RIFLESSIONI SULLE PRIMARIE E SULL’ ELEZIONE DI ELLY SCHLEIN A SEGRETARIA DEL PD. IL CONTRIBUTO DI ALESSANDRO CERRAI
Così ha commentato la vittoria alle elezioni Primarie per la segreteria nazionale del PD, Elly Schlein. Il circuito mediatico di cui fanno parte, parlando solo tra loro nei salotti romani, giornalisti e dirigenti politici, non avevano previsto questo risultato. Eppure sarebbe bastato girare un poco tra i mercati, cercare gli elettori del PD e della sinistra per capire che invece era in atto un grande sommovimento. Un altro segnale preoccupante che ormai i partiti, i loro gruppi dirigenti, le élite ed i professori, hanno perso ogni contatto con il mondo reale, non hanno nessuna antenna per capire cosa si muove nella società.
Già lo avevamo visto in campagna elettorale, dove gli esponenti nazionali del PD pensavano che sarebbero stati premiati dal voto per il loro sostegno totale e convinto a Draghi. Casomai e’ avvenuto il contrario. Non hanno guadagnato consensi ma ne hanno persi presentandosi come i paladini dell’agenda Draghi ( agenda che nemmeno esisteva). Ma d’altronde aver smantellato nel corso degli anni, sedi, svilito la funzione dei circoli, ignorato gli iscritti ed i militanti non poteva che portare a uno scollamento totale con la gente in carne ed ossa, con i loro problemi quotidiani, con le loro aspirazioni.
Ci vorrà tempo per rimediare ai disastri della stagione renziana. Ancor oggi sorprende che molti, per ingenuità o calcolo di convenienza si erano lasciati abbindolare da un simile personaggio, ripetendo ossessivamente il mantra “con Renzi si vince”. Non e’ stato proprio così.
Nel momento più nero del PD e della sinistra in Italia, dopo una pesante sconfitta elettorale e con la destra al governo del Paese, oltre un milione di italiani hanno scelto di partecipare alle Primarie del PD. Un risultato non scontato, una grande mobilitazione popolare. Un sussulto democratico. Ho avuto il privilegio, dal seggio dove ero, quello dove ha votato il maggior numero di elettori in Versilia, oltre 800, di poter osservare i votanti. Molti volti conosciuti, spesso di una sinistra dispersa. In gran parte donne ed uomini che nel corso della loro vita hanno incontrato, frequentato la politica. Età media elevata, pochi giovani.
Gli stessi volti delle Primarie sono stati quelli della manifestazione di sabato scorso a Firenze, contro i rigurgiti neofascisti. Con la differenza che a Firenze, vi erano molti giovani, buona parte alla loro prima manifestazione. In piazza in tanti per un tema nobile quale la democrazia e l’antifascismo, alle primarie in pochi. Non e’ un caso. La politica, i partiti sono poco accoglienti per un giovane. Compreso il PD. Dicevo di un sussulto democratico di partecipazione alle Primarie. Esiste ancora, nonostante spesso sia stato maltrattato dai loro partiti, un popolo democratico e di sinistra che capisce quando e’ il momento di esserci, di farsi vedere.
Ed ora? Di sicuro non basterà Elly Schlein. Come lei stessa ha detto, non basta un solo uomo al comando o meglio una sola donna al comando. Va ricostruita una connessione sentimentale con il popolo italiano, con quei milioni di italiani, purtroppo la maggioranza che hanno scelto l’astensionismo perché pensano che la politica tanto non risolverà i loro problemi, non darà loro nessuna opportunità e speranza di riscatto.
Ed allora ci vuole la politica ed un partito in campo. I primi passi di Elly Schlein sembra vadano nella giusta direzione. Dare centralità e dignità al lavoro. Salario minimo, una legge sulla rappresentanza sindacale per combattere i contratti pirata, la modifica della legge Bossi-Fini, i diritti, la conversione ambientale. E la questione sociale, tanto cara a quel grande dirigente della sinistra che fu Emanuele Macaluso, per combattere le disuguaglianze. Saremo giudicati su questo, sulla coerenza, sulla capacità di fare battaglie ed ottenere risultati, studiando e cercando di conoscere il Paese reale di oggi, le sue mille contraddizioni.
Ricordando l’insegnamento di Togliatti, ” se sbagli le analisi sbagli tutto”. Porto un piccolo esempio. Come PD di Viareggio, alcuni mesi fa riprendemmo l’allarme lanciato dalla CGIL sulle diversità di trattamento economico e non solo, tra i lavoratori dei cantieri della Darsena. Sostenemmo pubblicamente tale denuncia.
Il fatto che operai che svolgono lo stesso lavoro, fianco a fianco, per le stesse ore, hanno una grande differenza di salario, che arriva oltre i 12.000 euro annui. Tra i lavoratori diretti del cantiere, in genere meno numerosi e quelli delle aziende dell’indotto che guadagnano meno ed hanno meno diritti e tutele. Nella Darsena di Viareggio. Non in un capannone artigianale del profondo sud. Abbiamo fatto bene a sostenere le rivendicazioni del sindacato. Ma non basta. Se ci limitiamo solo ad una denuncia sporadica non conquisteremo mai un voto di quei lavoratori, anzi forse si sentiranno incazzati con noi perché ci siamo interessati delle loro condizioni di vita e di lavoro solo occasionalmente.
Non e’ un tema che dovrebbe caratterizzare l’impegno del nuovo PD? Quello delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori in Versilia. Non esistono più le grandi fabbriche, i cantieri in Darsena dove lavoravano migliaia di operai. Ma esistono migliaia di ragazze e ragazzi che sono sfruttati nei luoghi di lavoro, nei servizi, e mai incontrano i sindacati, un partito che li difenda li rappresenti. Se non lo facciamo noi, che ci stiamo a fare?
Certo e’ fatica tornare nei luoghi del conflitto e del disagio, dopo che per anni nessuno li ha più frequentati, conosciuti. Achille Occhetto, in una bella intervista, di pochi mesi fa, sul PD e la sinistra sottolineava che mentre e’ semplice e facile enunciare i diritti civili, più complicato e’ occuparsi di quelli sociali, perché appunto vanno non solo enunciati ma praticati, non solo affermati a parole.
Più volte ho trovato l’espressione ” toccare” nelle parole di Papa Francesco. Toccare e farsi carico dell’altro. La politica negli ultimi decenni e’ rifuggita dall’esperienza del toccare, guardando lontano dall’astronave dei programmi perfetti, del riformismo illuminato, che si impantana però nella melma della vita, di coloro che aspettano sui carboni ardenti il proprio destino, deciso dalla gelida sensibilità di tecnocrati e esperti.
Penso che quell’arcipelago di donne ed uomini, che hanno deciso di partecipare alle Primarie del PD chiedano coerenza tra quello che si enuncia e quello che si e’ nella pratica quotidiana. E’ insopportabile, in un Paese spaventato dalla crisi, dalle prospettive per il futuro, una classe politica spesso fatta di vanitosi, personaggi attenti solo alla loro visibilità. Ha riguardato e riguarda anche noi. Non ne siamo immuni.
Una pagina vergognosa, prima delle elezioni politiche, e’ stata la fase delle candidature. Con parlamentari uscenti, nuovi candidati, tutti alla ricerca di un collegio sicuro ( dopo avere approvato magari una legge che riduceva i parlamentari, modificava i collegi). Offesi perché il collegio assegnato era contendibile e non garantiva l’elezione. Mi aveva colpito, al contrario, il racconto che un vecchio dirigente della sinistra pisana aveva riportato sui social. ” Natale Simoncini vecchio contadino e dirigente del PCI di Pisa, quando nel lontano 1972 il partito gli chiese di candidarsi come “riempitivo” senza alcuna possibilità di elezione, per la Camera dei Deputati, intervenne e disse che considerava come il più grande onore della sua vita, che il Partito considerasse il suo nome utile per portare voti alla causa”. Purtroppo non ho conosciuto Natale Simoncini, ma ho conosciuto molti dirigenti e militanti della sinistra, intelligenti e capaci ma che sapevano cosa fosse l’umiltà, il fare parte di una comunità, il mettere sempre il NOI avanti all’IO.
Fare tesoro di questo antico patrimonio morale della sinistra non farebbe male al nuovo Partito Democratico. In Versilia e soprattutto a Viareggio, Elly Schlein ha vinto ampiamente sia nel voto degli iscritti sia nel voto degli elettori. In tutti i 7 Comuni della Versilia.
Premiato il lavoro degli iscritti del PD, di Articolo Uno, di simpatizzanti. E netta e’ stata anche l’affermazione nel voto versiliese di Emiliano Fossi, come segretario regionale del PD. Il dato di Viareggio per Elly Schlein, il 65% nel voto degli iscritti l’82% nel voto degli elettori e’ sicuramente tra i più alti d’Italia tra le città delle dimensioni di Viareggio e più grandi. Riemerge forse un vecchio ma mai sopito filone anarchico ribellistico della sinistra viareggina. Che tende a premiare istintivamente la candidatura vista più lontana dal potere, dal gioco rituale della politica, giudicata a torto o ragione più pura. Fu così anche nei due congressi di scioglimento e trasformazione del PCI, dove in Versilia e soprattutto a Viareggio si affermò la mozione contraria alla svolta di Occhetto. Furono solo tre in tutta Italia le federazioni dove prevalse la mozione contro la svolta, Versilia, Massa Carrara e mi sembra una in Campania o Molise. Sarebbe interessante analizzare e studiare queste radici della sinistra viareggina e versiliese.
Ora si tratta di fare vivere e radicare il nuovo PD in Versilia. Come primo atto sarebbe necessario avviare una vera e propria fase costituente ( dato che fino ad ora e’ stata solamente annunciata) partendo dai contenuti programmatici, dalle alleanze, dai rapporti con i corpi intermedi della società, dalle iniziative politiche. Ponendosi l’obiettivo di fare del PD versiliese un partito con diverse centinaia di iscritti, ridando vitalità ai circoli, considerazione e centralità agli iscritti. E’ mai possibile, che a Viareggio, il PD che alle ultime elezioni politiche ha raccolto il 22% dei consensi ( circa 3 punti in più della media nazionale) non abbia una sede dove riunirsi, promuovere un incontro con i cittadini? Perché si e’ lasciata smantellare una presenza organizzata? E credo vadano ringraziati quei militanti, quei dirigenti del PD viareggino, che in questa complessa e difficile situazione, hanno tenuto in vita il partito, continuato a fare politica, con passione e sacrificio.
Costruire il nuovo PD, radicarlo nella società italiana. Forse un nuovo passaggio epocale, come lo furono altri nella storia della sinistra italiana. Come fu il “partito nuovo” di Palmiro Togliatti, che nel 1944 intuì la necessità di un Partito Comunista che non fosse più solo una avanguardia di quadri e tanto meno una setta di semplici propagandisti ma appunto un partito nuovo, di massa.
Non solo un aspetto organizzativo ma una strategia politica, di lotta per la democrazia. E poi Berlinguer quando ai giovani del ’68, dei movimenti studenteschi rivolse l’invito ad entrare nel partito e a cambiarlo. In una Italia così diversa, dove il rapporto con la politica e’ altro rispetto al passato, dovremo cimentarsi nel compito di costruire questo nuovo partito. Sapendo che non tutto quello che e’ nella cosiddetta società civile e’ da raccogliere, ma che esistono importanti esperienze dell’associazionismo laico e cattolico, del volontariato, che possono fare da lievito per il nuovo PD. Grande confusione sotto il cielo, la situazione e’ eccellente, avrebbe detto qualcuno.
Una annotazione personale infine. Nel giorno delle Primarie, e prima ancora alla iniziativa a Viareggio con la Schlein, avevo rincontrato in queste occasioni, compagne e compagni di un tempo lontano, quando in gioventù avevamo militato nella mitica Federazione Giovanile Comunista Italiana della Versilia. Come accade nella vita, avevamo poi preso percorsi diversi, lavorativi, di vita. E nella diaspora della sinistra chi aveva scelto tra partiti diversi, chi era rimasto orfano a casa. Ritrovarsi a votare alle Primarie, credo quasi tutti per la Schlein ( vecchio retaggio il segretario, la segretaria non si chiama per nome. Mai in una riunione nessuno si sarebbe permesso di citare Berlinguer dicendo Enrico ha detto..) mi ha fatto piacere e quasi commosso. Perché ciò significava che appunto qualcosa delle nostre esperienze e speranze giovanili comuni continuava ad essere vivo e vitale. Che ci avevano insegnato valori, passione politica, idealita’ i “vecchi” di allora,in quelle stanze di via Regia o nelle sezioni nei quartieri, e che qualcosa avevamo imparato. Noi che eravamo, siamo stati e continuiamo ad essere la generazione dei ragazzi di Berlinguer.
E a proposito di Berlinguer, ho trovato un ricordo toccante di questo grande dirigente politico, nel bel libro di Goffredo Bettini. Così scrive Bettini: ” un comunista italiano fermo e dolce, curioso del mondo nuovo, disposto a cambiare. Tranne che su un punto: i conti devono tornare per la sinistra circa l’accorciamento delle distanze tra le condizioni del popolo e il privilegio fondato sullo sfruttamento. Non c’e’ modernità e miglioramento possibile se non cambiamo quei rapporti di forza. Altrimenti tutto diventa chiacchera subalterna”.
Per concludere penso allora che il nuovo PD dovrebbe ripartire da qui. Dal fare tornare i conti e da cambiare i rapporti di forza, lasciando alle spalle tante chiacchere subalterne di un recente passato. Vale la pena provarci.
di Alessandro Cerrai
Alessandro Cerrai nato a Viareggio il 17-03-62 e residente a Viareggio.