisti, ma il risultato fu piuttosto deludente, perché quelle testimonianze spesso non concordavano tra loro e le versioni dei fatti non erano le medesime.” Poi l’intervistatore chiede se sono del tutto soddisfatti del loro lavoro, e in questo caso abbiamo due risposte diverse; Bergamini dice “A dire la verità non sono molto entusiasta, perché se dovessi rifarlo, lo arricchirei di più ampi commenti e di giudizi maggiormente analitici dal punto di vista storico. Eliminerei dalle pagine tanti nomi ad eccezione di quelli che realmente determinarono lo svolgimento degli eventi.” Bimbi risponde: “Oltre a concordare pienamente con l’amico Bergamini circa la precisione di contenuto, non è che possa dirmi completamente soddisfatto, e questo per la ragione che investe la mia specifica qualità di cultore delle lettere. La stesura cronachistica del libro contrastò non poco con la naturale tendenza a volgere i fatti in forma più narrativa.” A questo punto viene chiesto se intendono disapprovare la metodologia impiegata; la risposta è netta: “Certamente no! Anzi nell’opera mettemmo amore e fatica non indifferente, pur dovendo, nel corso delle nostre ricerche, affrontare sovente reticenze ingiustificate, grosse lacune nella documentazione, e , perché no, interpretazioni forniteci con spirito di parte. Tuttavia riteniamo convintamente di aver dato alla Versilia un’opera non trascurabile, che sarà utile alla storiografia di questa terra”.
Nel 1986 esce “LE MILLE E UNA … NOTIZIA di vita viareggina 1169/1940”. Bergamini racconta che nella sua attività di archivista gli è capitata anche quella “impegnativa e gravosa del riordinamento di tutti i documenti conservati nell’archivio comunale, i quali, per la verità, erano stati lasciati per lungo tempo abbandonati in un caotico disordine. Così migliaia e migliaia di carte, accumulatesi nel corso dei secoli sono passate, ad una ad una, sotto i miei occhi, rilevandomi molta storia della nostra città. Mentre procedevo in quella paziente opera di sistemazione archivistica, pensai di prendere nota su delle schede di quelle date, delle memorie, degli avvenimenti più importanti e dei personaggi, che in qualche modo avevano contribuito a tessere la storia della città. Terminato il lavoro che si protrasse per alcuni anni mi trovai a disposizione migliaia di quelle schede”. Che poi Bergamini arricchì con altri dati presi da libri, giornali, riviste come dice lui “attentamente setacciati”. Nasce così “Le mille e una notizia”, che, come lo definisce l’autore, non vuol essere un libro di storia, ma un libro per la storia di Viareggio. Il volume riporta, nella semplicità cronachistica, una puntigliosa ed esauriente “rievocazione di fatti susseguitisi nell’arco di otto secoli, anno per anno ed addirittura giorno per giorno, lungo le rive del Burlamacca.”
Domenica 10 marzo 1991 il Tirreno pubblica un articolo di Bergamini dal titolo “Questa città stracciona io non la scrivo più”. In quel periodo Viareggio è una città in piena emergenza; dal 1985 al 1991 si sono succeduti 4 sindaci e un commissario prefettizio. La maggioranza uscita dalle elezioni del 1990 sta per andare in crisi, tanto che nuove elezioni si svolgeranno nel 1992 e poi nel 1994. Viareggio vive una profonda crisi ambientale per il degrado delle pinete e del verde, per l’inquinamento dei canali e dei fossi, per il traffico caotico, per la difficoltà allo smaltimento dei rifiuti per la mancanza di un adeguato sistema fognario e di depurazione delle acque, tanto che Montale in una sua poesia scrive :”A sera ci trasportò a sobbalzi il fuoribordo/ dentro il Burlamacca,/ una chiusa di sterco su cui scarica/ acqua bollente un pseudo olificio./Forse è l’avanspettacolo dell’inferno.” Anche l’economia della città soffre per la crisi del turismo, del florovivaismo e della cantieristica. A questo vanno aggiunte le incertezze perenni relative per lo svolgimento del carnevale, del festival pucciniano, per lo stato di semi abbandono delle istituzioni culturale. Per non parlare della mancata assistenza da parte del comune agli anziani e agli emarginati. Di questa situazione risente Bergamini tanto che nell’articolo sopra richiamato, scrive che la città è stata distrutta dai politici e dai viareggini indifferenti. “Speravo di risvegliare con il mio lavoro di divulgazione della storia viareggina, l’amore per la città ed il rispetto per il suo passato, ed invece ho trovato un tale disimpegno da offendere i sentimenti di chi nutre un vero e profondo attaccamento alle proprie radici. Si sono viste compiere azioni contro il patrimonio storico cittadino, che hanno distrutto ciò che era degno di essere conservato. Si sono fatte morire antiche tradizioni oppure sono state trasformate in manifestazioni bottegaie. Sono convinto che i maggiori responsabili di questo danno siano gli uomini che hanno retto e reggono le sorti del comune.” Bergamini fa un lungo elenco delle azioni e degli interventi negativi, ma poi continua “L’elenco delle colpe potrebbe continuare a lungo. Ma una parte di responsabilità è anche dei viareggini, che non si sono mai opposti con decisione alle malefatte che hanno ferito la città. Pochissime e flebili sono state le proteste, tanto da non giungere alle orecchie di chi doveva udire”. E conclude in questo modo: ”Ecco perché ho preso la decisione annunciata per mezzo lettera, pur essendo consapevole che la cosa non interesserà a nessuno, ma è l’unica forma di protesta che posso fare. E la faccio con un senso di delusione e di rabbia.”
Nel 1992 viene pubblicato a “A Viareggio con il treno dei ricordi” raccolta iconografica e testi di Francesco Bergamini e progetto grafico di Franco Signorini. La pubblicazione di questa raccolta di immagini non è in contrasto con quanto scritto al Tirreno l’anno prima, perché chiude in via definitiva la rievocazione per immagine della città tradita dalla speculazione edilizia, dalla trasformazione sociale e dalla vocazione turistica. “Accompagnati da una ipotetica guida, percorreremo le strade, le piazze e gli angoli più caratteristici della città del passato, di quella che Giuliano Bimbi, in una sua delicata poesia, paragonava ad una giovane donna che nascondeva nella veste dimessa una Venere acerba. Poiché il nostro sarà uno straordinario viaggio nelle immagini, dovremo osservare con attenzione tutti i particolari che ogni fotografia ci mostra, per poterci immergere totalmente ed assaporare tutto il fascino e la suggestione che l’obiettivo ha cristallizzato per noi”. Ecco qua la bella poesia di Giuliano Bimbi: Viareggio assopita /nel chiaro mattino /come giovane donna /che un bacio ridesta, /di più l’amavo /allora che nascondeva /nella veste dimessa/ una Venere acerba.
Nel 1996 Bergamini pubblicò “L’archivio preunitario del Comune di Viareggio”. E’ la sintesi del lavoro, svolto a partire dal 1968 e durato almeno dieci anni, per riordinare ed inventariare tutte le carte che facevano parte dell’archivio comunale preunitario: cioè dell’elenco delle scritture della Vicarie, Comunità e Governatorato (come specificato in una apposita tavola), che va dal 1616 al 1870. Come specifica Bergamini “Per facilitare agli studiosi la ricerca dei documenti ho ritenuto opportuno premettere ad ogni serie alcune notizie relative ai periodi storici in cui furono emesse le scritture, agli organismi politico-amministrativi, alla natura dei registri, dei mazzi e delle carte che compongono la serie stessa.”
Oltre che autore di numerosi scritti riguardanti la storia viareggina e versiliese, Bergamini ha realizzato documentari audiovisivi di storia contemporanea e di costume. Ha inoltre collaborato a vari programmi radiotelevisivi di emittenti private, in particolare raccogliendo un caloroso successo con la trasmissione “Viareggio racconta”. Ha partecipato, insieme a Mario Tobino, alla rubrica della Rai “Radio anch’io”. Bergamini morì il 28 dicembre 2004, portato via da un tumore, con il quale aveva convissuto per tanti anni.
Dal 2005 gli è stato intitolato il Centro Documentario Storico. Per sua volontà le sue carte personali sono state raccolte e, inventariate a cura di un Comitato diretto dal prof. Stefano Bucciarelli, donate al Centro; il corpo della donazione consta di numerosissimi fascicoli intestati a personaggi della storia viareggina, volumi, appunti, rassegna stampa.
Nonostante Bergamini fosse solito dichiarare di non voler essere definito uno storico, ma piuttosto un cultore di memorie locali, egli ha dato un contributo unico ed originalissimo alla valorizzazione della storia e della cultura della città, tanto da essere citato nel libro di Mario Tobino, suo fraterno amico, nel romanzo Sulla spiaggia e di là dal molo (1966), nel capitolo Come faremo a dire tutto, con questa puntuale immagine: “Bergamini che per primo ci disse il nerbo delle storie marine”.
Niclo Vitelli( 1954) è stato Segretario della Federazione del Pci della Versilia,
Consigliere Comunale e Assessore a Viareggio, Presidente del Festival Pucciniano
negli anni Ottanta e ha fatto parte successivamente del Consiglio di Indirizzo della
Fondazione Festival Puccini di Torre del Lago, Capogruppo del Pci al Comune di
Seravezza e Consigliere dell’Associazione Intercomunale Versilia, Dirigente alle
Relazioni Industriali al Cantiere Navale Sec di Viareggio, responsabile del CTL di
Legacoop nella Provincia di Lucca, responsabile di Lega Pesca Toscana, responsabile
delle politiche concertative di Legacoop Toscana fino al Luglio 2019 e attualmente
ricopre l’incarico di Presidente del Comitato dei Garanti nazionale di Legacoop. Nel
1995 con Pezzini Editore ha pubblicato il Libro ‘C’eravamo tanto amati’, nel Luglio
del 2016 con Edizioni Clichy-Firenze Leonardo Edizioni ha pubblicato il libro ‘Un
bel dì vedremo-Il Festival di Giacomo Puccini. Cronaca di un’incompiuta’ e
nell’aprile 2021 con Cinquesensi Editore ha pubblicato il libro ‘Hop Frog Futuro
anteriore’. Vive a Piano di Conca nel Comune di Massarosa.