Questo articolo di Niclo Vitelli è stato pubblicato da Toscana Today in apertura di una rubrica dedicata al centenario dalla morte di Giacomo Puccini nel 2024.
Una decina di anni fa il Festival Pucciniano di Torre del Lago decise di proporre l’assegnazione del Premio Puccini a Olivia Stapp: non potendo garantire la sua presenza a Torre del Lago il 29 di Novembre di quell’anno, si stabilì di non farne niente, assegnando il premio ad un’altra cantante. E così, oggi, nell’elenco degli artisti insigniti del Premio Puccini manca Olivia Stapp.
D’altro canto il Premio si è alquanto involuto, modificando il suo originario regolamento molte volte e finendo per assegnare l’ambito riconoscimento, non più esclusivamente alle cantati che avevano interpretato le eroine pucciniane con grande talento, ma ad artisti -uomini e donne- diversamente impegnati nel canto lirico e non solo ( registi, scenografi, case discografiche, critici, direttori d’orchestra, televisioni), anche importanti e bravi, ma non sempre voci o esperienze professionali tipicamente pucciniane e certamente senza operare quella selezione rigorosa che era stata imposta dai creatori dell’iniziativa.
Olivia Stapp meriterebbe invece, proprio in occasione del centenario della morte di Giacomo Puccini, un grande riconoscimento e una iniziativa speciale. Olivia Stapp è stata una straordinaria cantante non solo per le eccelse doti musicali, per la tecnica, il colore, la qualità della sua voce, per un registro sonoro esteso e delicato ma anche e soprattutto per la eccezionale dizione, per la caratterizzazione di personaggi delle opere di Puccini e anche di quelli di altri musicisti.
Parlare di Minnie o della Principessa di gelo è parlare di Olivia Stapp per antonomasia.
Nella foto: Olivia Stapp in Turandot – Torre del Lago 1982-1983
A queste due donne protagoniste, in maniera del tutto peculiare e significativa, la cantante statunitense ha dato un’anima, proiettandole sul palcoscenico come nelle intenzioni di Giacomo Puccini: con tutto il carico di stati d’animo, comportamenti, movenze, ma anche scolpendole alla perfezione con la voce. La Minnie di Torre del Lago di Olivia Stapp -la donna del saloon, sola tra i cercatori d’oro, forte e debole al tempo stesso, segnata dalla speranza dell’amore ( “S’amavan tanto! Ah…Anch’io vorrei trovare un uomo e certo l’amore”), dal desiderio “di una via di lavoro e d’amore”e dalla cruda e dura realtà delle miniere e di quel selvaggio West- fu come resuscitata dalle partiture, quella sera della prima diretta dal maestro Gianluigi Gelmetti, con la regia di un altro grande protagonista dei primi passi del Festival, il maestro Renzo Giacchieri recentemente scomparso. Una testata giornalistica parlò allora di “una Minnie veramente eccezionale, forse, oggi unica”.
Nella foto:Olivia Stapp in Fanciulla del West- Torre del Lago 1979-1980
Così come, grazie alle intuizioni geniali di Sylvano Bussotti, allora consulente artistico a Torre del Lago, La Fanciulla del West, opera poco rappresentata e di scarso repertorio nei teatri nazionali ed esteri, tornò ad imporsi prepotentemente, con tutte le novità musicali che costituirono una cifra importante dell’innovazione musicale drammaturgica pucciniana. Così come perfetta fu nella Turandot diretta dal maestro Yury Ahronovich nel 1982.
Nella foto: Olivia Stapp in Turandot – Torre del Lago 1982-1983
Il percorso artistico di Olivia Stapp è vieppiù affascinante: cominciò a studiare canto soltanto in tarda età adolescenziale e non frequentò conservatori. Si avvalse di lezioni private continuando però a sognare un suo diverso avvenire. Poi, come a volte può succedere, un caso fortuito ricongiunse il destino recondito, chiuso nello scrigno segreto della vita, con la realtà: qualche insegnante, infatti, le consigliò di fare domanda per una borsa di studio Fulbright per studiare canto in Europa. La Stapp arrivò così a Roma dove mosse i primi passi nel canto lirico. Ancora una volta il caso fu galeotto: conobbe lì il futuro marito che era in vacanza in Italia e quindi lasciò il promettente avvio di carriera per dedicarsi alla famiglia trasferendosi a Berkeley. Ma non le fu possibile resistere a lungo al richiamo della Musa Euterpe e dopo poco tornò in Europa dove al Volksoper di Vienna e alla Deutsche Oper di Berlino, divenne una autentica prima donna come mezzosoprano: fu una Carmen incantevole ed emozionante, ma fu apprezzata anche in Cavalleria Rusticana, in Salomè, in Roberto Devereux, nel Console di Menotti. Il critico Elio Mainenti, in un articolo di molti anni or sono, scrisse che nelle opere come Salomè, Roberto Devereux o Anna Bolena, quando la Stapp non era impegnata nei ruoli principali, le prestazioni la appagavano in maniera minore tranne però quando “la protagonista non fosse Beverly Sills, la soprano regina d’America, e allora si poteva assistere, con piena soddisfazione, alla gara, se non allo scontro, di due regine.”.
Poi la nostalgia della famiglia la richiamò al nido: il suo rientro a Berkeley fu una scelta ancora una volta in controtendenza. Euterpe, si sa, non desiste mai dai suoi propositi e nell’ombra tesse le sue tele imbriglianti: forse, proprio perché è la più autorevole delle altre sue tante sorelle Muse, alla fine riuscì ad imporsi! Olivia Stapp, infatti, dopo il debutto all’Opera Comunale di New York, ritornò sui famigerati luoghi del delitto: in Europa. Nel 1975 avviò la carriera di soprano drammatico. Qualche critico cominciò a instillare il dubbio che potesse essere nata una nuova stella della lirica, rimanendo estasiato dalla sua Lady Macbeth, dal colore e dalla tensione drammatica della voce e, non da ultimo, dalla grande espressività del recitativo. Poi c’è l’Elektra di Strauss, l’Iris di Mascagni e in importanti e meno noti teatri italiani. Così come quasi leggendarie diventeranno la sua Norma e l’Anna Bolena e poi la Minnie, la Turandot, la Tosca e la Butterfly.
Che bello sarebbe la riproposizione di quella storica Turandot di Torre del Lago del 1982 sapientemente allestita, curata e messa in scena da Sylvano Bussotti con tanto di prove guidate aperte a migliaia di spettatori -giovani, lavoratori, scolaresche- che trovò tra i più consenzienti all’esperimento proprio lei, il tenore Ermanno Mauro e il maestro Ahronovich. Da nativa di Brooklyn quella iniziativa deve esserle rimasta talmente nel cuore che la Stapp non ha mai rinunciato a pensare a quei ragazzi che non hanno sperimentato il fascino coinvolgente di una serata di opera lirica: è stata quindi una importante attività della Stapp, oltre ad esibirsi sulle scene, quella di far conoscere ai giovani tutte quante le corde dell’Arte. Nella sua successiva esperienza dal 1991 fu infatti organizzatrice e manager della compagnia Walnut Creek e del Festival Opera californiano. E’ stato un suo prioritario e significativo impegno quello di stimolare i giovani cantanti a sottoporsi ad una accurata e meticolosa educazione e formazione. Una cosa che infatti non le è mai andata giù è che nel tritacarne della lirica “tante voci sembrano omogeneizzate”: ecco perché la Stapp privilegiava “quelli che curano l’espressività e non solo la tecnica, perché i cantanti “possano affinare la propria arte e crescere” evitando, come purtroppo succede ormai molto spesso, che giovani anche talentuosi dopo poco tempo di apparizione “finiscano nei centri commerciali” come addetti alle vendite o a “far caffè nei bar”.
Nella foto: Olivia Stapp in Turandot – Torre del Lago 1982-1983
Torre del Lago dovrebbe trovare il modo di omaggiare questa grande cantante ma anche questa donna eccezionale a cui quello che voleva e poteva essere un Festival di Puccini deve moltissimo. Non solo per averla avuta protagonista per più stagioni ma soprattutto per aver contribuito a far conoscere quello che, se gestito e guidato sulla strada tracciata, avrebbe potuto divenire uno dei più importanti Festival d’autore a livello mondiale. Della Stapp non possono non essere ricordate le sue performance a Cagliari per Katiusha nella Resurrezione o alla Sagra Umbra nel ruolo di Elektra in Idomeneo, per la Sinaìde in Mosé o al teatro di Trieste nell’Arianna di Dukas. Una Primadonna in assoluto, dunque, con un repertorio che si spingeva ad abbracciare le opere di Wagner e di Strauss, di Respighi, di Mozart, Verdi, Puccini, Mascagni, Donizetti, Bellini, Bizet e di tanti altri ancora, comprendendo ben ottanta titoli nel suo repertorio.
Se scorriamo le cronache e le recensioni dell’epoca ricorrono spessissimo gli aggettivi: perfetta, completa, stupenda, seducente, eccellente, straordinaria, in grado di affrontare qualsiasi tessitura, mezzi vocali impavidi ed efficienti, donna di grande temperamento, capace di cantare in italiano e in tedesco meravigliosamente… e potremmo continuare ancora occupando molto spazio.
Nella foto: Olivia Stapp e il Maestro Marco Armiliato Viareggio Villa Borbone 1991
E’ vero che le fu assegnato il premio “Vissi d’arte” nel 1991, premio creato dal Circolo Amici della lirica di Torre del Lago e conferito negli anni ad altre interpreti importanti nazionali ed internazionali. Come ricorda Danilo Chiucini il premio “Vissi d’Arte” alla Stapp fu assegnato in virtù del “…grande successo di critica e di pubblico avuto per La Fanciulla del West e la Turandot a Torre del Lago ed inoltre per quello ottenuto a Pisa nella Tosca con la regia di Gigi Proietti”. Al di là del merito di una iniziativa di un circolo di appassionati, come ben si può comprendere, ciò che manca, ben più rilevante, è il riconoscimento all’artista da parte del Comune di Viareggio o della Fondazione Festival Puccini.Quellasera, comunque, tra i maestosi pini e nel silenzio più arcano che circondava Villa Borbone, risuonarono gli acuti svettanti e la trama dolce dei passaggi, dalle coloriture vocali forti al progressivo sovvenire dei pianissimi di Olivia Stapp, accompagnata per l’occasione al pianoforte dal maestro Marco Armiliato. La città di Viareggio, dunque, dovrebbe ripianare il debito ancora del tutto pendente con l’artista: ma forse in debito con lei è anche lo Stato Italiano e non di poco si tratta!
Riproponiamo ai nostri lettori alcune registrazioni dal vivo dalle quali ci si può rendere conto, più di un modesto articolo come questo, della grandezza di Olivia Stapp. Non abbiamo video-registrazioni disponibili che, meglio ancora dei sonori, potrebbero far piazza pulita di qualche residuo dubbio o di qualche ritrosia a considerare la cantante statunitense tra le grandi voci e tra le maggiori talentuose cantanti liriche del periodo. Non ricollocare adeguatamente Olivia Stapp tra le protagoniste pucciniane che hanno fatto la storia, che hanno contribuito a quell’irradiamento del Festival a cui pensava Sylvano Bussotti e a far crescere la manifestazione nei luoghi pucciniani per eccellenza, destando un grande interesse ed entusiasmo nazionali ed internazionali, è una grave mancanza. Non tener conto di tutto ciò sarebbe, per dirla con Giacomo Puccini non come la cacca di Lucca ma, invero, proprio una grave pecca! E poi, diciamolo con franchezza, non avere nell’albo delle cantanti premiate il nome di Olivia Stapp è come aver organizzata una visita in Vaticano escludendo la cappella con il Giudizio Universale di Michelangelo!
Nella foto: a Olivia Stapp il premio “Vissi d’arte” -Viareggio Villa Borbone 1991
Un ringraziamento a Danilo Chiucini che ha messo a disposizione i sonori e ha consentito di utilizzare il suo importante e preziosissimo archivio discografico, di libri e di foto. Danilo Chiucini negli anni ha raccolto, accumulato e conservato con amore e saggezza una enorme quantità di testimonianze liriche ed è riuscito a costruire il suo prezioso archivio seguendo gli impulsi e la curiosità propri di un grande esperto di voci, di musica e frequentatore di teatri lirici fin da ragazzo. Presidente per 20 anni del “Circolo Musicale G. Puccini” di Viareggio, ha fatto parte per 11 anni del CDA nella Fondazione Festival Pucciniano di Torre del Lago. Ha pubblicato un libro uscito in occasione del centenario di Madama Butterfly, dal titolo “Le Signore Butterfly” assieme al critico musicale Lisa Domenici e curato la discografia e iconografia di un’altra pubblicazione dal titolo “Kruceniski Karola”. Infine ha contribuito a molte incisioni storiche con i vecchi dischi 78 giri, alla riedizione di numerosi CD di grandi interpreti e ha collaborato con radio e televisioni private. E’ possibile seguire le sue attività sul sito: Opera 78 giri-Collezionismo e recensioni sull’opera lirica
Prima – La Fanciulla del West – “Laggiù nel soledad”
reg. a TDL il 9-8-1079
Seconda – Iris –“La piovra”
reg. al Teatro G.Verdi di Pisa il 17-3-1976
Terza – Macbeth –“Ambizioso spirito…vieni t’affretta”
reg. al Teatro Margherita di Genova il 24-4-1986
Quarta – Turandot –“In questa reggia…”
reg.a Torre del Lago Puccini il 6 Agosto1983
Quinta – A, Chenier – “La mamma morta”
reg. Concerto a Torre del Lago l’ 8-8-1982
Niclo Vitelli( 1954) è stato Segretario della Federazione del Pci della Versilia,
Consigliere Comunale e Assessore a Viareggio, Presidente del Festival Pucciniano
negli anni Ottanta e ha fatto parte successivamente del Consiglio di Indirizzo della
Fondazione Festival Puccini di Torre del Lago, Capogruppo del Pci al Comune di
Seravezza e Consigliere dell’Associazione Intercomunale Versilia, Dirigente alle
Relazioni Industriali al Cantiere Navale Sec di Viareggio, responsabile del CTL di
Legacoop nella Provincia di Lucca, responsabile di Lega Pesca Toscana, responsabile
delle politiche concertative di Legacoop Toscana fino al Luglio 2019 e attualmente
ricopre l’incarico di Presidente del Comitato dei Garanti nazionale di Legacoop. Nel
1995 con Pezzini Editore ha pubblicato il Libro ‘C’eravamo tanto amati’, nel Luglio
del 2016 con Edizioni Clichy-Firenze Leonardo Edizioni ha pubblicato il libro ‘Un
bel dì vedremo-Il Festival di Giacomo Puccini. Cronaca di un’incompiuta’ e
nell’aprile 2021 con Cinquesensi Editore ha pubblicato il libro ‘Hop Frog Futuro
anteriore’. Vive a Piano di Conca nel Comune di Massarosa.