La situazione è questa: dal 2002 al 2021 l’indice di vecchiaia è passato da 131 a 182 contro un indice di natalità che è passato rispettivamente da 9,4 a 6,6. In Italia oltre il 23% della popolazione appartiene alla fascia degli over 65 anni e la prospettiva è in aumento.
All’alba del nuovo DDL Anziani che sarà approvato in via definitiva entro il 31 Marzo – come sostiene il viceministro delle Politiche Sociali Maria Teresa Bellucci – siamo di fronte a un futuro che si prospetta nuovo e rivoluzionario, ma che porta con sé molte perplessità e riflessioni.
Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Commissione per la Riforma dell’assistenza sanitaria socio-sanitaria della popolazione anziana, ha riportato un quadro della realtà sociale nella quale stiamo vivendo molto chiaro: “Siamo nell’età della prima generazione degli anziani di massa. Per la prima volta nella storia del nostro paese stiamo dando a una generazione di 14 milioni di anziani l’attenzione di un pensiero critico, economico, politico e spirituale.”
Molti decreti legislativi saranno ancora da scrivere per definire il percorso sulla riforma degli anziani. Siamo nella Missione 5, componente 2 “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore” Sottocomponente “Servizi sociali, disabilità e marginalità sociale” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Siamo dentro a un mondo grande. Un mondo di persone anziane, di fragili, di disabili, di malati. Siamo di fronte a una ridefinizione degli spazi di cura (RSA, ospedali di comunità, strutture sanitarie), ad una ribalta dell’assistenza domiciliare integrata per permettere all’anziano di vivere, fino al massimo delle sue possibilità, all’interno del proprio nucleo familiare, nel proprio ambiente, nella propria vita di sempre. Per fare questo, l’obiettivo è la promozione e il sostegno “dell’invecchiamento attivo”.
Ci vorranno anni per vedere i frutti di questo nuovo paradigma, ci vogliono tanti investimenti oggi per poterlo realizzare e ci vogliono soprattutto volontà e cultura in senso esteso, penso io, per poter veramente vivere al meglio la terza età in prospettiva futura.
Siamo il secondo paese al mondo più longevo dopo il Giappone ma la nostra qualità della vita non va di pari passo con la longevità. Anzi. Solo nelle RSA gli anziani non autosufficienti hanno una media di 7-8 patologie. Ha senso vivere tanto a lungo se poi siamo malati e/o non più autosufficienti? Me lo chiedo da anni, perchè vivo in prima persona questa realtà.
Come mi chiedo come si possano sostenere dei costi così alti per garantire un’assistenza socio-sanitaria al proprio familiare anziano e non autosufficiente che ha bisogno di assistenza in una struttura. Privatamente una degenza mensile costa circa 3000,00 Euro. Senza considerare le spese extra personali, per i farmaci non mutuabili e materiali per medicazioni (anche avanzate). Se è previsto il contributo della ASL la cifra scende a circa la metà, ma le tempistiche spesso sono lunghe e incerte. La Regione Toscana, a partire dal 1 Gennaio 2023, ha stanziato 0,68 cent/Euro a sostegno della quota sanitaria e trattative sono in corso con i Comuni della Versilia per trovare un accordo che possa almeno raggiungere l’importo massimo di compartecipazione fissato dalla Regione nel 2016.
La nuova riforma propone di incentivare le RSA ad offrire l’intero spettro dei servizi del continuum tra domiciliarità e residenzialità, di accreditarle – secondo precisi criteri – come strutture di transizione (ospedali di comunità) e agire nel territorio, nelle aree interne e soprattutto nei piccoli comuni, per diventare centri multiservizi e poter rispondere alla molteplicità della domanda.
Leonardo Palombi, segretario della Commissione per la riforma dell’assistenza agli anziani, ha evidenziato come la diffusione dell’assistenza domiciliare (ADI) sia ancora poca e distribuita in modo molto disomogeneo tra Nord e Sud. Nel 2021, in Italia 403.003 persone over 65 hanno usufruito di questo servizio, sono meno del 2,9% del totale mentre 2,8 milioni di anziani over 75 vivono a casa con gravi problemi motori, compromettendo le attività fisiche e strumentali della vita quotidiana.
Molto si sta dibattendo tra il ruolo delle RSA e le criticità della domiciliarità. Dove sia più giusto destinare i fondi è difficile dirlo. Franco Zaffini, senatore di Fratelli d’Italia e organizzatore del convegno, ha dichiarato che le risorse per la riforma sono un problema ma che questo DDL “mette a sistema e razionalizza percorsi di spesa ora divisi in mille rivoli” e che si impegnerà ad aggiungere risorse a questo comparto, fin dal Documento di Economia e Finanza (DEF).
La realtà è che questa prima nuova generazione di anziani di massa sarà chiamata a sperimentare a breve nuovi modelli assistenziali tutti da validare. Come diceva un famoso slogan “prevenire è meglio che curare”, confido allora che si possano creare contestualmente anche nuovi modelli per sensibilizzare le nuove generazioni (partendo dai bambini) verso stili e comportamenti di vita più salutari, per arrivare veramente all’obiettivo dell’invecchiamento attivo.
Stile di vita caotico, stress, preoccupazioni, cattiva alimentazione, scarsa attività fisica, indebolimento cognitivo dopo l’avvento dell’era digitale e tecnologica sono tra le principali cause dello sviluppo delle malattie neurodegenerative e croniche non trasmissibili (malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche, diabete, problemi di salute mentale, disturbi muscolo scheletrici). Oggi siamo testimoni che aumentano le malattie e i costi, sia per le persone che per il SSN che, a sua volta, non riesce ad avere sufficienti capacità economiche e organizzative per gestire tutto questo.
Chi ha tempo, non aspetti tempo.
Mi chiamo Claudia Cinquini, ma tutti mi chiamano “la Claudina” perchè sono formato Bonsai. Sono una ragazza digitale classe 1985, infatti mi sono laureata in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Il mio sogno era rendere i contenuti digitali belli, semplici e comunicativi per gli utenti del web, poi il destino mi ha portato altrove.
Dal 2011 lavoro in una RSA, ho conseguito un Master di I livello in Management per le funzioni di coordinamento nell’area delle professioni sanitarie e adesso sono Coordinatrice in questo piccolo mondo. L’attenzione alla cura, alla salute e al benessere psico-fisico probabilmente erano già dei semi dentro di me e questo lavoro è stato il terreno giusto per farli germogliare. Sono anche Facilitatore Mindfulness e diplomata presso l’Università Popolare di Scienze della Salute, Psicologiche e Sociali come Consulente in Scienze Naturopatiche. Mi piacerebbe poter diffondere consapevolezza e informazione verso stili di vita più sani e orientati al benessere inteso in senso olistico, una fusione armonica di tutte le componenti della vita di una persona: quella biologica, psichica, sociale e spirituale per questo ho creato Live Mindfully, dove cerco di condividere le mie conoscenze e la mia visione.