DALLA PROPOSTA DI AFFONDAMENTO DI UN VECCHIO PESCERECCIO PER UN’AREA DI RIPOPOLAZIONE MARINA ALL’INSABBIAMENTO BUROCRATICO!

Succede a Viareggio e in Toscana

Se cinque anni vi sembran pochi! Sono quelli passati dall’Associazione Maestri d’Ascia e Calafati per riuscire a far riconoscere il loro progetto: semplice e utile sotto tutti i punti di vista.

Si tratta di un affondamento di un vecchio peschereccio di ventitré metri che attualmente si trova nel porto di Viareggio. Il Versilia- così si chiama la barca-  fu immatricolata nel 1964, ha lavorato per decenni portando pesce sulla tavole e nelle pescherie locali  ed è l’ultima imbarcazione da pesca in legno costruita da un cantiere viareggino,  i F.lli Codecasa.

L’armatore del peschereccio Francesco Sciortino

Perché é  nata questa idea di sostituire la demolizione con l’affondamento? Questa idea-progetto nasce per consentire di avere un’area di ripopolamento marino. E’ stimato- dicono i promotori – che dopo circa due mesi dall’affondamento inizierebbero a ricostruirsi le prime colonie di pesci. Il progetto inoltre aprirebbe la possibilità di aggiungere un’ulteriore attrazione turistica  per consentire visite organizzate e immersioni subacquee e costituirebbe un reale disincentivo ed ostacolo alla pesca illegale. Tanti sono dunque i lati positivi della proposta.

Ma la realtà è un’altra: dietro le parole di apprezzamento e le entusiastiche rassicurazioni da cinque anni  siamo entrati nel labirinto della burocrazia, nei cunicoli di enti e istituzioni che fanno lo scaricabarile l’uno con l’altro, senza riuscire ancora ad identificare quella struttura competente e in grado di poter esaminare la proposta, verificarne la fattibilità anche coordinando la raccolta di ispezioni e pareri e poter esprimere un via libera o una motivato diniego.

Lino Rossi—Presidente dell’Associazione Maestri d’Ascia e Calafati assieme al Segretario Alessandro Lombardi e all’armatore  Francesco Sciortino hanno ricostruito i passaggi che sono stati attivati senza nessuna soluzione. La lettera all’Arpat che ha risposto che non é  di loro competenza, alla Regione Toscana e ai suoi vari Uffici con risposte non pervenute al mittente. La Capitaneria di Porto si è dichiarata disponibile ad esaminare e visionare il progetto che però, dicono dall’Ente marittimo, ancora non é stato presentato. Servirebbe una Conferenza dei Servizi ma soprattutto un Ente competente che assumesse l’iniziativa della sua convocazione. Ma pare che tutti si facciano scudo affermando: “non spetta a me ma ad altri” .

A chi spetta l’onere del coordinamento e dell’avvio di un percorso di formale valutazione autorizzativa?Questo è il problema!” avrebbe sussurrato Amleto insinuando il suo celebre dubbio: essere o non essere? Si rimane così nella nebbia più fitta senza che nessuno si renda visibile accendendo i suoi fari.

Anzi la situazione sembra precipitare su un altro versante. Infatti dopo cinque anni di permanenza nel porto la Capitaneria sollecita a trovare una soluzione entro il 24 di Marzo prossimo, in assenza della quale l’armatore sarebbe costretto a mettere in banchina la barca togliendola dall’acqua e probabilmente a procedere alla sua demolizione. E dire che l’Associazione ha individuato pure una proposta di sito per l’affondamento ricorrendo ai servizi della Lenci sub: un’area a tre miglia dalla costa, con fondale idoneo in corrispondenza della Marina di Levante.

Cinque anni di attesa per saper se il progetto può essere concretizzato e per avere un interlocutore di riferimento. Mancano ormai pochi giorni alla data fissata dalla Capitaneria per una decisione o quanto meno per l’avvio di un iter formale di esame da parte di un ente o di una Istituzione.

E mentre scorrono le ore il dubbio pare si trasformi in certezza: non quella sperata e richiesta dall’Associazione ma quella più italiana di tutte: lasciare che il logoro consueto prevalga sulla creatività propositiva, costruttiva e sull’impegno volontario .

E così si raggiunge l’obbiettivo con una semplicità mortificante: lasciare che trascorrano i tempi senza che nessuno assuma una responsabilità, assuma l’onere di una risposta. E’ la prassi nota e consolidata che metterebbe sulla bocca di un moderno Conte di Lampedusa non il classico cambiare tutto perché tutto resti come prima in non cambiare niente affidando tutto alla burocrazia. Il risultato è garantito e senza che ci sia un responsabile visto che ognuno dei soggetti titolati si mette l’anima in pace con il non spettava a me , non era di mia competenza, non ero abilitato né autorizzato  a prendere iniziative.

Non ci si lamenti poi se le cose in Italia vanno sempre peggio e se i cittadini sono apatici, corrono lontano da qualsivoglia impegno e si allontanano dalle istituzioni e dalla politica che giustamente individuano come le cause di molte disgrazie! La più grande delle quali è senza dubbio preservare e mantenere lo status quo.

Istituzioni se ci siete alfine battete un colpo!

di Niclo Vitelli

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