Notizie positive e negative per l’economia del nostro paese dai dati Banca d’Italia: LE BANCHE PERO’ SEMPRE PIU’ LONTANE DA FAMIGLIE E IMPRESE.

Scrive giustamente il Prof: Alessandro Volpi dell’Universita’ di Pisa: ‘il sistema bancario sta separandosi dalle condizioni dell’economia reale del nostro Paese’: questa e’ una grave questione in un sistema bancocentrico come il nostro, ma ora vediamo i dati. Si registra una frenata dell’inflazione che si arriva a prevedere arrivera’ all’1,3%, assistiamo ad una ulteriore crescita occupazionale, ma con un PIL che aumentera’ nel corso del 2024 meno dell’1%. Alla vigilia della presentazione del DEF da parte del Governo abbiamo le rilevazioni aggiornate di Banca d’Italia.

Le notizie positive per l’economia vengono dal fronte dell’inflazione attuale e previsionale e dalla crescita importante delle unita’ occupate, specie a tempo indeterminato (resta purtroppo sempre il tema negativo dell’occupazione giovanile). L’elemento di maggiore preoccupazione e’ il misero aumento del PIL che le stime vedono in crescita limitata inferiore all’1% annuo. La crescita del prodotto interno lordo favorita dalla sperabile attuazione dei piani PNRR sconta una ridotta propensione agli investimenti produttivi da parte delle imprese industriali.

Solo gli investimenti privati e pubblici costituiscono la premessa per la ripresa del fatturato dell’azienda Italia ed una nuova creazione di ricchezza. Su questo fronte svolgono un ruolo importante, anzi decisivo lee banche. Nel primo trimestre 2024 gli impieghi bancari a favore delle PMI flettono ulteriormente rispetto al gia’ negativissimo dato del 31/12/2023 8 meno 55 miliardi di impieghi pari ad un 7,7% , fra le grandi Banca solo MPS ha aumentato lo stock dei finanziamenti alle imprese. E non si dica che ‘il cavallo non beve’ non e’ vero che le aziende non chiedono affidamenti a medio/lungo termine alle banche.

Sono al contrario le banche che, con le sole eccezione delle banche Fintech e quelle di credito cooperativo, sono ferme con le erogazioni dei finanziamenti finalizzati anche se permangono le GARANZIE PUBBLICHE MCC e SACE. Manca DAVVERO UNA POLITICA DEL SISTEMA BANCARIO CHE NON SIA IL PERSEGUIMENTO DEI DIVIDENDI FINANZIARI, ma senza un rapporto stretto e positivo tra credito e sistema produttivo, specialmente con le PMI e questo e’ un atteggiamento sbagliato e molto pericoloso per il nostro Paese.

Le banche italiane registrano un incremento dei profitti del 42% mentre il credito concesso nello stesso periodo si e’ ridotto di 55 miliardi e dai conti correnti sono stati prelevati oltre 150 miliardi per evitare un indebitamento divenuto troppo costoso. La BCE paga alle banche il 4% mentre il rendimento medio che gli Istituti forniscono ai loro depositanti e’ ben al di sotto dell1%. Altro che limitare l’inflazione, si rischia in questo modo di andare in recessione mentre oltretutto i soggetti che non soffrono sono solo e soltanto le grandi industrie (meno del 5% dell’intero tessuto produttivo del Paese). Le banche Italiane piu’ importanti per dimensione e quota di mercato, dopo aver visto tonificare i propri bilanci dalla crescita del margine di interesse (oltre 40 miliardi complessivi) rimangono sostanzialmente sorde o comunque poco disponibili alle richieste di credito delle PMI.

L’attivita’ preferita nel 2023 e all’inizio del 2024 e’ stata strettamente finanziaria, giudicata meno rischiosa e piu’ profittevole, e la situazione oggettiva e’ ben espressa dai dati ufficiali di BANKIT e A.B.I. L’unica banca, tra le grandi, che vede crescere gli impieghi -anno su anno – e’ MPS, le altre hanno tutte dati con segno meno e l’assistenza viene fornita solo alle grandi imprese. In questo quadro preoccupante per lo sviluppo che ‘attende’ Governo e autorità monetarie non possono continuare ad essere solo spettatori.

Se l’economia non cresce anche il bilancio dello Stato ne soffre ( e si tagliano servizi pubblici essenziali)  quindi soffre la parte piu’ debole della societa’, quella a reddito fisso, dove l’inflazione ha gia’ prodotto i  guasti di una diminuzione effettiva dei redditi reali di lavoratori dipendenti e pensionati. Se, concludendo, non si favorisce un processo di creazione e di redistribuzione della ricchezza nazionale le conseguenze negative si riverberano inevitabilmente sulla parte piu’ debole della societa’ con pregiudizio delle condizioni sociosanitarie che allargano pericolosamente le disuguaglianze gia’ presenti.

O l’ascensore sociale funziona e crea le condizioni di un possibile avanzamento che stimola l’iniziativa individuale oppure si favorisce un avvitamento economico che mettera’ sempre piu’ in discussione un modello di garanzia, sussistenza e resilienza che puo’ generale anche negatività sul piano della convivenza civile e democratica del nostro Paese.

di GIANFRANCO ANTOGNOLI CONCREDITO

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