GRAVISSIMA DECISIONE DA PARTE DELLA REGIONE TOSCANA: nominerà 5 cittadini per decidere il riconoscimento della proprietà privata del Monte Altissimo? Cipit  insorge chiedendo il rispetto della legalità.

Informiamo la cittadinanza e tutti quanti hanno a cuore e seguono la vicenda degli Usi Civici della Montagna di Seravezza e il tentativo in atto di cedere definitivamente la proprietà del Monte Altissimo e del Monte Pelato al privato Henraux spa, di una gravissima decisione che la Regione Toscana sta per porre in atto. Il 2 Luglio la Corte d’Appello di Roma Sezione Speciale Usi Civici ha ordinato alla Regione di nominare i rappresentanti delle frazioni montane affinchè possano essere rappresentati nel procedimento di secondo grado in corso presso la Corte.

Il procedimento si è avviato a seguito dell’opposizione dell’Henraux spa alla decisione del Commissario degli Usi Civici per Lazio Toscana e Umbria che con la sentenza n.39/2020, Giudice Catalani, aveva definito l’azienda di Querceta “occupante senza titolo alcuno” di numerose particelle catastali sul Monte Altissimo e il Monte Pelato e di “natura collettiva e non privata e da reintegrare al patrimonio degli aventi diritti naturali di Seravezza” quelle terre. Si tratta di parte vastissima del territorio comunale, comprendente le Cave delle Cervaiole  sul quale il privato estrae marmo da decenni. La Corte ha rilevato un potenziale conflitto d’interessi tra il Comune di Seravezza e i cittadini residenti nelle frazioni della montagna. Il Comune ha sottoscritto una proposta di conciliazione, avvallata dalla Regione,  con la quale riconosce le pretese di proprietà privata vantate dall’Henraux spa.

La Corte ha rilevato anche l’assenza dell’ASBUC, costituita con Decreto Regione Toscana n. 3277 del 30 Luglio 2012, nel procedimento: assenza dovuta al fatto che questo organismo non è stato rieletto nonostante le numerose richieste che in questi due anni sono state rivolte alla Regione.  La Corte nella sua ordinanza ha fatto riferimento ai fondamenti giuridici relativi alla legislazione sugli usi civici. In particolare al Regio Decreto n. 332 del 1928, che a quell’epoca, a fronte della ipotesi di conflitti d’interessi tra comune e comunità prevedeva che la Provincia nominasse da 3 a 5 rappresentanti dei cittadini per poter rappresentare gli interessi della popolazione.

Abbiamo appreso, da un’informativa che il Presidente Giani ha rimesso alla nostra attenzione in risposta all’ennesima richiesta di provvedere alle elezioni democratiche dell’organismo non rinnovato dal 2017, l’intenzione di applicare alla lettera una legge promulgata in periodo fascista con la nomina di una “speciale rappresentanza” composta da 5 cittadini.  Il Regio Decreto n. 332 del 1928, pur essendo riconosciuto dalla giurisprudenza un punto di partenza fondamentale per la disciplina degli usi civici, è stato oggetto di modifiche rilevanti,  con numerose revisioni e integrazioni, per il suo  allineamento all’ordinamento repubblicano.

A nostro avviso quindi non può essere considerata una norma isolata e non può assolutamente prescindere da una interpretazione e applicazione conforme ai principi costituzionali e alle leggi dello Stato. L’applicazione del dettato di legge pertanto non può ignorare né la Legge nazionale 278 del 17/04/1957e tantomeno le  leggi regionali 23 maggio 2014, n. 27 e quanto determinato con il Decreto del Presidente della Giunta Regionale 21 aprile 2015, n. 52/R. Con le quali la stessa Regione Toscana, per mandato derivante da leggi della Repubblica, ha da tempo definito procedure e criteri per la rappresentanza delle comunità naturali invocata dalla Corte d’Appello di Roma. Il Regio Decreto citato è stato ricondotto obbligatoriamente all’ordinamento dello Stato Italiano e al posto di nomine di stampo autocratico prevede elezioni democratiche. 

Abbiamo pertanto contestato formalmente al Presidente Giani e all’Assessore Saccardi questo  inaudito percorso che la Regione intende avviare. E denunciamo che dietro a questa bizzarra scelta, che non esitiamo a definire politicamente scellerata,  si celi una implicita volontà politica di far passare l’accordo di privatizzazione delle Montagne di Seravezza senza sottoporlo come previsto alla volontà popolare.

Abbiamo ricordato al Presidente Giani che presso il Tar e presso il Commissario degli Usi Civici sono stati aperti da volenterosi cittadini della montagna, procedimenti dei quali, come ricordato dallo stesso Tribunale Ammnistrativo della Toscana, la  Regione, pur desiderando da parte loro che l’accordo conciliativo tra Henraux Spa e Comune vada in porto debba necessariamente “tenere conto – ndr: per arrivare al varo dell’accordo —  anche del contenzioso più recente proposto dai ricorrenti davanti al Giudice speciale degli usi civici” e a tutt’oggi pendente.  Sui citati  contenziosi il Giudice deve ancora pronunciarsi: principalmente sul gravame del conflitto d’interesse insorto tra Comune e cittadini,  ma anche sul fatto che la Regione non ha mai provveduto alla ricostituzione del legittimo organo amministrativo di rappresentanza dei cittadini della Montagna di Seravezza. Nella nostra nota indirizzata a Giani non abbiamo mancato, al fine di segnalare l’assurdità giuridica e politica della decisione della Regione,  che in Italia non esistono precedenti di applicazione letterale della norma fascista e quindi neppure procedure. Pertanto come intenda la Regione soddisfare la sua tentazione di nomina autarchica è ad oggi un mistero. 

Abbiano chiesto al Presidente se intende fare una “ Un’estrazione a sorte? –  come nei quiz televisivi? –  Una nomina su una rosa di candidati? In questo caso proposti da chi e a che titolo di rappresentanza della popolazione da rappresentare? Hanno valutato gli Uffici e gli Amministratori Regionali in quale posizione verrebbero a collocarsi costoro di fronte all’intera comunità?”.   La volontà politica della Regione di negare il diritto della comunità di essere chiamata ad esprimersi democraticamente è inoltre negata anche dalla sentenza della Cass. 11 febbraio 1974, n. 387, dove è stato affermato che la rappresentanza negoziale della collettività̀ in caso di ipotesi di conciliazione spetta all’intera comunità e doverosamente, come in questa circostanza invece si nega, essa deve essere chiamata a pronunciarsi.

Qualora la Regione Toscana intendesse proseguire in questa triste vicenda -persino farsesca, se non fosse anche profondamente ingiusta- è impossibile escludere ulteriori e nuovi procedimenti legali o altre legittime azioni in ogni sede competente a giudicare l’operato dei pubblici amministratori.     

C.I.P.I.T. Il Presidente- Rosario Brillante

C.I.P.I.T.  

Comitato Indipendente per la Trasparenza, l’Informazione e la Partecipazione

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