Un invito a non esagerare.
Dopo le esternazioni con le quali il Presidente Giani ha fornito la sua interpretazione autentica dello scopo ultimo del convegno che di recente si è tenuto a Gorfigliano, sul rapporto tra Parco delle Apuane e attività estrattive, ecco che ad esse si aggiunge l’azione da “spin off” del Cosmave. Già le prime avevano suscitato un vasto coro di sorpresa, divenuto poi di disappunto e infine di molteplici contrarietà. Ignorarle non sarebbe cosa saggia per la politica locale e toscana. La partita in corso però va resa comprensibile ai comuni mortali.
Si tratta semplicemente della richiesta avanzata dalla potente lobby degli estrattori del marmo (venditori di blocchi grezzi e fortuiti semilavorati o benefattori del territorio?) di occupazione proprietaria e di controllo dei giacimenti marmiferi delle Alpi Apuane dell’estremità settentrionale della Toscana, ad est del fiume Serchio, in Garfagnana, e fino alla riviera Apuana e della Versilia. Epica in questo senso la marcia dell’Henraux Spa, assecondata dal Comune di Seravezza, per la privatizzazione definitiva del Monte Altissimo e del Monte Pelato: ad oggi ancora ostacolata da attesi pronunciamenti dei giudici competenti.
Si tratta di un compatto nucleo portatore di interessi privati, dotato di notevoli mezzi economici, supporti legali garantiti da costosi studi di prestigiosi avvocati (la professionalità ha, come è noto, un costo), e di capacità di influenza politica praticamente illimitata: oltre ad una grande capacità di influenza sui mezzi d’informazione. Il tutto si sviluppa in nome di una presunta sofferenza alla quale sarebbero, a loro dire, sottoposte le imprese locali dalla ingombrante presenza del Parco Regionale delle Alpi Apuane. Nel mentre nella vicina Carrara, fuori dal Parco, tutto, a loro dire, è consentito.
Ebbene, è un po’ di tempo che proviamo a ricordare a costoro che le cose non stanno come raccontano. Hanno fatto e disfatto, con un po’ di fatica magari, come meglio ritenevano. La distruzione del Pizzo di Falcovaia, lo svuotamento dall’interno del Monte Corchia, gli squarci del territorio a Stazzema sono lì a raccontarlo. Cosa è rimasto al territorio che distruggono oltre ai loro profitti? Pesano pure da soli il marmo che scavano e autodeterminano le tasse da pagare alle casse pubbliche.
Nel contempo i dati forniti nello stesso convegno di Gorfigliano hanno reso evidente che la fantomatica filiera produttiva,dal blocco al lavorato, quella per intenderci che doveva portare lavoro, benessere e salari in zona, non esiste, anzi si è ridotta notevolmente negli ultimi 20 anni. Stessa riduzione si presenta per gli addetti sia in cava che nei laboratori e, guarda caso, anche degli abitanti delle comunità dei paesi montani, in caduta netta da decenni, che dall’opera dei marmivori avrebbero dovuto trarre possibilità di non migrare altrove, come invece è accaduto e accade ancora.
A ciò aggiungere i danni al sistema carsico che fornisce acqua potabile a decine di migliaia di cittadini è cosa superflua. E lo è anche il danno idraulico della marmettola che, motu proprio, impunemente si sversa nei fiumi per raggiungere il mare e aumenta il rischio idraulico per i territori che questi attraversano.
Che piaccia o no le cave sono all’interno del perimetro del Parco, che si badi bene, non è un soprammobile da mostrare bensì quella vasta area, di grande valore naturale e ambientale, che caratterizza la qualità della vita di decine di migliaia di abitanti del nostro territorio: senza protezione, e già è di molto carente, la nostra stessa esistenza quotidiana sarebbe diversa. Se non proteggiamo il nostro equilibrio ambientale sarà comunque l’esistenza dei nostri figli a cambiare natura. E quando avverrà sarà di colpo.
Non è un caso se le nostre Alpi Apuane fanno parte della Rete dei Geoparchi Unesco, della Rete Europea Natura 2000, di Zone a Protezione Speciale, con 10 siti di Importanza Comunitaria e sono sottoposte a vincoli legislativi nazionali e sovranazionali. Il che non ha impedito affatto ai cavatori di scavare: gli ha solo imposto regole che spesso appaiano disattese e controlli (pochi) che mal sopportano.
Tutto qua: vogliono mano libera facendo intendere che l’interesse di tutti corrisponde al loro. Per concludere da parte mia segnalo che il Presidente della Regione Toscana, se non erro, è il presidente dei toscani e non di un’associazione imprenditoriale: non può mancare, pena una sciagurata perdita di credibilità, di avere una visione complessiva.
Al Cosmave invece rivolgo un invito che in cuor mio so già che verrà disatteso: non esagerate. Ne voi e neppure i vostri sodali. Gli spazi che avete già conquistato sono superiori al dovuto. Provare a stravincere non è cosa buona e giusta. Anzitutto non è saggio.
di Rosario Brillante Presidente C.I.P.I.T. Seravezza
Niclo Vitelli( 1954) è stato Segretario della Federazione del Pci della Versilia,
Consigliere Comunale e Assessore a Viareggio, Presidente del Festival Pucciniano
negli anni Ottanta e ha fatto parte successivamente del Consiglio di Indirizzo della
Fondazione Festival Puccini di Torre del Lago, Capogruppo del Pci al Comune di
Seravezza e Consigliere dell’Associazione Intercomunale Versilia, Dirigente alle
Relazioni Industriali al Cantiere Navale Sec di Viareggio, responsabile del CTL di
Legacoop nella Provincia di Lucca, responsabile di Lega Pesca Toscana, responsabile
delle politiche concertative di Legacoop Toscana fino al Luglio 2019 e attualmente
ricopre l’incarico di Presidente del Comitato dei Garanti nazionale di Legacoop. Nel
1995 con Pezzini Editore ha pubblicato il Libro ‘C’eravamo tanto amati’, nel Luglio
del 2016 con Edizioni Clichy-Firenze Leonardo Edizioni ha pubblicato il libro ‘Un
bel dì vedremo-Il Festival di Giacomo Puccini. Cronaca di un’incompiuta’ e
nell’aprile 2021 con Cinquesensi Editore ha pubblicato il libro ‘Hop Frog Futuro
anteriore’. Vive a Piano di Conca nel Comune di Massarosa.